Tribuna congressuale – Come rafforzare il lavoro di FP sul fronte femminista e LGBTQ+?

Per la nostra tribuna congressuale, un contributo di riflessione e alcune proposte dai compagni Fabio Martoccia ed Enrico Piatti

Da militanti rivoluzionari, sebbene in grado di delineare possibili strategie su fronti come l’antirazzismo o l’ambientalismo, purtroppo non riusciamo a elaborare una linea d’azione definitiva per ciò che concerne  la politica femminista. Come affrontare una lotta che, dal punto di vista storico – sociale, è sempre in costante cambiamento? Allo stesso tempo, come incorporare questa dinamica di lotta nella nostra organizzazione?

Si rende necessario elaborare una modalità di lavoro che possa delineare una possibile linea d’azione riguardo alle lotte femministe e LGBTQ+, le quali possiedono caratteristiche comuni sia dal punto di vista dell’azione politica sia da quello, purtroppo, della repressione da parte delle autorità.

Il primo aspetto da menzionare è che la lotta femminista, come anche quella LGBTQ+, è come già detto in costante trasformazione. È plausibile, pertanto, che all’interno stesso della nostra organizzazione vi possa essere diversità di vedute fra * militanti. Importante è, quindi, trovare una comune area d’azione, una piazza ove poter esportare le proprie idee di lotta. Un possibile scenario potrebbero essere le manifestazioni di Non Una Di Meno, che si svolgono tra le altre nelle due città in cui Fronte Popolare è più forte, ovvero Milano e Torino. Interessante è anche, sulla piazza torinese, il Frocial Mass, una manifestazione alla quale partecipano tutte le maggiori realtà antagoniste del capoluogo piemontese. Fronte Popolare vi potrebbe partecipare, portando a conoscenza della piazza le proprie idee attraverso la distribuzione di volantini o l’affissione di manifesti.

Si potrebbe altresì cercare di fare nostre alcune forme di lotta, anche teorica, tipiche delle realtà sopracitate (pensiamo alla cosiddetta area dell’Autonomia).

Tutto ciò può bastare? A parer nostro, volendo mettere le cose in chiaro, assolutamente no. Come possiamo aiutare le nostre compagne nella lotta femminista, considerando la nostra debolezza organizzativa su questo fronte?

Un altro problema potrebbe riguardare un’eventuale difficoltà da parte della commissione femminista di Fronte Popolare a coprire adeguatamente le istanze delle compagne delle sezioni territoriali. Si potrebbe quindi integrare nel lavoro della commissione alcuni compagni, scegliendoli tra coloro che si professano più sensibili e interessati alle dinamiche di lotta femminista e LGBTQ+. La sopracitata commissione potrebbe poi essere inserita in una dinamica più ampia, ovvero in un organo che comprendesse tutt* * rappresentanti delle commissioni femministe facenti capo ai vari partiti e movimenti che compongono il Coordinamento delle Sinistre d’Opposizione.

Si potrebbero altresì sviluppate strategie di lotta comuni in tali ambiti con le forze nostre alleate presenti all’estero (pensiamo, ad esempio, al Workers World Party o al Party for Socialism and Liberation, realtà entrambe di provenienza statunitense). Riteniamo le due sigle sopracitate come aventi un impianto ideologico femminista particolarmente interessante, anche in virtù del fatto che gli Stati Uniti sono una delle culle della nuova ondata di proteste e mobilitazioni in senso femminista e LGBTQ+, con la nascita tra gli altri del movimento MeToo. Potremmo a tal proposito organizzare riunioni o eventi, anche telematici, con rappresentanti delle suddette forze, al fine di scambiarci opinioni in merito alle strategie da adottare e portare avanti.

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