di Davide Barone
Nella serata di giovedì 20 agosto si è tenuta ad Acri, comune di circa 21000 abitanti nella provincia di Cosenza, la prima edizione del torneo di calcio a 5 antirazzista acrese. A parteciparvi sono state ben otto squadre, due delle quali composte dai ragazzi ospiti nel centro di prima accoglienza “La casa di Abou”, provenienti per lo più dai Paesi dell’Africa Occidentale e Settentrionale.
Tale centro, istituito ad Acri nel 2008, ospita ragazzi minorenni che, costretti a fuggire dai conflitti e dalla povertà che mettono in ginocchio i rispettivi paesi d’origine, cercano in Italia ed in Europa l’inizio di una nuova vita. Ѐ la Protezione Civile che smista al centro i ragazzi, i quali spesso hanno appena compiuto una miracolosa traversata a bordo dei tanti gommoni che giungono, ormai da anni, sulle coste siciliane e calabresi.
Il torneo, organizzato da un gruppo di giovani antifascisti acresi, ha voluto dare al centro “La casa di Abou” un aiuto in quello che è sicuramente il suo primo obiettivo: riuscire ad integrare questi ragazzi nella comunità acrese. A partecipare al torneo, infatti, anche una squadra di passati ospiti de “La casa di Abou”, i quali sono riusciti a trovare lavoro e a stabilirsi nel territorio acrese riuscendo, in alcuni casi, a mettere su famiglia. Oltre a queste tre squadre e a quella degli organizzatori erano presenti anche una squadra del Liceo Scientifico/Classico, una dell’Istituto Professionale e una squadra femminile, oltre che la squadra degli Ultras Acri, i quali hanno dato un prezioso aiuto all’evento in termini di striscioni e coreografie.
Si è trattato di un’iniziativa semplice, volta a manifestare il rigetto del populismo selvaggio della Lega di Salvini che, attraverso la sua retorica razzista e xenofoba, contribuisce ad alimentare la guerra tra poveri a tutto vantaggio del padronato. La cittadina silana ha così ribadito il proprio carattere antifascista e antirazzista.