Milano è la terza tappa del ciclo di conferenze in cui si è impegnato Ramon Labañino per la presentazione del libro da lui curato “Yo soy Fidel” sul pensiero politico ed economico del Comandante, edizione Zambon. Serate simili, come questa organizzati e promosse da Rete dei Comunisti – nel caso milanese insieme a FP – che hanno visto la partecipazione del segretario politico e stampa dell’ambasciata cubana in italia, Mauricio Martinez Duque, si sono svolte a Napoli e Bologna.
Quella dell’hotel Doria, dove si son radunati migranti e militanti, sindacalisti e studenti, è stata una autentica cerimonia di commemorazione della figuara di Fidel Castro Ruiz, passando dalla sua visione politica e sociale, formatisi, come sottolinea Ramon, nell’esperienza e in un profondo senso dell’umanità, sino all’eredità sociale ed economica cubana che continua a camminare nel terzo millennio forte di quell’indomita forza e perseveranza e di un programma politico-economico che copre i prossimi trent’anni.
Vicepresedente dell’Associazione Nazionale Economisti di Cuba (ANEC), Labañino procede, supportato dalle slide, ad un excursus delle principali tappe che la Rivoluzione dovette attraversare, dalla necessità della diversificazione agraria, degli investimenti nell’industria pesante, dall’assenza di credito finanziario, ma in tutto ciò, il governo fu saldo al cardine dell’investimento umano, imprenscindibile nel socialismo cubano: la distribuzione delle terre agli effettivi coltivatori, istruzione e sanità gratuite, nazionalizzazione dei settori strategici dell’economia, dell’elettricità, dei trasporti. Uscire dalla prima fase della presa del potere, racconta Ramon, fu un percorso irto di ostacoli che rischiava di gambizzare il progresso dell’isola, come l’alto tasso di disoccupazione e l’azzeramento dell’esportazione della canna da zucchero. Strategico il legame che andrà intessendosi col blocco dei paesi socialisti, che fece riprendere l’esportazione, e l’introduzione della doppia moneta.
La testimonianza dell’eroe cubano verte infine, inclazato anche dalle domande della platea, sulla terribile esperienza della detenzione nelle carceri di massima sicurezza statunitensi, sulle esperienze più significative della sua missione di infiltrazione dei gruppi terroristici dei cubani di Miami, durante la quale “salvammo la vita a cittadini statunitensi, non soltanto cubani”, scomprendo e sventando gli attentati che progettavano di far saltare in aria trasporti navali e aerei.
L’intervento del segretario di Fronte Popolare, Alessio Arena, si è soffermato sul ricordo della scomparsa del compagno partigiano e dirigente del PCI, Luigi Pestalozza, avvenuta la settimana precedente, testimone prezioso della Resistenza milanese, che Arena ha messo in rapporto alle figure rivoluzionarie capaci di indagare instancabilmente la particolare strada della rivoluzione per il proprio paese, con lo sguardo internazionalista sempre vivo, attento, solidale.
FP Milano