Elezioni politiche nel Canton Ticino. Cosa fanno i comunisti?

11050796_10206211858126555_7852092799847753021_nIl prossimo 19 aprile si terranno le elezioni politiche nella Repubblica e Cantone del Ticino nella Svizzera Italiana. Accanto al rinnovamento del Gran Consiglio (parlamento) di 90 seggi eletti a sistema proporzionale, la cittadinanza è chiamata a scegliere anche i 5 ministri che sederanno nel Consiglio di Stato (governo) del Cantone. L’esecutivo, come prassi in Svizzera, è una forma di governo collegiale e consociativa, nel quale attualmente siedono – eletti su base proporzionale anch’essi – due ministri della Lega dei Ticinesi (alleata all’italiana Lega Nord), un ministro del Partito Liberale Radicale (PLR di centro-destra), un ministro del Partito Popolare Democratico (PPD, democristiano) e un ministro del Partito Socialista (PS, socialdemocratico).

2011: la sinistra di classe torna in parlamento

La presenza di una forza comunista a livello di legislativo è stata negli ultimi decenni alquanto altalenante. Nel 2007 il Partito del Lavoro (PdL, membro della Sinistra Europea come Rifondazione Comunista) raggiunge circa lo 0,8% dei consensi e perde il proprio unico seggio, così come il Movimento per il Socialismo (MpS, di ispirazione troskista) che con il suo 0,7% non ne conquista alcuno. La storia cambia negli anni seguenti: nel 2009 il PdL – che nel frattempo aveva ripreso il nome Partito Comunista (PC) – cambia la propria direzione politica e riesce in seguito a siglare un’alleanza su base programmatica con i “rivali” di MpS. La lista unitaria fra MpS e PC raggiunge alle elezioni del 2011 l’1,2% ed elegge un deputato, Matteo Pronzini un segretario sindacale di provenienza troskista molto noto e apprezzato dalla base, ma allontanato dal sindacato UNIA-Ticino (paragonabile alla CGIL italiana). Pronzini supera di soli 43 voti il segretario del PC Massimiliano Ay, noto per il suo passato di leader studentesco e attualmente attivo con l’Antenna Svizzera della Federazione Sindacale Mondiale (FSM).

Comunisti e troskisti uniti?

Mantenendo la piena indipendenza delle due organizzazioni, sulla base di un programma rivendicativo minimo comune sul piano cantonale si è riusciti a unire le forze fra PC e MPS. Due sigle politiche che, per quanto numericamente diverse (i comunisti candidano una trentina di persone, i troskisti una quindicina), a livello elettorale se presi distintamente quasi si eguagliano. I due partiti si caratterizzano anche per una certa complementarietà dei blocchi sociali e delle strategie: il PC ha una strategia improntata sull’essere un partito di quadri capace di delineare proposte ragionevoli su ogni tematica d’attualità, ha sviluppato una presenza soprattutto giovanile e studentesca nel corso degli anni, con un intervento in ambito di politica educativa e di aggregazione socio-culturale, e si sta ora specializzando sui temi economico-finanziari e sulla cooperazione internazionale; l’MPS dal canto suo proviene invece dal milieu più strettamente sindacale-operaio con una certa capacità di intervento sui temi del lavoro e attualmente ha molto insistito sulla questione della sanità pubblica e della salvaguardia degli ospedali di periferia, preferendo quindi un’azione più movimentista e tematica.

2015: una lista di disturbo in più

Il Partito Comunista e il Movimento per il Socialismo hanno deciso di riproporre la lista unitaria anche quest’anno con 49 candidati e un età media di circa 30 anni. Per evitare la rielezione di Pronzini o di Ay, ambienti vicini all’apparato sindacale socialdemocratico e settori legati al Partito della Sinistra Europea hanno fondato pochi mesi prima del voto il Partito Operaio Popolare (POP), diretto da Leonardo Schmid ma controllato dietro le quinte da Norberto Crivelli (già presidente del Partito Svizzero del Lavoro e membro dell’Esecutivo del Partito della Sinistra Europea). Il POP si configura come una tipica lista di disturbo, assolutamente eclettica al suo interno presenta pochi candidati (15), portando avanti una campagna elettorale priva di programmi e alquanto sottotono, quel che basta insomma per sottrarre voti preziosi al mantenimento dell’unico seggio anti-capitalista.

La candidatura al governo

La lista MPS-PC non si candida solo al Gran Consiglio, ma anche al Consiglio di Stato. Benché le chances di elezione nell’esecutivo siano inesistenti e si tratti soprattutto di una candidatura di bandiera in alternativa alla Socialdemocrazia collusa con la destra, il POP moderando fortemente in questo caso la propria ostentata retorica “rivoluzionaria” ha condannato al scelta di MPS-PC come velleitaria e settaria, decidendo di presentare una lista solo al parlamento. Il fatto che il POP non abbia voluto presentare una propria lista anche per il governo denota di fatto una scelta di desistenza a favore della lista socialdemocratica (legata all’apparato del sindacato UNIA-Ticino) che dimostra la subalternità progettuale del POP al PS. Nessuna mossa di purezza rivoluzionaria quindi: si tratta di una banale scelta di subalternità al partito egemone, come peraltro più volte applicato e teorizzato da Norberto Crivelli quando era attivo fra i comunisti.

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