Bergamo: corteo contro i licenziamenti politici alla Kamila di Brignano

Bergamo. Nel solito tran tran di una giornata lavorativa settimanale compare la lotta di classe e ha i volti di facchini, operatori della logistica delle ditte della bergamasca e non solo. Martedi 9 maggio infatti un centinaio di lavoratori sono scesi in piazza per difendere 11 operai del magazzino Kamila di Brignano assunti dalle cooperative di Cisa e Cls, licenziati con l’accusa di boicottaggio e sabotaggio. Tra di loro ci sono anche 4 delegati dello Slai Cobas S.C. Al presidio, svoltosi davanti al tribunale di Bergamo, è seguito un corteo verso la prefettura cui hanno preso parte, al seguito dello striscione dello SLAI Cobas S.C., due delegazioni di USB e del Si Cobas, accorse a portare la propria solidarietà.

I licenziamenti politici stanno diventando un qualcosa di ordinario nel mondo della logistica. Chi si trova nel sindacato più combattivo e non incline all’accordo al ribasso con la cooperativa di turno, all’omertà sulle pessime condizioni di lavoro, sullo sfruttamento dei lavoratori,  viene accusato falsamente e cacciato. Le cooperative, in questo caso il Gruppo Cisa, che raccoglie altre cooperative operanti nel settore del facchinaggio, delle pulizie industriali, che ha anche una società che si occupa di “sostituzione e integrazione dell’organico aziendale per lo svolgimento delle mansioni concordate”, e la cooperativa di lavoro di servizi Cls non sono da meno. Risulta evidente il tentativo di fermare lo scontro a vantaggio del padrone. Il magazzino Kamila non è nuovo allo scontro con i lavoratori. Già nel 2015 si verificarono gravi problematiche di sfruttamento e lavoro nero.

In un mondo globalizzato, in un’economia che vuole essere competitiva ai massimi livelli lo spostamento delle merci deve essere il più veloce ed efficiente possibile a discapito della qualità della vita dell’operaio, della sicurezza del lavoro e del contrasto per migliorare le condizioni della classe lavoratrice. Il capitale quindi si serve delle cooperative, di una legislazione totalmente favorevole alle aziende, dei sindacati confederali che firmano contratti nazionali da brividi con affermati, nero su bianco, la totale flessibilità di orario, l’obbligatorietà degli straordinari e altre porcherie padronali.

Per queste ragioni la mobilitazione Bergamasca ha rappresentato un segnale non solo di disponibilità alla lotta ma anche di unità.

Fronte Popolare sostiene la lotta dei lavoratori della logistica e saluta con gioia l’unità dimostrata dalle tre sigle sindacali scese in piazza insieme. La frammentazione di sigle rappresenta, nei fatti, un favore al padronato. Solo l’unità di Classe potrà permetterci di rialzare la testa.

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