A Torino, dopo l’insuccesso del corteo studentesco del 2 ottobre che, lanciato dall’autonomia, aveva visto la partecipazione di non più di una cinquantina di studenti, non possiamo asserire che la mobilitazione di venerdì 9, lanciata questa volta dagli Studenti indipendenti, sia andata meglio. Tutt’altro, solo una trentina di studenti medi – quasi assenti gli universitari – sono scesi in piazza. Oltre alla bassissima partecipazione, entrambe le manifestazioni torinesi sono state caratterizzate da un elemento comune: la pioggia scrosciante che ha inzuppato d’acqua i pochi manifestanti.
Ma non si deve attribuire agli eventi atmosferici colpe che non gli appartengono, non si deve cercare nella pioggia un capro espiatorio. I numeri parlano chiaro. Rispetto alle migliaia di studenti che scendevano in piazza a Torino fino a pochi anni fa, possiamo asserire senza dubbio alcuno la profonda crisi che attanaglia il movimento studentesco torinese, non più in grado di mobilitare gli studenti medi e gli universitari contro lo sfascio dell’istruzione pubblica.
Di tutto ciò si imporrà un bilancio oltre che l’individuazione dei fattori che hanno concorso ad una siffatta crisi e delle eventuali responsabilità. Occorrerebbe da parte di tutti una sincera autocritica, domandandosi ad esempio l’utilità di due cortei distanziati da soli sette giorni – ingenerando confusione negli studenti medi che spesso non sanno a quale aderire, per poi aderire né all’uno né all’altro – anziché uno solo ed unitario al quale contribuire collegialmente.
Come al corteo del 2, venerdì 9 ottobre Fronte Popolare Torino è sceso in piazza, con il proprio spezzone, per contribuire ad alimentare la resistenza alle picconate inferte all’istruzione pubblica e per tutti dalla controriforma del governo Pd. Fronte Popolare è e sarà presente. Resistiamo.