Siamo nel pieno di una crisi planetaria: una crisi di civiltà che parla il linguaggio del militarismo, della guerra, del neofascismo, del razzismo sistemico, dello sfruttamento e della precarietà eletti a paradigma di vita per incatenare e spremere a sangue le classi popolari.
Così come non si può costruire una casa partendo dal tetto, non si può pensare di opporre nessun ostacolo alla logica del riarmo e al dilagare della cultura della guerra se non si restituisce un’identità al soggetto che, più di tutti, ha interesse a sconfiggere quella logica e quella cultura. Questo soggetto sono le lavoratrici e i lavoratori, siano essi nativi o migranti.
L’8 e il 9 giugno voteremo per cinque referendum: se il quorum verrà raggiunto, se vinceranno cinque SÌ, altrettante disposizioni di legge riguardanti la precarietà, la sicurezza, la dignità del lavoro e la cittadinanza cambieranno immediatamente. L’effetto sarà non solo quello di mutare immediatamente in meglio la vita di milioni di persone: vincendo, le classi lavoratrici di questo Paese imboccheranno finalmente la via della ricostruzione della coscienza di sé e del potere politico che possono esercitare, del peso decisivo che possono avere nella vita nazionale.
Solo questo può porre davvero argine alla deriva militarista, guerrafondaia e fascistoide che investe ormai ogni settore della società italiana.
Non c’è nulla, davvero nulla di più vitale da fare, in questo momento, se non impegnarsi con tutto il cuore e senza alcuna riserva nella campagna referendaria.
Per questo motivo, noi compagne e compagni di Fronte Popolare sosteniamo con entusiasmo la campagna per portare più cittadine e cittadini possibile a votare SÌ a tutti e cinque i quesiti.
IL VOTO È L’INIZIO DELLA NOSTRA RIVOLTA!










