Fronte Popolare lancia il gruppo di lavoro Rino Della Negra sulle tematiche dell’emigrazione

La gestione dei flussi migratori è sempre più al centro del dibattito politico. La destra xenofoba rappresentata da Salvini usa il dramma dell’esodo africano verso l’Europa per accaparrarsi il consenso elettorale. Lo fa in maniera cinica e sfacciatamente opportunista: mentre lascia una manciata di disperati in balia del Mediterraneo per mostrare i muscoli all’elettorato, non si azzarda neanche lontanamente a rimettere in discussione gli equilibri coloniali e imperialisti che quei barconi li riempiono. Ma soprattutto lo fa in maniera tendenziosa e parziale perché tacitamente avvalla tutte quelle politiche che hanno prodotto al contrario una impennata dei flussi migratori in uscita, cioè di italiani che lasciano il paese per andare a cercare lavoro all’estero. E se Salvini sdogana il razzismo nei confronti di chi arriva dall’Africa, la stessa ondata di ostilità rischia di investire anche chi tra noi scavalca le Alpi.

L’Italia dell’inizio del secolo scorso aveva già vissuto uno degli esodi più impressionanti che un singolo paese avesse mai sperimentato. Dopo solo qualche decennio di saldo positivo tra entrate e uscite, la tendenza si è di nuovo invertita e gli italiani sono tornati in massa ad emigrare.

Allo stato attuale è difficile fare dei conti accurati. Le statistiche ufficiali si basano sulle iscrizioni e le cancellazioni dall’Anagrafe per trasferimento di residenza. Sappiamo che chi emigra sono soprattutto i giovani, come sappiamo anche che sono aumentati coloro che hanno un titolo di studio di livello universitario e tra chi arriva dalle regioni al nord. Tuttavia, il quadro presentato da queste statistiche è verosimilmente distorto. Chiunque abbia avuto esperienza di emigrazione diretta o attraverso amici o famigliari, sa che spostare la residenza non è una decisione automatica e di solito arriva parecchio tempo dopo o quando si ha un orizzonte di sicurezza abbastanza lungo. Da una parte quindi le statistiche ufficiali sottostimano il fenomeno nella sua portata generale: in realtà, i giovani italiani che vivono e lavorano all’estero sono molti di più. Dall’altra, ci consegna una fotografia della loro composizione in termini di provenienza e di titolo di studio. Non ci beviamo quindi così facilmente il racconto della fuga dei cervelli: a migrare sono anche giovani appena usciti dal diploma, che vanno a lavorare nei servizi e mandano avanti cucine e ristoranti di mezza Europa!

Chi a sinistra sostiene che le migrazioni siano un evento naturale (qualunque cosa questo aggettivo voglia indicare) o è incapace di analisi o è in malafede. Le migrazioni, come qualsiasi altro fenomeno umano, sono storicamente determinate e hanno delle cause che vanno analizzate per comprendere la realtà e agire per modificarla. Questa nuova emigrazione di massa è l’effetto necessario delle politiche di de-industrializzazione e disinvestimento nei confronti di vaste aree del nostro paese; politiche che sono parte della risposta del nascente polo imperialista europeo a traino tedesco alla crisi strutturale del profitto che ha investito il capitalismo e che ha avuto (per il momento) il suo culmine nella crisi del 2008. Il nostro paese è sempre più caratterizzato da meno garanzie contrattuali e meno servizi per il lavoratore e bassi salari. Questo perché i rapporti di forza di classe sono sempre più sbilanciati a favore dei padroni.

Ma come rifiutiamo la riduzione dell’emigrazione italiana a ‘fuga di cervelli’, rispediamo al mittente anche la retorica ‘esterofila’ con la quale i migranti italiani vengono bombardati in continuazione. L’Italia dipinta alla ‘pizza, mafia e mandolino’, per intenderci, l’Italia dei pigri e dei mammoni e degli ignoranti, l’Italia del debito pubblico; questa Italia macchietta che viene paragonata ai virtuosi e civili paesi del nord-Europa, terre dove scorrerebbero il latte e il miele. Non è certo attraverso spiegazioni superficiali che ci armeremo di una critica capace di cambiare la realtà italiana. La situazione catastrofica in cui versiamo è incalzata e auspicata proprio da questi paesi cd virtuosi, che ne traggono una nuova, vantaggiosa e iniqua ripartizione del lavoro e della produzione su scala continentale. La logica di quei discorsi ha le sue radici nella cara e vecchia retorica imperialista: “Non vi lamentate, perché vi stiamo tirando fuori dalle capanne”.

Come organizzazione militante della classe lavoratrice ne siamo anche uno specchio e sperimentiamo in prima linea gli effetti della migrazione anche sulla nostra attività politica. Ed è proprio l’emigrazione diretta dei militanti, che può in alcuni casi mettere a dura prova la continuità dell’attività sui territori, che ci ha messo di fronte alla necessità di interrogarci più a fondo sul fenomeno e sulle modalità di intervento possibili. Il gruppo di lavoro sulle tematiche dell’emigrazione di Fronte Popolare nasce infatti con l’obbiettivo di stimolare il dibattito e mettere in pratica proposte politiche destinate ai migranti italiani in Europa e nel mondo. Ci sembra importante rendere pienamente partecipe chi è lontano, come alcuni dei nostri compagni, alla lotta per la ricostruzione su basi progressiste del paese. Le competenze e le esperienze degli emigrati di oggi devono essere patrimonio della classe lavoratrice di domani in lotta in Italia. Non solo: è vitale che gli emigranti italiani si integrino e partecipino attivamente alla lotta di classe nei paesi in cui risiedono. È necessario connettere i lavoratori italiani con le organizzazioni di classe di ogni paese e gettare così le basi per un vero internazionalismo della classe lavoratrice, dove la porzione di proletariato migrante è parte attiva e legittima della dinamica di lotta di classe.

L’esperienza di militanza che i nostri compagni all’estero si portano dietro non viene sprecata. I nostri compagni espatriati infatti militano nelle nuove comunità in cui sono andati a vivere, spesso godendo del sostegno delle organizzazioni locali sorelle con cui Fronte Popolare collabora.
Dal lavoro di coordinamento fra tutti i compagni e le compagne di Fronte Popolare che, spostandosi all’estero hanno scelto di continuare il proprio impegno militante, è nata la sezione Estero della nostra organizzazione. Un’ esperienza politica slegata da uno specifico territorio ma volta a raccogliere informazioni sul fenomeno dell’emigrazione, fare inchiesta, animare in senso rivoluzionario le comunità di italiani all’estero e sostenere le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici.

Intitoliamo il gruppo di lavoro all’eroe italofrancese della Resistenza anti-nazista d’oltralpe Rino Della Negra. Rino è stato un esempio di internazionalismo proletario. Operaio, ha militato nella squadra di calcio popolare Red Star. Tesserato nel Partito Comunista Francese, è poi entrato nella brigata combattente Manouche, composta da operai di origine immigrata. E’ tra i 23 eroi che vengono segnalati dai nazisti attraverso il ‘manifesto rosso’. Nel 1944 viene arrestato e fucilato, a soli 21 anni. Il collettivo dei tifosi  della Red Star gli ha dedicato la tribuna centrale.

Nel vero spirito internazionalista,

Une Étoile ne meurt jamais! Una stella non muore mai!

Al lavoro e alla lotta!

Il neonato gruppo di lavoro sulle tematiche dell’emigrazione di Fronte Popolare Rino della Negra

Per seguire il gruppo di lavoro Esteri di Fronte Popolare è stata creata la pagina facebook Fronte Popolare Expat.  Qui il link:
https://www.facebook.com/frontepopolareexpat/
Clicca Mi Piace e invita i tuoi compagni all’estero a seguirla!

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