I compagni del Polo di Rinascita Comunista in Francia sono in prima linea nelle lotte e nelle mobilitazioni del 12 e del 24 settembre.
Fronte popolare esprime incondizionata solidarietà, contro il macello dei diritti dei lavoratori che si appresta a mettere in pratica il presidente Macron.
La nuova condizione di crisi perenne e di recessione economica sta disintegrando il panorama politico in molti Paesi occidentali ed europei. Per la borghesia imperialista diventa sempre più difficile far digerire ai Popoli i suoi lacchè nei luoghi decisionali delle democrazie capitaliste. Essa è infatti costretta alla continua ricerca di sedicenti leader che si siano riusciti a smarcare dal vecchio sistema politico, ma che allo stesso tempo diano solide garanzie di continuità per quanto riguarda le riforme socio-economiche necessarie per tentare un’uscita in senso liberista dalla crisi che attanaglia il vecchio continente. Le ultime presidenziali francesi sono state emblematiche: Emmanuel Macron ne è uscito come ultima flebile speranza dei padroni dopo il meritato sgretolamento dell’ormai odiato Partito Socialista. Tuttavia, neanche lo spauracchio fascista è riuscito a convincere ad una convergenza al centro e il nuovo presidente non ha raccolto neanche lontanamente un consenso maggioritario tra i francesi.
Macron, questo nuovo campione francese che anche dall’Italia invidiano, ha iniziato ora a perseguire ciò che aveva promesso in campagna elettorale attraverso un attacco frontale alla fiera e combattiva classe lavoratrice francese. Come scrive il PRCF sul suo sito, sotto il nome di ‘trasformazione della Francia’ si nasconde “la condanna a morte del Codice del Lavoro nazionale e, nella stessa scia, dei contratti collettivi”. Infatti si è aperta la possibilità di imporre a livello aziendale la contrattazione, riportando il Paese alla condizione del “del 1936 e 1945 in cui i salari, le condizioni di lavoro e l’occupazione erano a discrezione di un datore di lavoro di diritto divino”. E ancora: si concretizza “la possibilità di licenziare chiunque quando il padrone lo ritenga opportuno innanzitutto grazie alla limitazione del risarcimento per licenziamento ingiusto, poi grazie al ‘contratto di lavoro’ senza durata fissa, che equivale a licenziare da un giorno all’altro per un nonnulla. Ciò equivale alla neutralizzazione dei CDI* e alla generalizzazione della precarietà, in attesa di passare alla generale ‘uberizzazione’ (ciò che Macron ha favorito per i taxi quando era ministro dell’Economia); ovviamente, seguirà l’abolizione degli statuti pubblici se i lavoratori del pubblico non saranno solidali con quelli del privato e viceversa. Insomma, il CPE* per tutti e il ritorno alla schiavitù salariale più brutale”. Anche i benefici per la disoccupazione vengono drasticamente ridimensionati.
A ben vedere, come scrivono ancora i nostri compagni francesi, quella di Macron è un’operazione a tutto tondo, che comprende la distruzione del sistema educativo nazionale, che fino ad ora aveva ottenuto diplomi nazionali validi in tutto il paese; la demolizione del sistema di previdenza sociale con l’abolizione dei contributi dei dipendenti e dei datori di lavoro, la loro sostituzione con la tassa CSG; la strage delle pensioni con il pensionamento a punti, completamente aleatorio, che permetterà l’abbassamento continuo delle stesso e/o all’innalzamento dell’età pensionabile; l’abbassamento dei sussidi per le abitazioni degli studenti, facoltà a numero chiuso, aumento delle spese di iscrizione, disconnessione dei diplomi nazionali e delle convenzioni salariali, in breve: distruzione della scuola e dell’università pubblica “alla francese”.
Citando direttamente le parole dei compagni del PRCF, “è importante smascherare il personaggio che si trova all’Eliseo denunciando il contenuto di classe antisociale, antinazionale, antidemocratico e ultra-atlantista dell’INSIEME delle sue politiche”.
Macron si posiziona quindi ancora più saldamente nel solco tracciato dai presidenti e dai governi che lo hanno preceduto. L’ultimo fu Hollande che nel 2016 aveva già introdotto maggiore flessibilità nel mercato del lavoro francese, soprattutto in materia di licenziamenti e ristrutturazioni. La sua riforma era stata approvata solo a colpi di fiducia parlamentare e aveva scatenato una dura e coraggiosa resistenza operaia che era riuscita a scuotere il Paese per mesi.
Anche questo settembre sarà un mese di lotta: due importanti iniziative sono state infatti indette. Questo martedì (12 settembre) il confederale CGT ha lanciato uno sciopero generale. Il 23 sarà invece la volta della galassia degli Insoumise. I compagni del Polo di Rinascita Comunista Francese hanno aderito senza indugio ad entrambe le date.
A loro e a tutto il Popolo francese che si prepara alla lotta, lanciamo il nostro appello di solidarietà incondizionata e i più sinceri auguri per una tenace e coraggiosa resistenza, che sia in grado di ottenere avanzamento reale della causa dei lavoratori e delle lavoratrici europee. C’è sempre da imparare dal proletariato francese.
Ai convinti sostenitori dell’Europa ‘riformabile’ bisognerebbe ricordare come le leggi di distruzione dei diritti dei lavoratori europei siano state approvate in giro per tutto il nostro continente sotto la pressione delle burocrazie a stampo EU e BCE. Qua in Italia è toccato al ‘jobs act’ di Renzi l’ultimo affondo. È così andata distrutta l’effettività dello storico Statuto dei Lavoratori del 1970. Non dobbiamo rinunciare a ripetere come sia la stessa esistenza dell’Unione Europea a mettere in discussione la dignità del lavoro. L’instaurazione di un regime liberista che pieghi la capacità di contrattazione dei lavoratori è insita nel suo progetto sociale ed economico.
La lotta dei compagni e dei lavoratori francesi è la nostra lotta!
Segreteria Centrale di FP
Di seguito il link all’appello del PRCF alla lotta: