È doveroso iniziare questo nostro Primo Congresso unendoci alle migliaia di comunisti e rivoluzionari che in tutto il mondo quest’anno celebrano il 100° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre avvenuta nel 1917 in Russia, in cui gli operai, i contadini e i soldati – guidati dal Partito bolscevico – prendono il potere e iniziano, per la prima volta nella Storia, la costruzione di una società socialista.
Questo non è per noi un vuoto ricordo nostalgico, come la vulgata comune – anche a sinistra – vorrebbe far credere. Anzi, è l’esatto contrario.
È, certo, il riconoscimento dell’enorme importanza di quell’evento: dalla Rivoluzione d’Ottobre è nato un gigantesco movimento di liberazione che ha caratterizzato tutto il Novecento; la Liberazione dal nazifascismo, il grande processo di decolonizzazione e le rivoluzioni nel Terzo Mondo, le conquiste sociali ottenute nel centro capitalista sono tutte figlie della Rivoluzione sovietica.
Come prima di essa era stata la Rivoluzione Francese, dal 1917 in poi la posizione rispetto alla Rivoluzione d’Ottobre e a ciò che rappresenta è lo spartiacque tra il progresso e la reazione.
È inoltre il riconoscimento della grandezza di un gruppo dirigente rivoluzionario, rappresentato dalla figura di Lenin, che ha dato un contributo teorico e pratico fondamentale nello sviluppare la teoria marxista e applicarla nella realtà del proprio tempo, contributo non a caso denigrato e vituperato da chi – in ogni epoca – ha preferito la comodità delle poltrone ministeriali alle difficoltà della lotta.
Dopo il tradimento e la sconfitta dell’Unione Sovietica, si è accresciuta la campagna propagandistica volta a condannare in blocco quell’esperienza storica e con essa criminalizzare qualunque tentativo di costruire un sistema sociale alternativo al capitalismo.
A nostro parere, i comunisti devono fare propria e analizzare quell’esperienza rifiutando sia un approccio liquidazionista che uno acriticamente dogmatico.
Solo analizzando dialetticamente l’esperienza del socialismo reale, oltre che dei paesi che – nelle più diverse condizioni nazionali – anche oggi continuano a porsi l’obiettivo della costruzione di una società socialista, il movimento comunista potrà apprendere delle lezioni utili dalla Storia e fare dei passi avanti.
Occorre quindi approfondire con più attenzione le scelte economiche che hanno favorito la riemersione di settori sociali parassitari e quelle politiche che hanno favorito la burocratizzazione della classe dirigente e il suo progressivo allontanamento dall’ideologia rivoluzionaria, oltre che le diverse strategie attuate dall’imperialismo per dividere il movimento comunista e favorire questi processi di disgregazione.
Celebrare la Rivoluzione d’Ottobre è, infine e soprattutto, rivendicarne l’attualità.
Il sistema capitalista, basato sulla ricerca del profitto al di sopra di ogni altra considerazione, mostra ogni giorno di più di essere la causa profonda che genera i problemi e le tragedie del mondo contemporaneo.
Dalla distruzione dell’ambiente allo sfruttamento generalizzato a danni dei lavoratori, fino alle continue guerre e all’instabilità crescente in ogni angolo del mondo, questo sistema mette sempre più a rischio la sopravvivenza stessa della civiltà umana.
La Rivoluzione d’Ottobre ha mostrato che questo sistema, nel quale una classe dominante si impossessa dei frutti del lavoro altrui, non è naturale ma può essere sconfitto e superato attraverso la lotta politica organizzata.
Un’altra società, in cui il potere politico ed economico siano nelle mani dei lavoratori e in cui – invece del profitto privato- l’obiettivo sia lo sviluppo culturale e materiale di tutti i cittadini, è possibile.
Questa l’attualità della Rivoluzione d’Ottobre.
A noi il compito di essere degni della nostra Storia.