Di fronte all’attacco senza precedenti sferrato nella giornata di ieri dalle forze palestinesi, con in prima linea Hamas, contro Israele, occorre sottolineare con forza il diritto del popolo palestinese alla resistenza contro l’occupazione, i massacri, l’apartheid e la lenta ma inesorabile pulizia etnica operati dal regime di Tel Aviv.
Dal 1948, il popolo palestinese subisce una brutale e incessante aggressione. Chi come noi odia la guerra deve, una volta di più, avere ben chiaro un principio su cui ogni movimento di resistenza, in ogni luogo e momento della storia, si è sempre fondato: senza giustizia, nessuna pace è possibile.
Fino a quando non sarà garantito il diritto del popolo palestinese a vivere sicuro e prosperare sulla propria terra, fino a quando a ogni esule palestinese non sarà garantito il diritto al ritorno, fino a quando sarà consentito al regime israeliano di spargere impunemente sangue palestinese, ogni astratto appello alla pace non potrà che suonare ipocrita.
Ci sarà tempo per riflettere sulle cause dirette e sulle conseguenze di quanto avvenuto. Forse tra gli obiettivi politici dell’azione militare c’è stata anche la necessità – condivisa con altri attori regionali – di ostacolare la normalizzazione delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele sostenuta dagli Stati Uniti, che rappresenterebbe un tradimento e una minaccia gravissima per la causa palestinese.
Nell’immediato, però, mentre prende le mosse l’ennesimo “castigo collettivo” sionista contro Gaza, sentiamo il dovere di schierarci ancora una volta, senza equivoci, a difesa della vita, della libertà e della dignità del popolo palestinese.









