Prosegue il nostro approfondimento di quanto sta avvenendo in Kazakistan. Proponiamo oggi la traduzione di un estratto dell’analisi proposta dal leader del Partito Comunista della Federazione Russa, Gennadij Andreevič Zjuganov.

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I disordini in Kazakistan sono stati scatenati dallo stesso governo, che ha raddoppiato i prezzi del gas. Questo ha colpito duramente diversi strati della popolazione, poiché oltre il 60% del consumo di gas liquefatto proviene dal trasporto su strada.

È evidente però che l’insoddisfazione dei cittadini è di carattere più ampio: i prezzi di tutto aumentano, mentre gli stipendi sono bassi. In generale, il capitale oligarchico stabilito nello spazio post-sovietico non si cura degli interessi dei lavoratori. Tutto questo ha portato a proteste di massa.

Guardando quello che sta succedendo in Kazakistan, Putin e Mishustin hanno qualcosa a cui pensare. Anche in Russia i prezzi sono fuori misura e l’inflazione alimentare reale sale al 20%. Tali conseguenze sono causate dal potere discrezionale delle oligarchie.

Tutti questi elementi sono attivamente usati dalle forze che hanno dichiarato una guerra ibrida alla Russia. Questa volta stanno cercando di conquistare il Kazakistan, che ha le risorse naturali più ricche e condivide con il nostro Paese il confine più lungo del mondo – oltre 7.500 km.

È importante capire che senza stretti legami socio-economici e politico-diplomatici con i paesi CSI, non ci sarà pace sui nostri territori. Siamo assediati da tutte le parti dalla NATO. L’alleanza occidentale farà tutto il possibile per destabilizzare la situazione lungo i confini russi. Solo insieme possiamo essere forti, di successo e indipendenti!