Il nostro omaggio ad Alvaro Cunhal

di Alessio Arena

14032491_f2EjjSi è concluso oggi ad Almada, nei pressi di Lisbona, il XIX Congresso del Partito Comunista Portoghese. Un evento di primaria importanza non soltanto per il Portogallo, travolto dalla crisi economica che ha disvelato il fallimento della politica d’integrazione europea perseguita dai governi di centrosinistra e di centrodestra avvicendatisi dopo la restaurazione con cui si chiuse, a metà degli anni ’70, la fase di speranze e possibilità concrete di trasformazione in senso socialista aperta dalla Rivoluzione dei Garofani del 25 aprile 1974. Un congresso rilevante a livello internazionale per la funzione di avanguardia e di stimolo che il PCP ha saputo assumere per il complesso del movimento comunista e operaio continentale e del mondo intero, sorretto dalla sua giusta prassi politica e dai principi del marxismo-leninismo cui ha saputo dare una valida interpretazione creativa. Ci proponiamo di fornire al più presto ai nostri lettori elementi per meglio comprendere il dibattito tra i comunisti portoghesi e le conclusioni cui essi sono giunti per affrontare con sempre maggiore efficacia la catastrofe sociale e la politica di aggressione reazionaria contro i popoli portata avanti dalla trojka UE-BCE-FMI e dalle sue pedine nazionali (in Portogallo socialisti, socialdemocratici – così si chiama il partito di destra lusitano da cui proviene il presidente della Commissione Europea, Barroso – e popolari).

Oggi però vogliamo associarci all’omaggio reso dal congresso, in occasione dell’imminente centenario della nascita (1913), ad Alvaro Cunhal, per lunghe decadi segretario del PCP, suo ricostruttore durante la clandestinità imposta dal cinquantennale regime fascista che dominò il Portogallo fino all’Aprile 1974, ma anche figura di primissimo piano del movimento comunista internazionale. Un dirigente dallo spessore non comune, animato da immensa forza d’animo e sorretto da un’intelligenza strategica e tattica capace di dare un contributo decisivo a fare del suo Partito un elemento propulsivo irrinunciabile per la lotta di liberazione dei lavoratori portoghesi e un punto di riferimento per i rivoluzionari di tutto il mondo.

Dirigente comunista ed eroe della lunga lotta del popolo portoghese per ottenere il riscatto dalla tirannide  fascista,  Alvaro Cunhal fu anche intellettuale brillante e poliedrico, romanziere ispirato, artista.  La sua lunga  militanza  rivoluzionaria cominciò  con l’adesione al Partito Comunista clandestino all’età di diciassette anni. Il 1935 lo vide divenire segretario generale della Gioventù comunista. All’anno successivo risale la sua integrazione nel Comitato Centrale del Partito.

Il 1936 è un anno cruciale per l’antifascismo europeo. Contro il popolo spagnolo che tentava di risollevarsi, con la Repubblica, da un regime secolare di oppressione, i generali traditori guidati da Francisco Franco scatenano la loro rivolta, appoggiati dal nazismo  tedesco  e  dal  fascismo  italiano nell’inerzia complice delle «democrazie liberali».  Alvaro Cunhal, militante del Soccorso Rosso Internazionale, combatte al fianco del popolo spagnolo. Le sofferenze atroci, il martirio della Spagna, gli ispirano la stesura del romanzo A Casa de Eulália  (La casa d’Eulalia).

In patria, Cunhal conosce a più riprese, nel 1937 e nel 1940, le carceri e le sevizie ad opera della PIDE, l’infame polizia politica del regime salazarista. Dal 1942 al 1949, componente della segreteria nazionale del Partito, ne riorganizza la struttura. Nuovamente arrestato nel 1949, pronuncia durante il processo un’appassionata requisitoria contro il regime. Viene condannato a undici anni di prigione (prorogabili), di cui otto da scontare in isolamento. A quel periodo risale la stesura del suo principale romanzo, Até Amanhã, Camaradas (A domani, compagni). La sua detenzione si protrae fino al 3 gennaio 1960, data in cui con  un gruppo di compagni evade dal penitenziario  di Peniche.  Un anno più  tardi,  nominato Segretario del Partito, diviene la guida della resistenza dei comunisti portoghesi contro il fascismo.

La sua attività di organizzazione e direzione dell’attività del Partito si protrae per tutto il periodo di un esilio spezzato da numerosi soggiorni clandestini in Patria, fino alla Rivoluzione dei garofani del 25 aprile 1974, che segna la fine del fascismo e l’apertura di una complessa fase di transizione in cui i comunisti assumeranno il ruolo di forza motrice della possibile trasformazione in senso socialista della società portoghese. Ministro di tutti i governi provvisori del periodo rivoluzionario, Cunhal viene eletto prima nell’Assemblea costituente nel 1975, poi ininterrottamente in tutte le legislature all’Assemblea della Repubblica fino al 1987. Ormai conquistata la legalità, il PCP si trova in quegli anni a far fronte alla controrivoluzione alla cui avanguardia si colloca il Partito Socialista di Mario Soares, deciso a ricondurre la nazione lusitana al capitalismo e sotto “l’ombrello della NATO”. La ferma difesa dei valori rivoluzionari di Aprile sarà il segno impresso da Cunhal a quella fase della politica dei comunisti portoghesi. Un segno che continua a distinguerli nel presente caratterizzato dalla conferma storica, offerta dalla crisi, delle ragioni profonde della politica di Cunhal.

Preservato il Partito, seppure a caro prezzo, dai contraccolpi del collasso del campo socialista nel 1989-91, il prestigioso dirigente lascia nel 1992 la carica di Segretario Generale. Si spegnerà a Lisbona il 12 giugno 2005.

«Credo sia motivo di autentica gioia per un comunista poter affermare che continuerà a lottare al fianco dei suoi compagni e del suo popolo fintanto che avrà un alito di vita». In queste parole, pronunciate da Cunhal al XIV Congresso del Partito Comunista Portoghese nel 1992, si ritrova tutto il senso della partecipazione con cui desideriamo unirci all’omaggio resogli oggi dal PCP. A Cunhal ci uniscono i legami profondi di un’ideale inappagato e di un inappagato desiderio. Come lui, anche noi crediamo nel riscatto  degli  oppressi,  nella  liberazione  dei  popoli,  nella  grandezza  degli  ultimi.  Come  lui desideriamo la fine della miseria e dello sfruttamento del lavoro, il riconoscimento del lavoro come forza che non solo muova, ma governi una società trasformata, una società giusta, una società socialista. Al suo esempio guardiamo, per il lungo soffrire e la perseveranza, nell’apprendere le vie per realizzare i nostri sogni. Questo legame profondo, che è l’anima del nostro internazionalismo, è lo stesso legame che ci spinge a solidarizzare con gli oppressi dei più remoti Paesi, a gioire per le loro vittorie, a soffrire per i lutti che derivano loro dalla ferocia di un capitalismo dal cui incubo l’umanità fatica a destarsi.

Nel rendere omaggio con loro alla memoria e all’opera rivoluzionaria di Alvaro Cunhal, ci sentiamo vicini ai compagni portoghesi che hanno offerto al nostro movimento un così prezioso esempio di dignità e grandezza, quella dignità e quella grandezza che ai comunisti di tutto il mondo derivano dalla loro giusta causa e dal loro giusto agire. Cunhal è la testimonianza delle altezze morali cui il nostro movimento ha saputo in ogni parte del mondo condurre gli uomini a milioni. Per questo lo ricordiamo e vogliamo, con queste poche parole, contribuire a renderlo familiare ai comunisti del nostro Paese, che tanto bisogno hanno del suo pensiero e del suo rigoroso esempio di lotta e di vita per rifondare un movimento capace di fare dell’Italia una Patria di cui andare fieri.

Milano, 02.12.2012

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