All’orizzonte solo una soluzione: costruire una nuova società basata su progresso, ambiente e salute.
di Adamo Mastrangelo
In Italia si consumano 2 metri quadrati di suolo al secondo. In tutto il 2020, con la popolazione confinata dal covid, il cemento ha continuato a crescere e a mangiarsi fette importanti di territorio. Nell’anno della prima ondata, l’Italia e i suoi Comuni hanno concesso licenze edilizie per ben 13 milioni di metri quadrati. L’Istat ha pubblicato i dati degli ultimi vent’anni: risultano essere a dir poco raccapriccianti. Eppure non considera gli abusi edilizi e le strade che collegano i nuovi centri edilizi, anch’esse consumatrici di terra vergine. Eppure il nostro Paese perde più di 150 mila abitanti ogni anno: un controsenso pericoloso che nasconde ben altro.
La Costituzione Italiana parla certamente di paesaggio nel suo articolo 9: «la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione». ma ad onor del vero non si parla esplicitamente di salvaguardia ambientale. Il motivo è semplicemente di tipo “epocale”. Nel 1948, anno dell’entrata in vigore della nostra Costituzione, il tema del cambiamento climatico non era né all’ordine del giorno, né tantomeno immaginato dai principali intellettuali dell’epoca. Le preoccupazioni, diciamo, erano altre e la parola paesaggio può, in effetti, stare a significare troppe altre cose, tanto da confonderle le une nelle altre, dove la tutela paesaggistica come quella ambientale o come quella urbanistica potrebbero riferirsi agli stessi oggetti. È solo con la Riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 che leggiamo nel nuovo art. 117 Cost. la parola ambiente.
L’ambiente resta una materia esclusiva dello Stato e l’attuazione della Costituzione per tutelare il paesaggio sarebbe possibile con l’attuazione di una legge urbanistica nazionale, che segua il percorso tracciato dai paesi nord-europei, dove si sta procedendo verso un consumo del suolo sempre minore, a vantaggio della riqualificazione di zone verdi. Saremmo stati probabilmente i primi in Europa già sessant’anni fa con la Legge 18 aprile 1962, con la quale Fiorentino Saullo (DC) propose una nuova Legge Urbanistica, che venne osteggiata in primo luogo proprio dai suoi colleghi di partito. La legge si proponeva di contrastare la speculazione fondiaria e di pianificare lo sviluppo edilizio con i piani di zona, che vincolavano porzioni di territorio da destinare all’edilizia residenziale economica o popolare e ai relativi servizi complementari annessi. La norma rese, per la prima volta, utilizzabile l’espropriazione per pubblica utilità.
Ma è in Sardegna che qualcosa ha portato già dei frutti. Fu Gian Valerio Sanna, Assessore all’Urbanistica della Giunta di centrosinistra, a costruire l’impianto della Legge “Salva-Coste” del 2004. La legge era davvero semplice e come le cose semplici e chiare lasciava poco spazio alle interpretazioni: non puoi costruire nulla a 300 metri dal mare e puoi soltanto ristrutturare o abbattere entro 3 km dal mare. Questa legge, come molti si aspettavano, è in pericolo con la controriforma portata avanti dall’attuale Giunta di centrodestra.
L’Italia però continua a costruire e tanto. Solo in Lombardia la cementificazione (nel biennio 2019-2020) ha riguardato 765,45 ettari di terre vergini, ovvero 766 km quadrati. È la capolista, seguita da Piemonte e Veneto, che compongono tutte assieme la direttrice nord-italiana campionessa di cementificazione, proprio nella pianura padana, tra le regioni più inquinate d’Europa. Le cose vanno a braccetto, lo sappiamo benissimo, tanto che oggi più che mai è necessario spezzare il dualismo “produzione-inquinamento” (che tanto impegna la questione Ilva di Taranto ad esempio). Ci domandiamo dunque se sia possibile costruire benessere economico senza sfruttare il territorio; se sia possibile conciliare lavoro, ambiente e salute. Crediamo sia tra le sfide principali dei prossimi anni, alla quale stanno guardando indistintamente tutte le nuove generazioni del mondo, alle quali dovremmo essere in grado di offrire una risposta certa e una proposta politica seria, nonché una visione di una nuova società possibile, basata su progresso, ambiente e salute.