Tra i diversi CIE – i criminali centri di identificazione ed espulsione per stranieri attivi in Italia dal 1998 – in cui, in questi ultimi mesi, sono scoppiate ribellioni dei reclusi, si annovera la tristemente nota struttura locata in corso Brunelleschi angolo via Monginevro. Questo, durante l’anno passato, aveva assistito a lavori di ampliamento e ristrutturazione al fine di implementazione della capienza effettiva, provocando un conseguente aumento delle retate in strada.
Qui è scoppiata la rabbia dei reclusi, sottoposti non solo alla disumanità della struttura in sé ma anche ad un trattamento violento inflitto loro da parte delle forze dell’ordine e dei gestori del CIE dell’impresa Gepsa – Acuarinto (ricordiamo a tal proposito il caso di Touil Abdelmajid che, nell’autunno 2015, per il trattamento subito nel centro in questione, versava in condizioni fisiche e psichiche disastrose, incapace di riconoscere le persone, con lo sguardo perso nel vuoto). I reclusi, oltre a forme di protesta individuale quali il rifiuto del cibo, hanno così dato fuoco ad una parte della struttura. Ciò ha ridotto la normale capienza del centro e ha dunque compromesso il criminale rastrellamento in strada degli stranieri privi di documenti. Un’analoga reazione da parte dei reclusi, scoppiata a seguito del pestaggio di un ragazzo da parte delle forza dell’ordine, si è verificata nel CIE romano di Ponte Galeria.
Nel pomeriggio di sabato 23 gennaio, si è tenuto un nutrito presidio in corso Brunelleschi angolo via Monginevro di fronte al CIE, per condannare l’esistenza criminale di questi lager e per ribadire la ferma solidarietà ai reclusi. Nella condanna dei CIE che non vanno riformati bensì chiusi – i lager non possono infatti essere resi più umani – e dei soprusi ai diritti umani che in essi hanno luogo, Fronte Popolare manifesta il proprio appoggio alla lotta dei reclusi.