Climate Social Camp a Torino: per l’ambientalismo e l’internazionalismo!

Dal 25 al 29 luglio, si è tenuto a Torino il Climate Social Camp, l’importante raduno dei Fridays For Future. Un evento di respiro internazionale, che ha riunito giovani e meno giovani da tutto il mondo per conoscersi, discutere, dibattere e condividere esperienze di lotta accumunate dall’obbiettivo di salvare l’ambiente e, quindi, superare il sistema capitalista, che distrugge la natura e mette in pericolo la vita sulla Terra.

Fronte Popolare afferma da tempo la necessità d’integrare in una prospettiva anticapitalista il fenomeno ambientalista.  La pandemia da Covid-19 ha reso evidenti i limiti del progresso umano, determinati tra l’altro dall’espansione della popolazione e dal rapporto sempre più invasivo che la nostra specie ha con l’ambiente. Per questo, condividiamo e promuoviamo la teoria del capitalismo come distruttore dell’ambiente, carattere dovuto all’irrisolvibile opposizione tra lo sviluppo infinito perseguito dal modello economico capitalista e le risorse finite della Terra

Le evidenti incongruenze della attuale ‘transizione ecologica’ e del ‘green deal europeo‘ mostrano chiaramente come il capitalismo non offra all’emergenza ecologica altro che risposte palliative, paravento di nuove occasioni di speculazione e di concentrazione della ricchezza a danno degli interessi generali.

Per questo siamo orgogliosi di aver dato il nostro piccolo contributo al Climate Social Camp tramite l’intervento del nostro compagno Juniorfrancesco D’Agostino, che è stato tra le relatrici e i relatori del dibattito dal tema “Esperienze rivoluzionarie e mondi alternativi: tra autonomie e internazionalismo”.

Juniorfrancesco ha condiviso la sua recente esperienza nelle comunità dell’F.M.L.N. in El Salvador, ponendo un particolare accento sull’importanza di una rete internazionale che sappia sostenere e appoggiare le lotte locali di ciascun Paese.

Infatti, in un processo rivoluzionario come quello a cui auspichiamo riteniamo fondamentale la costruzione di un nuovo tipo di internazionalismo. Tanti, in quest’ottica, sono gli esempi (in primis Cuba, che anche grazie agli aiuti internazionali è riuscita a reggere all’embargo statunitense; oppure il Nicaragua, in seguito alla rivoluzione). Ed è quanto ci possiamo augurare possa succedere anche in Bolivia e in Colombia, in seguito ai recenti successi elettorali dei partiti di sinistra. Anche guardando all’attuale pericolo di una escalation nel teatro ucraino, dobbiamo ricordare il forte movimento di massa internazionale contro la guerra in Vietnam. (Anche in Afghanistan, d’altronde, la sconfitta degli Stati Uniti è stata politica, non militare).

I tempi sono cambiati, ne siamo consapevoli, ma riteniamo fondamentale lavorare ad una rifondazione e ricostruzione di un movimento internazionalista che sappia declinare gli ideali di democrazia popolare e anticapitalista alle condizioni di vita le e gli oppressi in ogni angolo della Terra sono costretti a vivere, stimolandone la partecipazione e il protagonismo, facendoci promotori di una nuova etica dei rapporti sociali e economici, liberi dallo sfruttamento capitalista.

L’assenza di un antagonismo forte porta le masse a seguire le linee dei governi al soldo degli interessi capitalistici. Il nostro compito è invece far sentire e comprendere che un’altra strada è possibile. In questo quadro, però, non possiamo abbandonarci alla logica ‘terzomondista’, se questo vuol dire tirare i remi in barca e aspettare che quelle esperienze rivoluzionarie abbiano un impatto anche sulle nostre realtà. Al contrario, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità in quanto compagne e compagni che si confrontano con il capitalismo avanzato e con il cuore dell’accumulazione capitalistica globale.

Il nostro obbiettivo deve essere quello di innescare il cambiamento qui e ora. Porre la questione del potere e dell’alternativa politica negli Stati che governano il mondo è anche quindi il modo migliore per sostenere i processi rivoluzionari che si attuano alla periferia del mondo capitalista. Per fare questo, dobbiamo anche impegnarci per costruire la pace, lottando per un sistema democratico internazionale che tuteli queste esperienze.

Guarda il video dell’intervento!

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