di Palmiro Togliatti
Per commemorare il 95° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, pubblichiamo un breve stralcio del saggio «Lenin e il nostro partito», pubblicato da Palmiro Togliatti su Rinascita del maggio 1960. Il saggio ha per oggetto l’intervento di Lenin nel dibattito del movimento operaio italiano e si propone d’individuarne i momenti salienti e gli elementi fondamentali. Esso però evidenzia soprattutto (e particolarmente nelle righe qui trascritte) la portata dell’Ottobre sovietico come origine di un profondo rivolgimento nella storia del mondo, non solo nel definire nuovi e più avanzati equilibri sociali, ma anche nel mutare le categorie concettuali con cui interpretare la realtà. Commemoriamo dunque la rivoluzione dei soviet non come fatto storico, ma come momento d’inizio di una nuova storia che continua tuttora. Senza Lenin nulla di quanto abbiamo vissuto di positivo e progressivo, nessuna delle conquiste successive sarebbe stata possibile. La storia della rivoluzione cubana, di quella bolivariana, di quelle asiatiche, della resistenza dei popoli di ogni parte del mondo alla barbarie imperialista e colonialista, delle conquiste sociali e delle lotte che hanno attraversato l’Occidente, altro non è che l’onda lunga, la prosecuzione dell’assalto al cielo cominciato quel lontano 7 novembre 1917 nel quale affondano anche le radici della nostra resistenza alla crisi e alla macelleria sociale di oggi e della nostra lotta ininterrotta per un mondo nuovo. NdR
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Si celebra quest’anno il novantesimo anniversario della nascita di Lenin. Lo si celebra in tutto il mondo. Lo celebrano tutti i popoli. Internazionale è stata, infatti, tutta l’opera di Lenin. Lo è stata per la fondamentale sua ispirazione di classe e rivoluzionaria; per le fondamenta e le elaborazioni di dottrina; per l’azione pratica in cui si è tradotta; per le grandi vittorie che l’hanno coronata, per la nuova situazione che è sgorgata da queste vittorie. Tutto ciò che Lenin ha realizzato, col pensiero e con l’azione, interessa e tocca in modo diretto la classe operaia e i popoli del mondo intiero, dai paesi capitalistici più o meno avanzati ai territori coloniali e semicoloniali, dal vecchio Occidente europeo all’Asia, all’Africa, alle Americhe. La sua attività si colloca, esattamente, nel momento del passaggio da un periodo storico a un altro, dal periodo della espansione del capitalismo a quello della sua decadenza, del suo crollo e dell’avvento della società socialista. La genialità di Lenin consistette, precisamente, nell’avere non soltanto intuito e colto nei fatti la realtà di questo passaggio, ma nell’averne dimostrato scientificamente la necessità e da questa dimostrazione aver ricavato la sicurezza di un’azione rivoluzionaria, la certezza dei successi che non potevano mancare, l’indirizzo di azione che doveva garantire questi successi. Gli furono guida i principi della dottrina marxista, ch’egli seppe applicare e sviluppare in modo adeguato alle nuove condizioni e situazioni che si venivano creando. Non vi è nessun uomo di pensiero dell’età nostra, nessuno storico, nessuno scienziato, nessun filosofo che, per questo aspetto, possa reggere il confronto con Lenin. Le più elaborate costruzioni ideologiche, le analisi più attente, i più studiati tentativi di previsione scientifica che sono partiti o partono dal campo delle attuali classi dirigenti, quando non rivelano a prima vista di essere espedienti apologetici e strumenti di una determinata politica di queste classi, sono giuochi senza serietà e senza costrutto, di fronte alle verità che Lenin ricavò dalla perfetta conoscenza del mondo moderno, delle sue interne contraddizioni e della inevitabilità, in conseguenza di esse, di quello sviluppo oggettivo e rivoluzionario che ci ha portato alla situazione presente.
Note sono le colonne su cui poggia l’edificio della dottrina scientifica e rivoluzionaria di Lenin: la definizione dell’imperialismo e delle leggi del suo sviluppo come fase suprema del capitalismo; la dimostrata necessità storica della rottura della catena del dominio imperialistico e quindi della rivoluzione proletaria, della rivolta dei popoli asserviti dal colonialismo e dell’avvento di un nuovo ordinamento economico e sociale; la rinnovata affermazione e dimostrazione, secondo le linee già tracciate da Marx e da Engels, della funzione di guida rivoluzionaria che spetta al partito della classe operaia e, di conseguenza, la elaborazione di una strategia e di una tattica per questo partito. La sua insuperata capacità di analisi, di generalizzazione dei risultati della ricerca analitica e di precisa determinazione del carattere di ogni situazione concreta e delle sue prospettive si collegavano però sempre direttamente con la pratica del lavoro rivoluzionario. E’ nella pratica di questo lavoro che la dottrina di Lenin si sviluppò. E’ attraverso questa pratica che essa trovò la prova decisiva della sua verità e il suo coronamento in una prodigiosa attività creatrice.
Nel corso di questo gigantesco lavoro l’attività di Lenin si tradusse in scritti di importanza fondamentale, classici del pensiero filosofico e politico. Non può prescindere dalla conoscenza di questi scritti chiunque voglia comprendere qualcosa di ciò che è accaduto nell’ultimo mezzo secolo di storia e di ciò che sta accadendo. In essi, però, il militante rivoluzionario trova la guida che gli occorre non soltanto per capire, ma per muoversi e andare avanti in ogni situazione nuova. Ma ciò che più conta è che l’attività di Lenin si tradusse in una serie infinita di decisioni pratiche, volte a risolvere problemi sempre difficili, spesso ardui e storicamente decisivi, e ogni decisione, come risulta dalle giustificazioni che egli stesso ne dette, è in ogni caso sorretta da giudizi acuti, che rifuggono da qualsiasi dogmatismo e schematismo, perché colgono sempre la sostanza delle cose e del loro movimento e in questo modo scoprono l’essenziale di ciò che sta accadendo e l’essenziale dei compiti che debbono essere assolti. Per questo si deve dire che l’opera sua è un insegnamento continuo, e non perché fornisca formule buone per qualsiasi situazione, ma appunto perché sprezza le formule prefabbricate e quando è necessario apertamente le respinge, per restaurare in ogni caso il genuino metodo marxista della ricerca creatrice, nella fondamentale fedeltà ai principi della lotta rivoluzionaria per il socialismo.
Mi sembra dunque sia ancora poca cosa affermare che oggi, a novant’anni dalla nascita e a trentasei anni dalla morte, Lenin sia tra di noi, come maestro e guida, più che mai vivo. Si deve riconoscere e affermare, oltre a ciò, che il pensiero e l’azione sua hanno segnato il cammino che la storia, la civiltà, la società del giorno d’oggi hanno seguito e stanno seguendo.
In mezzo secolo di lavoro e di lotte, attraverso la bufera di due guerre e di spietati attacchi e persecuzioni, il movimento comunista ha conquistato, nella realtà delle cose e nella coscienza delle masse lavoratrici, posizioni più estese, più solide e più significative di quanto non abbiano conquistato, con opera di secoli, tutti i precedenti movimenti politici e sociali. […] Questo è ciò che Lenin ha creato. Questo è ciò che hanno creato la classe operaia, le masse lavoratrici e i popoli, volgendo in atto non solo le previsioni scientifiche e le anticipazioni politiche, ma le indicazioni di lavoro e di lotta di Lenin.
Per questo accade che, nel celebrare l’odierno anniversario, i militanti operai, comunisti e socialisti di ogni paese non sono colpiti soltanto da quelle affermazioni di principio e da quei motivi di ordine generale che ricordano loro la genialità del grande capo proletario e l’edificio incrollabile della sua dottrina, ma sono tratti a rievocare e fare oggetto di nuova riflessione elementi e motivi concreti legati in modo diretto alla storia delle loro lotte più recenti, elementi e motivi che sgorgano da una esperienza non solo di ieri, ma del giorno d’oggi, e attraverso i quali la universale verità delle dottrine leniniste acquista la sua specifica attualità e concretezza storica, politica, nazionale.