Intervento della Console della Repubblica Bolivariana del Venezuela Lorena Mavárez in occasione dell’incontro «Femminismo è Rivoluzione», promosso dall’associazione Démos – Studenti Comunisti e dai Giovani Comunisti di Milano presso i locali dell’Università degli Studi di Milano il giorno venerdì 13 marzo 2015.
Oggi non voglio, in questo mio intervento, ripetere date né tanto meno l’origine della Giornata Internazionale della Donna che, ogni anno, riempiono le pagine dei media insieme ai discorsi dei politici e ai complimenti di tanti uomini, che vanno ringraziati soltanto se sono complimenti onesti e in buona fede.
Più che festeggiare l’8 Marzo, noi donne chiediamo agli uomini di unirsi a noi nella lotta anche nei restanti 364 giorni dell’anno, con la consapevolezza che siamo uguali, che siamo capaci, che siamo all’altezza di qualsiasi impegno: a casa, nella società, con la Patria e in qualsiasi ambito; con o senza figli, con o senza mariti.
Proprio così l’aveva perfettamente capito, per fortuna della donna venezuelana e del Venezuela, il presidente Hugo Rafael Chávez Frías, il cui lascito porta avanti con risultati concreti e nonostante le avversità il presidente operaio, Nicolás Maduro Moros.
Perché la rivoluzione femminista del Gigante Chávez ha segnato un punto di svolta, è ancorata nel popolo, nell’anima e nei grembi di noi donne che diamo vita, che partoriamo con orgoglio il futuro della Patria di Simón Bolívar, il nostro Libertador.
Sono tanti i progressi e i risultati raggiunti dalle donne dal momento dell’arrivo del Gigante Chávez alla Presidenza della Repubblica Bolivariana del Venezuela, quando il popolo ha preso in mano il potere, chiudendo un’epoca in cui le donne erano praticamente cancellate dall’ambito pubblico e da qualsiasi attività che non fosse fare il bucato, stirare, preparare da mangiare, pulire la casa ed occuparsi dei bambini.
Ma Chávez da subito ha dimostrato di essere un vero femminista e capì che senza le donne non c’è il socialismo e che per costruire una società più giusta bisogna lottare contro le diverse forme di dominazione, violenza ed oppressione che il capitalismo e il patriarcato esercitano contro il settore femminile.
Chávez non è mai stato un uomo di sole parole, ma di azione e in questo senso ha creato il Ministero del Potere Popolare per la Donna, organismo attraverso il quale ha attuato le politiche socialiste per le donne sviluppate dall’Esecutivo Nazionale.
Con quel Ministero, Chávez si è preposto l’obiettivo di saldare e cancellare l’ingente debito sociale accumulatosi nei confronti delle donne negli oltre 40 anni in cui i partiti Acción Democratica e Copei si alternavano, per ripartire i periodi di governo.
Uno dei meccanismi messo in atto da Chávez per saldare quel debito storico è stato la creazione della Misión Madres del Barrio (mamme del quartiere) nel 2006, attraverso la quale migliaia di donne hanno superato lo stato di povertà critica ed isolamento in cui vivevano.
Oggi, tante donne non solo sono titolari di un progetto socio-produttivo grazie al finanziamento ed alla formazione ricevuta da parte dei diversi enti del Governo nazionale, ma sono anche padrone del loro futuro che guidano insieme alle autorità rivoluzionarie.
Dalla creazione di questo programma sociale, oltre 131 milioni di bolívares sono stati investiti dal Governo nazionale per finanziare gli oltre 4 mila progetti socio-produttivi delle donne. Inoltre, oltre 5 mila milioni di bolívares sono stati destinati agli assegni sociali mensili di oltre 100.000 mamme.
Ma per capire meglio queste realtà che rivendicano la donna venezuelana, voglio partire proprio dal processo costituente promosso da Chávez come sua prima azione, per portare avanti i cambiamenti richiesti dal popolo venezuelano.
La nuova Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela ebbe come proposito la rifondazione della Repubblica per «stabilire una società democratica, partecipativa e protagonista, multietnica e pluriculturale» come uno spazio per la realizzazione personale e collettiva.
La nostra Magna Carta adesso garantisce il diritto alla giustizia sociale, all’uguaglianza senza discriminazione né subordinazione, e per questo si rende necessario garantire e generare la partecipazione protagonista, egualitaria ed effettiva di tutte e tutti i cittadini.
La Costituzione pone in modo trasversale l’approccio di genere ed include le donne dalla prospettiva dell’approccio di genere, stabilendo in questo modo che «abbiamo diritto ad avere diritti».
Le conquiste fondamentali delle donne con la costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela sancita nel 1999 sono:
- L’utilizzo non sessista del linguaggio, il che costituisce un’importante legittimazione dell’uguaglianza tra i sessi;
- Il riconoscimento espresso dell’uguaglianza tra i sessi, stabilita nell’articolo 21;
- L’inclusione delle misure positive a garanzia dell’uguaglianza reale ed effettiva, sempre nell’articolo 21;
- Riconoscimento di rango costituzionale e prevalenza gerarchica di trattati, patti e convenzioni relative ai diritti umani, sottoscritte e ratificate dal Venezuela, dando quindi rango costituzionale alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna e la Convenzione di Belén do Pará (articolo 23), i principali strumenti internazionali pro-uguaglianza.;
- Inclusione dei diritti sessuali e riproduttivi (articolo 76) il quale espressamente stabilisce «il diritto a decidere liberamente e responsabilmente il numero dei figli o delle figlie che desiderino concepire e a disporre dell’informazione e dei mezzi che siano tali da assicurare l’esercizio di tale diritto»;
- Il lavoro delle faccende domestiche come attività economica che crea valore aggiunto e produce ricchezza, benessere sociale e diritto alla previdenza sociale delle casalinghe (articolo 88) che oggi viene applicato tramite la Legge di Protezione alle Casalinghe.
Nella nuova Legge Organica sul Lavoro sono stati sanciti anche benefici per le donne e la maternità, il che ovviamente ha creato durissimi scontri tra il presidente Chávez e gli imprenditori e proprietari delle fabbriche, ai quali poco importa delle donne lavoratrici.
Purtroppo, ci sono ancora tanti datori di lavoro di questo genere e sono gli stessi che vogliono rovesciare la Rivoluzione Bolivariana, il Presidente Maduro, riprendersi il potere e i loro privilegi.
Ciononostante, la Legge sul Lavoro prevale e quindi abbiamo per esempio l’articolo 333, che stabilisce che le lavoratrici incinte non potranno portare avanti compiti o mansioni che possano mettere a rischio la loro vita e quella del proprio figlio o figlia.
L’Articolo 334 stabilisce che la modifica del luogo di lavoro per tutelare la buona salute della lavoratrice incinta non può mai essere a scapito della sua gravidanza, né può comportare una riduzione dello stipendio o un peggioramento delle sue condizioni contrattuali.
L’Articolo 335 invece indica che la donna incinta gode di protezione speciale e non può essere licenziata dall’inizio della sua gravidanza e fino a due anni dopo il parto. L’articolo 336 stabilisce che la lavoratrice incinta godrà di una maternità anticipata di sei settimane rispetto alla data del parto e un permesso per maternità per venti settimane dopo il parto, un periodo che può essere modificato secondo le indicazioni del medico curante.
L’Articolo 338 statuisce che se la lavoratrice non dovesse utilizzare tutta la maternità anticipata, sia in caso di autorizzazione medica oppure se il parto dovesse anticiparsi, e in qualsiasi altra circostanza, i giorni non goduti saranno cumulabili con il permesso per maternità.
Le donne, che prima erano poco o niente, senza ombra di dubbio sono state rivendicate da Hugo Chávez. Le donne adulte che superavano i 45 anni di età, dopo aver dato i loro anni migliori alla Patria, non trovavano lavoro in Venezuela.
Chávez ha rivendicato anche le donne afro-discendenti ed indigene, e si assicurò che mai più nessuno potesse umiliarle per la loro razza. Chávez le chiamava madri, e le donne diversamente abili le ha chiamate stelle.
Chávez ha capito il ruolo decisivo della donna nel processo di trasformazione e trasmissione dei valori, dell’etica e dei principi socialisti; per lui «la dignità di un popolo passa attraverso la dignità delle donne», motivo per il quale «la rivoluzione socialista deve essere femminista e difendere le donne che sono state sfruttate».
Noi donne venezuelane abbiamo preso il modello del socialismo come uno strumento per garantire l’uguaglianza in un mondo segnato dallo sfruttamento nelle sue diverse vesti e dobbiamo avanzare fermamente verso la conquista della piena emancipazione di genere. Per questo motivo, come disse il comandante Chávez, ogni socialista deve essere femminista, altrimenti non sarà un essere umano completo.
Così, il presidente Operaio, Nicolás Maduro, che porta avanti il lascito di Chávez, ha proposto l’8 Marzo scorso, Giornata internazionale della Donna, un’organizzazione unitaria che accomuni e difenda i diritti alla vita, all’uguaglianza, alla libertà della donna venezuelana, un’organizzazione che raggrupperà tutte le organizzazioni di base.
Il presidente ha incoraggiato le donne a portare al tavolo della discussione tutti i temi, persino quelli controversi. Ha detto: «non abbiamo paura di nessun tema, dobbiamo esaminarli tutti: la protezione della donna incinta, la gravidanza precoce, l’aborto, il matrimonio ugualitario, non abbiamo paura di niente, abbiamo fiducia nei valori cha abbiamo costruito».
In questo senso, ha proposto di tenere un incontro l’8 aprile prossimo, del Consiglio Presidenziale di Governo Popolare delle Donne, dove saranno consegnate tutte le proposte raccolte nella consultazione pubblica nazionale.
Inoltre, devo anche dire che nella nostra storia abbondano le protagoniste, come Manuelita Sáenz, nota eroina dell’indipendenza dell’America del Sud, ma ce ne sono tante, tantissime altre, che hanno dato la vita per il nostro processo di emancipazione.
E in onore della loro memoria devo dire con orgoglio che oggi, nella patria di Bolívar, prima con Chávez e adesso con Maduro, portiamo avanti il sogno di quelle donne. Oggi sonoo in tante e ben presenti le donne quadri fondamentali della Rivoluzione Bolivariana nel Venezuela e nel mondo.
In questo momento, 3 su 5 dei Poteri Pubblici del Venezuela li detengono donne: la presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (Tibisay Lucena), il Tribunale Supremo di Giustizia (Magistrato presidente della Sala Costituzionale Gladys Gutiérrez) e il pubblico ministero della Repubblica (avvocatessa Luisa Ortega Díaz).
Siamo presenti nel Governo, nelle istituzioni pubbliche, nelle comunità e in ogni angolo, impegnate nella lotta per la difesa del processo rivoluzionario e la conquista dei diritti delle donne venezuelane. La nostra è una rivoluzione umanista, che sostiene l’amore, la pace, la vita e la convivenza, dove le donne hanno un ruolo determinante.
Il Governo bolivariano continuerà a sostenere la lotta emancipatrice delle donne venezuelane attraverso nuove politiche di trasformazione e all’avanguardia nell’ambito del tema di genere, che consentano di rivendicare i pieni diritti politici, economici, sociali e culturali delle donne ed andare avanti verso il consolidamento di un socialismo femminista.
Il comandante eterno, Hugo Rafael Chávez Frías, l’ha detto chiaramente, e vorrei concludere con le sue parole: «l’amore che custodisce il cuore di una donna è la forza sublime che salverà la causa umana. Siete voi l’avanguardia di questa battaglia!», ed è questo che stiamo facendo in Venezuela e fuori dalla nostra patria, ognuno dalla propria postazione di lotta, perché Chávez vive e la lotta continua!
Grazie tante!