Elezioni in Francia: una vittoria di Pirro per la NUPES

Domenica 19 giugno si è tenuto il secondo turno delle elezioni parlamentari francesi. Dopo il buon risultato alle presidenziali, Mélenchon ha continuato la campagna elettorale per proporsi come primo ministro, appoggiato dalle forze di sinistra ed ecologiste, dando vita alla Nuova Unione Popolare, Ecologista e Sociale (NUPES). Secondo lo stesso Mélenchon, la NUPES persegue “il desiderio di armonia tra gli esseri umani e con la natura, […] un mondo in cui si dia priorità alle rotture ecologiche e sociali che la nostra epoca impone, ora che il cambiamento climatico sta prendendo piede e le disuguaglianze di ricchezza si stanno diffondendo […], la fine al maltrattamento delle politiche liberali e lo stop all’avanzamento dell’estrema destra.”

Purtroppo, l’indiscutibile buon risultato formale della NUPES è una tragica vittoria di Pirro. Anche se la NUPES è riuscita ad estromettere dal parlamento alcune figure di governative di spicco, come l’ex-ministro degli Interni Christophe Castaner (tristemente famoso per aver guidato la repressione contro i Gilets Jaunes), il presidente della Camera Richard Ferrand, e la ministra Amélie de Montchalin, e a conquistare i quartieri popolari dei grandi centri urbani, il risultato di Mélenchon è difficile che produca un cambiamento di rotta politico. L’astensione tra le giovani e i giovani è stata nuovamente da record, nonostante i grandi sforzi di Mélenchon in questo senso.

Una coalizione di una decina di partiti (tra cui i socialisti, che cinque anni fa governavano, e i verdi che non sono nemmeno di sinistra) arranca poco sopra i 140 seggi e risulta irrilevante ai fini del governo. In parlamento esiste una maggioranza liberale, di centrodestra ed europeista, malgrado il crollo del partito di Macron Ensemble, che rimane comunque, largamente la prima forza parlamentare. L’accordo coi Repubblicani potrebbe non essere raggiunto, è vero, ma siamo nel campo delle ipotesi.

Intanto i fascisti dilagano (una novantina di seggi, e presentandosi in un unico partito) e conquistano la Francia profonda, mentre l’astensionismo diventa maggioritario. In pratica, parametrando sulle specificità francesi, questa tornata elettorale è l’equivalente del nostro 1994: un terremoto politico che avviene nel quadro e per effetto della costruzione europea e che minaccia la tenuta democratica del paese.

Riuscirà la composita coalizione di Mélenchon, tutta fondata sul carisma personale del leader, a rimanere compatta e interpretare il ruolo atrocemente difficile che le spetta? Non lo diamo per scontato. E le prime crepe già emergono nella trattativa per creare un gruppo parlamentare unico.

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