Mercoledì 14 novembre si terrà lo “sciopero generale europeo”, promosso dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES) per protestare contro la macelleria sociale in atto in tutta l’Unione Europea in base alle direttrici politiche stabilite dalla troika UE-BCE-FMI come risposta alla crisi sistemica del capitalismo. In Italia aderisce allo sciopero la CGIL.
La piattaforma su cui lo sciopero è stato indetto è estremamente moderata ed errata, con la sua rivendicazione di un “patto sociale europeo” che è da respingere con forza, e perfettamente dentro le logiche della “concertazione” che negli ultimi decenni ha portato al disarmo dei lavoratori nella lotta contro le politiche sempre più violente e aggressive condotte dalle classi dominanti e di cui il massacro sociale cui stiamo assistendo non è che il drammatico, prevedibile epilogo. Condividiamo quindi le critiche profonde espresse dall’Unione Sindacale di Base (USB), aderente alla Federazione Sindacale Mondiale che riunisce e organizza su scala planetaria tutto il sindacalismo di classe e conflittuale, all’agitazione del 14. Capiamo e non ci sentiamo di criticare la decisione del principale sindacato di base italiano di non sottoscrivere la piattaforma. Il fatto che la CES sia nata nel solco tracciato dall’integrazione europea e con l’esplicito sostegno delle istituzioni comunitarie, apre d’altra parte nella piattaforma del 14 novembre una profonda contraddizione di fondo, e ciò malgrado la sua impostazione “euro-compatibile” e servile.
Tuttavia il 14 novembre a scioperare e a scendere in piazza è necessario che siamo in molti, convinti e combattivi. E questo perché lo sciopero europeo rappresenta un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire di innescare una spinta conflittuale a livello continentale.
Con il No Monti Day si sono create le condizioni per un’unità nella lotta tra le correnti conflittuali e di classe della CGIL (Rete 28 Aprile) e il sindacalismo di base, sempre più protagonista delle lotte sociali, dal San Raffaele all’ILVA di Taranto. Spetta alla politica, spetta ai comunisti di fare da collante per cementare quell’unità e dare al nostro paese l’opposizione di massa indispensabile per non soccombere all’arbitrio del capitale finanziario e alla crisi da esso prodotta.
Per questo motivo dedichiamo allo sciopero del 14 una poesia della poetessa sandinista Gioconda Belli, nicaraguense e rivoluzionaria. Un augurio a tutti noi di essere in grado di fare di quella data un momento utile in questa fase cruciale.
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Sciopero
Voglio uno sciopero cui partecipiamo tutti.
Uno sciopero di braccia, gambe, di capelli,
uno sciopero che nasca in ogni corpo.
Voglio uno sciopero
di operai di colombe
di autisti di fiori
di tecnici di bambini
di medici di donne.
Voglio uno sciopero grande,
che finanche l’amore conquisti.
Uno sciopero che ogni cosa fermi,
l’orologio la fabbrica
le maestranze le scuole
l’autobus gli ospedali
la strada i porti.
Uno sciopero di occhi, di mani e di baci.
Uno sciopero in cui respirare non sia permesso,
uno sciopero dove nasca il silenzio
per sentire i passi del tiranno che se ne va.