MILANO – Jobs Act cancellato? Pensioni dignitose? Mai più Condoni fiscali? Prima i poveri o prima i ricchi? Alla luce dei fatti, prima i ricchi dicono gli atti del Governo. Il “partito degli onesti” con le stelle al petto ci ha regalato un condono coi fiocchi anche se la loro propaganda lo chiama “pace fiscale”. E quelli che pagano sempre le tasse che pace hanno? Già, quelli che pagano le imposte che servono per finanziare quella miseria di stato sociale che è rimasto in Italia, cosa provano? Felicità? Entusiasmo? Oppure sono un po’ inquieti, anzi, alterati per non usare termini volgari. Alterati dalla ingiustizia, da governi che in questo Paese premiano sempre i disonesti, che vendono ai privati i beni pubblici, che rendono precari i lavoratori e fanno pagare la sanità. La cancellazione Jobs Act è un’altra promessa non mantenuta dal partito del popolo che con facce nuove e promesse di rottamazione varia, ci lasciano in balia degli appalti, dei subappalti e di oltre 40 contratti precari senza alcun art.18. E che dire dell’altra bandiera? L’abolizione della Fornero? La vera riforma delle pensioni sarebbe stato il ripristino del calcolo retributivo e l’abolizione di quello contributivo. Eh già, perché è questa la ragione per cui con 35 o 43 anni di lavoro le pensioni saranno sempre basse! La vera riforma strutturale è stata eseguita nel 1996 dal Governo Dini e non dalla Fornero che, pur piangendo, ha solo anticipato l’entrata in vigore del calcolo Contributivo senza più progressione. Infatti, la reale differenza rispetto a prima è che la pensione non sarà più calcolata sul salario e basata sulla solidarietà (SISTEMA RETRIBUTIVO), bensì calcolata sulla base della propria contribuzione, così bassa per chi è precario da decenni o per chi ha salari da 1000 o 1300 euro da fornire assegni da fame (SISTEMA CONTRIBUTIVO). Queste menzogne verranno a galla quando molti vi si scontreranno nei fatti purtroppo, ma chi oggi ha manifestato in diverse città italiane lo ha già compreso. Il decreto Sicurezza mette al sicuro solo la repressione verso qualsiasi forma di lotta adottata dai lavoratori. Occupare una strada ordinaria… sarà reato. Un capannone per protestare… sarà reato. Oggi è stata una giornata di conflitto e di consapevolezza, di unità e di cammino verso la costruzione di un fronte più ampio che sappia arrestare la deriva repressiva e razzista che, invece, vuole scatenare una guerra tra poveri, tra italiani e stranieri, tra chi ha e chi non ha. Il conflitto, invece, è sempre lo stesso. Lo sciopero del sindacalismo di Base, unico a sostenere ancora il conflitto e le ragioni dei lavoratori, lo ha ricordato. Il conflitto nella società è tra chi sfrutta e chi è sfruttato, tra chi vive della rendita della speculazione umana e materiale e chi è vittima di quella speculazione.