Pubblichiamo a seguire la traduzione di ampi stralci di un documento pubblicato lo scorso 28 febbraio dai Democratic Socialists of America (DSA), dal titolo: “An Ecosocialist Green New Deal: Guiding Principles”. Nel corso dei prossimi mesi pubblicheremo a cadenza regolare contributi redatti da organizzazioni di tutto il mondo, di matrice comunista, socialista o semplicemente progressista, centrati su questo tema, con la finalità di contribuire ad animare il dibattito sull’inscindibile nesso tra lotta di classe per la trasformazione socialista della società e salvaguardia dell’ambiente contro la devastazione operata dal capitalismo.
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(…) La crisi che affrontiamo va al di là della crisi ecologica. L’approfondimento della disuguaglianza, la repressione della democrazia, i lavori precari, la violenza razziale e di genere, l’ostilità ai confini e le guerre senza fine costituiscono il terreno su cui si innesca la destabilizzazione del clima. I membri più vulnerabili della società saranno i più colpiti, quelli colpiti per primi e quelli che soffriranno di più.
Dobbiamo risolvere insieme la crisi climatica e la crisi della disuguaglianza. I rimedi climatici nel contesto dell’austerità produrranno una reazione popolare negativa, come vediamo nelle proteste dei gilet gialli contro una tassa sul carburante. Le società che traggono profitto dall’estrazione di fossili hanno lavorato a lungo per mettere i lavoratori contro gli ambientalisti, sostenendo che l’energia pulita distruggerebbe posti di lavoro. Ma la qualità della vita della classe operaia e dei poveri, gravemente minacciata dai cambiamenti climatici, migliorerebbe notevolmente con una transizione giusta. Poiché il capitalismo delle corporation premia l’estrazione per concentrare la ricchezza, deve essere sostituito da un’economia sostenibile. Un New Deal verde può iniziare la transizione dal capitalismo fondato sullo sfruttamento a un socialismo ecologico democratico. (…)
Abbiamo bisogno di un New Deal verde. Chiediamo un New Deal verde e chiediamo che sia al servizio delle persone e del pianeta, non del profitto.
Per troppo tempo, i nostri mezzi di sussistenza sono stati minati dalla ricerca del profitto. L’espropriazione della terra, l’omicidio di massa e la schiavitù su vasta scala hanno costruito le grandi ricchezze, i mercati del cotone e dei beni industriali e il sistema finanziario ed estrattivo tuttora esistenti. La loro eredità è evidente. Le persone muoiono di fame mentre buttiamo via il cibo. Gli edifici sono vuoti mentre le persone dormono per strada. Le comunità della classe operaia (…) sono state avvelenate da industrie inquinanti che stanno rovinando il clima, e il tutto per rendere i ricchi più ricchi.
Non possiamo più permettere che le nostre vite e la nostra liberazione vengano minate da un sistema estrattivo che sradica la ricchezza dalla natura, dalle comunità, dai lavoratori e dai popoli vulnerabili, facendo ricadere su di essi tutti i costi. Non consentiremo più ai monopoli e ai loro servitori politici di controllare le risorse di cui abbiamo bisogno e il destino delle nostre vite. Chiediamo giustizia e potere affinché il Popolo determini il nostro futuro, un futuro che appartiene a tutti coloro che vivono e che vivranno.
Le generazioni future hanno diritto a un bellissimo pianeta con un ambiente naturale vitale che possa sostenere una vita dignitosa per tutte le persone. La creazione di una società completamente ecologica richiederà una trasformazione rivoluzionaria per sostituire l’ordine sociale capitalista basato sullo sfruttamento e l’oppressione con una nuova società basata sulla cooperazione, l’equità e la giustizia. Un New Deal verde deve servire da ponte verso questo futuro. A tal fine, sosteniamo le risoluzioni presentate dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez alla Camera dei Rappresentanti e dal senatore Ed Markey al Senato, pur riconoscendo che si tratta di strumenti per aprire il dibattito, non schemi completi e adeguati. Le loro proposte si trovano ad affrontare una forte opposizione da parte dei politici legati alle corporation e una derisione nervosa da parte degli esperti di Wall Street, ma l’opportunità di fare una campagna per un New Deal verde radicale ed efficace rimane nelle nostre mani. (…)
Il New Deal verde radicale di cui abbiamo bisogno non sarà introdotto con un’unica legge o risoluzione: può emergere solo dalle lotte di base dei lavoratori e dei movimenti sociali. Insieme ai nostri alleati, possiamo organizzare un potente movimento plurale per catalizzare la grande svolta a sinistra nella politica americana e gli enormi cambiamenti strutturali necessari per garantire la giustizia climatica e la sopravvivenza umana.
Poiché vediamo la lotta per il clima come una lotta contro il capitalismo stesso e le miriadi di forme di oppressione che lo sostengono, proponiamo di organizzarci all’interno dei Socialisti Democratici d’America (DSA) e al di fuori, secondo i seguenti principi guida per un New Deal verde radicale:
1) Decarbonizzare completamente l’economia entro il 2030. Dobbiamo stabilire un arco temporale più ambizioso di quanto suggerito dai percorsi del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) di 1,5°C, a causa della responsabilità storica degli Stati Uniti per l’inquinamento da carbonio, perché le società altamente industrializzate hanno la maggiore capacità di ridurre rapidamente le emissioni e consentire il passaggio dall’infinita crescita alimentata dai fossili ai sistemi rigenerativi e perché una decarbonizzazione più rapida ci offrirà le maggiori possibilità di evitare ulteriori, catastrofici danni al clima. Dobbiamo mobilitare tutti i settori dell’economia ad alto consumo di carbonio per eliminare le emissioni di gas serra alla fonte e per aumentare i processi che assorbono e rimuovono in modo sicuro e naturale l’eccesso di carbonio nell’atmosfera, non come “compensazioni” basate sul mercato per le emissioni in corso, ma per iniziare a ripristinare un clima sicuro per tutti.
2) Democratizzare il controllo sui principali sistemi e risorse energetici. Nazionalizzare i produttori di combustibili fossili per eliminarli il più rapidamente possibile e vietare che vengano autorizzati o realizzati nuovi progetti basati sui combustibili fossili. Socializzare le industrie dipendenti dai fossili in modo che possano essere ridimensionate o convertite in processi privi di fossili. Stabilire la proprietà pubblica dei servizi pubblici e della rete elettrica e supportare le cooperative energetiche e i progetti di energia solare ed eolica per il controllo democratico del passaggio al 100% di energia rinnovabile. Passare dalla monocoltura e dalle fattorie industriali all’agroecologia diversificata. Espandere le banche pubbliche comunali e statali, finanziare i trust fondiari della comunità e porre fine alla privatizzazione dell’acqua. Reinvestire ed espandere i parchi nazionali; ampliare notevolmente le foreste nazionali, le praterie e le riserve naturali per consentire la cattura naturale del carbonio; preservare le terre pubbliche per le generazioni future. Incoraggiare la sostituzione di veicoli di proprietà individuale e dei viaggi aerei a corto raggio con ferrovie elettriche regionali e ad alta velocità ampliate, trasporto pubblico gratuito, veicoli condivisi, biciclette e altri mezzi di trasporto non a combustibile fossile, a beneficio delle comunità svantaggiate. Il futuro è un bene pubblico, non un lusso privato.
3) Mettere le classi lavoratrici al centro di una giusta transizione verso un’economia di assistenza sociale ed ecologica. Garantire un lavoro con salari e benefici sindacali a tutti coloro che lo desiderano creando milioni di posti di lavoro nel settore pubblico e finanziando ingenti investimenti diretti per costruire infrastrutture decarbonizzate in settori critici come le energie rinnovabili, l’agricoltura rigenerativa, il ripristino del suolo e degli ecosistemi, la mitigazione dell’impatto ambientale e l’adattamento ai cambiamenti climatici, espandendo al contempo il supporto per i settori dell’assistenza a basse emissioni di carbonio come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e il lavoro domestico. Garantire ai lavoratori una maggiore protezione del lavoro e diritti di organizzazione collettiva. Promuovere cooperative e imprese di proprietà dei lavoratori e controllate dai lavoratori a tutti i livelli dell’economia. Garantire il controllo democratico dei lavoratori sull’uso dell’innovazione tecnologica e dell’automazione del lavoro. Ridurre la settimana lavorativa e garantire un adeguato congedo parentale retribuito e ferie per tutti i lavoratori.
4) Demercificare la sopravvivenza garantendo salari, assistenza sanitaria, assistenza all’infanzia, alloggio, cibo, acqua, energia, trasporto pubblico, un ambiente sano e altre necessità per tutti. Garantire che le forze del mercato non espellano le comunità di frontiera e della classe operaia dai loro quartieri, sviluppando un controllo universale degli affitti e collaborando con le comunità esposte a pericoli causati dal clima per trasferirle su terreni più sicuri. Rendere gratuita l’istruzione universitaria in modo che tutti abbiano accesso a possibilità di apprendimento capaci di facilitare la rapida transizione della società. Assicurare che terre e risorse siano prioritariamente usate per la costruzione di comunità ed ecosistemi resilienti per la maggioranza, non per la minoranza.
5) Reinventare le nostre comunità per servire le persone e il pianeta, non il profitto. Facilitare la creazione di consigli di transizione di quartiere come nodi per la distribuzione, l’istruzione, la pianificazione partecipativa e i processi decisionali democratici. Accordare priorità ai finanziamenti per i progetti che costruiscono la salute e la ricchezza della comunità, a partire dalla classe operaia, dalle comunità razziali e dalle popolazioni indigene che sono in prima linea nella crisi climatica e nelle lotte collettive per la giustizia ambientale. Decriminalizzare, scarcerare e smilitarizzare gli spazi in tutti i settori della società. Autorizzare legalmente e materialmente le comunità a soddisfare i bisogni umani in modo da porre rimedio alle ingiustizie sociali e ambientali, tra cui l’oppressione economica, razziale, coloniale e di genere. Lavorare all’interno delle città, dei paesi e delle comunità rurali per permettere una vita migliore e più sostenibile attraverso un rinnovato uso della terra, un aggiustamento dell’espansione urbana incontrollata e un supporto per le famiglie e i quartieri in decadenza. Finanziare in modo mirato gli sforzi di risanamento per affrontare le ingiustizie ambientali e soddisfare la richiesta di aria pulita, acqua e suolo per tutti. Aiutare le comunità a pianificare la resilienza e a prepararsi a shock climatici, carenze materiali e altre conseguenze del superamento dei limiti planetari.
6) Smilitarizzare, decolonizzare e lottare per un futuro di solidarietà e cooperazione internazionale. Attuare politiche e aderire a trattati per far fronte alla minaccia esistenziale del cambiamento climatico e abbandonare la strategia condannata del dominio militare globale. Gli impegni assunti dai trattati degli Stati Uniti devono tenere conto della nostra storica responsabilità per le maggiori emissioni totali e pro capite di gas a effetto serra, che daranno impulso ai cambiamenti climatici per le generazioni future. Creare consenso in tutto il Nord del mondo per obiettivi di decarbonizzazione che superino di gran lunga quelli dei paesi meno industrializzati, che hanno contribuito di meno e soffriranno di più del riscaldamento globale. Accogliere i rifugiati, condividere liberamente le tecnologie salvavita e fornire le risorse di mitigazione e adattamento richieste dai popoli del Sud del mondo, verso i quali siamo indebitati materialmente ed energeticamente. Riconoscere la sovranità delle popolazioni indigene, con il diritto al consenso libero, preventivo e informato prima delle attività che influenzeranno il loro territorio o ambiente. Accettare le decisioni delle comunità indigene in merito alla realizzazione di futuri progetti di infrastrutture verdi che incidano sulle loro terre e sugli esseri viventi che esse sostentano. Rimuovere la presenza, l’influenza e l’occupazione militare degli Stati Uniti nel mondo; porre fine agli aiuti militari e alle esportazioni di armi; smilitarizzare i nostri confini.
7) Ridistribuire le risorse dai peggiori inquinatori con tasse giuste e progressive sui ricchi, sulle grandi società e sull’industria inquinante, nonché reindirizzando i fondi dalla polizia, dalle carceri e dal budget militare gonfiato del nostro governo, che nulla hanno a che vedere con la difesa delle persone che vivono all’interno dei confini americani e tutto con il mantenimento del dominio imperiale sulle altre nazioni e il controllo capitalista delle risorse del mondo. La politica monetaria degli Stati Uniti ha finanziato guerre senza fine ed estrazione di ricchezza da parte delle élite per un tempo sufficientemente lungo: è ora di usarla per finanziare la trasformazione di cui abbiamo bisogno.
Questi principi guida sono solo un inizio, non un punto di arrivo, per l’impegno dei DSA nella campagna per un New Deal verde. Concordiamo con la richiesta di sviluppare un processo di New Deal verde che sia trasparente, inclusivo e democratico. Dobbiamo chiarire a tutti i politici che non accetteremo un New Deal verde annacquato che possano sfruttare come semplice slogan elettorale. O combatteranno per il New Deal verde radicale sostenuto dalla nostra coalizione o saranno denunciati come collaboratori dell’élite ecocida, privi di qualunque preoccupazione per il nostro futuro.
Il nostro ruolo è di aiutare a costruire un movimento militante di massa della classe operaia che sia abbastanza forte da garantire la prosperità umana per tutti oltre i prossimi decenni critici, e non solo la sopravvivenza per alcuni. Insieme possiamo spezzare il potere dei capitalisti e garantire la rigenerazione di un vitale mondo naturale che ospiti l’umanità – e tutte le forme di vita – per molte generazioni a venire.
(Traduzione dall’inglese a cura della nostra redazione)