Milano: con i lavoratori del cinema Apollo, per difendere la cultura dagli artigli dei megastore

di Massimo Luca Della Sala

12108738_912041432183345_2254287964529518495_nNegli ultimi giorni, sui quotidiani milanesi è stata pubblicata la notizia della prossima chiusura del multisala Apollo, situato fra San Babila ed il Duomo nella piazza Liberty. Immobiliare Cinematografica, proprietaria degli spazi, sfratta il cinema per dare spazio ad un nuovo megastore Apple, che andrà a modificare sensibilmente l’estetica della piazza riproponendo la copia dell’Apple Store di New York, cioè un enorme cubo di cristallo.

A quanto pare quando il patron di Apple Steve Jobs era ancora in vita, si era innamorato degli spazi di piazza Liberty, quindi per la multinazionale americana, questa operazione si fa a tutti i costi.

Lo sfratto, oltre a lasciare a casa dieci lavoratori del cinema, rappresenta l’ennesima chiusura di sale cinematografiche nel centro di Milano, oltre che una delle ultime chiusure di sale d’essay.

In questo contesto si aggiunge il fortissimo ridimensionamento di un’altra sala storica della Galleria lì vicina: la chiusura per sette mesi del cinema Odeon per l’allargamento della Rinascente, al termine della quale verranno riaperte solo tre sale. La proposta culturale di Odeon non è paragonabile a quella di Apollo, ma sono situazioni che sommandosi moltiplicano gli effetti negativi in termini di riduzione della proposta culturale a Milano.

Anni fa a Milano bastava recarsi in Duomo, senza neanche aver consultato gli orari dei cinema, che in un solo isolato erano presenti molti cinema con diverse sale, con proposte varie, dalle più commerciali alle più impegnate. Attualmente di quella ricchezza di sale che impreziosiva il centro di Milano sono rimasti solo Apollo e Odeon.

Il contesto ci dà la misura della gravità di cosa possa rappresentare questa chiusura. Nello specifico del cinema Apollo, si ha uno spazio dove è prevalente una proposta più culturale che commerciale, uno dei pochi cinema d’essay rimasti a Milano, l’unico così centrale. L’Apollo ha una funzione culturale indubbia, che si può individuare nella selezione dei titoli proposti, sempre di livello, ma anche una funzione sociale, con rassegne come quelle dei “rivediamoli”, in occasione delle quali un ingresso non costa più di 3 euro.

Appena si è diffusa la notizia non sono mancate le reazioni a questa che pare una sorte ineluttabile. In poche ore si sono diffuse due petizioni on-line ed una pagina face book, con migliaia di adesioni. Gli stessi lavoratori, preoccupati per il proprio posto di lavoro, hanno indetto uno sciopero il giorno 1 Novembre. La giunta del comune di Milano, vista la reazione decisa di una così larga schiera di persone in favore della salvezza del cinema, si è spaccata fra coloro che sottolineano che il comune non può intervenire in una trattativa privata e coloro che invece sottolineano che sono stati spesi da poco circa 600 mila euro proprio per riqualificare suddetta piazza. Sono trapelate anche dichiarazioni che fanno pensare ad un impegno del comune a trovare nuovi spazi al cinema, anche se di scritto ad oggi in tal senso non c’è ancora nulla.

Sarebbe facile l’analisi pressappochista che vede nello streaming il vero nemico del cinema, oppure l’altra faccia della medesima medaglia, cioè l’elevato costo dei biglietti quale causa dell’ennesimo fallimento. Il fatto è che in questo caso, a differenza di altri, non sono i cambiamenti strutturali del mondo del cinema ad incidere: sappiamo infatti che Apollo è in attivo, ha spesso code per le proprie proiezioni, proprio perché negli anni si è creato un proprio pubblico con film non sempre reperibili in streaming.

In questo caso Immobiliare Cinematografica non può dire di no all’offerta Apple che probabilmente è talmente importante da sfrattare potenzialmente anche la scala di Milano. Importante quindi è capire che la battaglia che si sta portando avanti per la difesa della cultura e dei posti di lavoro non è una battaglia antistorica o residuale: il cinema è vivo, con degli incassi.

Dai commenti che si vedono girare sui social, il vero nemico di questa vertenza è proprio il pessimismo: tutti condividono l’importanza dell’Apollo anche se vedono come remota la possibilità di fare qualcosa. A smentire questi pessimismi le prime aperture da parte del comune.

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