In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne 2021, ripubblichiamo qua un breve stralcio del documento delle nostre compagne che affronta il tema. Qua potete trovare il documento completo.

La violenza contro le donne è una delle tante risultanti del sistema capitalista. È sempre esistita e continua a perpetrarsi ai nostri giorni, ciò che cambia rispetto al passato è una maggiore sensibilizzazione in merito all’argomento soprattutto nel mondo femminile, di certo non ancora sufficiente per incidere significativamente sul fenomeno. I dati che ogni giorno ci vengono sottoposti sono sconcertanti: ogni anno 100 donne vengono assassinate dal proprio partner o ex, nella maggior parte dei casi, circa il 90%, la violenza all’interno delle mura domestiche non viene denunciata. In Italia l’Istat parla di 6 milioni 788 mila vittime di violenza fisica o sessuale, il 31,5% tra i 16 e i 70 anni di cui il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. Le donne straniere subiscono violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita. L’impossibilità per molte donne di liberarsi da una condizione di violenza (declinata in vario modo) ha diverse ragioni e su queste ultime gli esperti si sono pronunciati a più riprese: entra in gioco il senso di colpa, la paura di subire ulteriori ripercussioni, il timore di essere abbandonate e in aggiunta la difficoltà di reperire un sostegno esterno capace di offrire supporto (psicologico, economico). Quest’ultimo aspetto non va per nulla sottovalutato anzi gioca un ruolo fondamentale: come può una donna vittima di violenza, in una condizione di fragilità, dare atto alla ribellione avendo davanti a sé una prospettiva di estrema incertezza? In poche, magari, trovano la forza per farlo ma la quasi totalità non vedendo delinearsi la via d’uscita rimane al “proprio posto”, quel posto che la donna pensa essere il suo ma che in realtà non lo è; il posto che a lei ha destinato una società arcaica, patriarcale, maschilista, ancora troppo immatura. Le donne hanno bisogno degli strumenti necessari per rendersi consapevoli della condizione di oppressione che vivono e allo stesso tempo dei mezzi utili a supportare la loro uscita dalla stessa.