Via Rubattino è uno dei tanti vialoni che conducono fuori Milano. Uno stradone all’apparenza anonimo. In realtà è sede della lotta di classe e del lavoro. Su Via Rubattino infatti si possono notare gli stabilimenti della Innse, storica fabbrica ed eccellenza internazionale della meccanica pesante, vittima della deindustrializzazione. Gli operai non hanno mai smesso di lottare, nel 2008-2009, nel 2016-2017. Una lotta portata avanti anche in consiglio comunale a Milano oltre che in fabbrica. Il 6 febbraio scorso erano proprio a Palazzo Marino per sostenere l’interrogazione che il consigliere del Movimento 5 Stelle, Simone Sollazzo, stava esponendo alla giunta per salvare il lavoro di queste persone dall’arroganza padronale. Il padrone, Camozzi, non gradisce e vuole portare gli operai in tribunale per farsi risarcire i “danni” che la loro lotta gli avrebbe arrecato. Una mossa totalmente antisindacale che mette in grave difficoltà economica diverse decine di lavoratori.
Gli operai della Innse non si danno certo per vinti e hanno creato un sito per sostenere le spese legali che devono corrispondere. Bisogna essere solidali con la loro lotta contro il padronato che non vede l’ora che il menefreghismo trionfi per poi colpire tutti i lavoratori.
Fronte Popolare appoggia gli operai di Via Rubattino, la loro guerra è anche la nostra, e invita a cliccare su http://www.giulemanidallainnse.it/ e dare un contributo.
La Innse ha origine dalla Innocenti Sant’Eustacchio, azienda leader nel settore delle costruzioni meccaniche. Le proteste meno recenti sono datate maggio 2008 con l’improvvisa apertura della procedura della mobilità da parte del proprietario di allora, Silvano Genta. Gli operai occuparono la fabbrica e la fecero funzionare finché non furono sgomberati dalla polizia nel settembre dello stesso anno. Ci fu immediatamente un presidio permanente nella portineria della fabbrica. L’anno successivo la Innse fu acquisita dal Gruppo Camozzi che acquistò l’area (30.000 metri quadri) al prezzo di un euro grazie ad un accordo, tra gli altri con Palazzo Marino, che prevedeva uno scambio d’area con la proprietaria di quella in Via Rubattino (Immobiliare Aedes) un aumento dei livelli occupazionali e della produzioni. Ovviamente è stata rispettata solo la prima parte di quell’accordo: l’intenzione padronale è quella di smantellare i macchinari e cacciare i lavoratori tanto da portarli a novembre 2016, insieme ai solidali milanesi e non, a presidiare per due giorni la sede milanese per contrastare la volontà di Camozzi (Qui il video della protesta).
La Innse è un’eccellenza nazionale ed internazionale della meccanica pesante. Le sue lavorazioni vanno dalle alesature alle torniture passando per gli ingranaggi di precisione e lo stabilimento è dotato di macchinari unici adatti a servire il settore petrolchimico, eolico e nucleare. Il Gruppo Camozzi, proprietario attuale, nasce nel 1964 a Lumezzane. Inizialmente si occupavano di componenti pneumatici per l’automazione industriale. Nel 2015 fatturava 400 milioni di euro. Ad oggi possiede 13 aziende ed è presente in 70 paesi impiegando 2300 persone.
La Innse è uno dei casi peggiori della deindustrializzazione del territorio che sta accadendo negli ultimi decenni. Uno di quelli in cui all’arroganza padronale si aggiunge la volontà di mettere totalmente all’angolo gli operai trascinandoli in tribunale con un’assurda richiesta di danni. Sosteniamo la lotta degli operai Innse, aiutiamoli nelle spese legali! Lottiamo insomma non solo per coloro che rischiano il posto di lavoro, ma anche per noi stessi, per non cedere alla violenza del padrone!
Sosteniamoli, clicchiamo su http://www.giulemanidallainnse.it/, sottoscriviamo e partecipiamo. L’indifferenza non fa altro che aiutare il padrone.
Qui altri materiali:
https://corsari-milano.noblogs.org/gallery/5150/Dossier%20gi%C3%B9%20le%20mani%20dalla%20Innse.pdf