Mediglia (Milano): la cellula di FP ricorda Pasqualino Lombardi, bracciante comunista di 18 anni ammazzato dal padrone

Questa mattina a Mediglia, alle porte di Milano,  le compagne e i compagni della cellula di Fronte Popolare del Sud Milano hanno reso omaggio alla memoria di Pasqualino Lombardi, bracciante comunista di 18 anni assassinato per mano padronale il 20 maggio 1949 durante il grande sciopero agrario, nel settantesimo anniversario del suo omicidio. Un momento per ricostruire il filo della memoria e della consapevolezza delle radici profonde delle ingiustizie e delle violenze contro cui lottiamo oggi. Pubblichiamo a seguire il discorso con cui il compagno Giovanni Ordanini, rappresentante del direttivo della sezione provinciale milanese di FP, ha contestualizzato la figura di Pasqualino Lombardi e la sua barbara uccisione.

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1949. L’Italia è un paese ancora a fortissima trazione agricola e i centri di potere politico ed economico. oltre a essere stati teatro della Resistenza nelle fabbriche, sono allo stesso tempo i centri pulsanti dell’agricoltura italiana. Con la vittoria della Democrazia Cristiana un anno prima e l’allontanamento del PCI dal governo, inizia la vera fase di lotte sociali per ottenere i diritti di tutti i lavoratori, lotte capeggiate dalla CGIL e dal PCI. È una fase estremamente delicata: stiamo passando da un sistema tradizionale a uno moderno, che preannuncia il boom economico. I protagonisti di questo cambiamento sono due: da un lato i proprietari agrari, conservatori e ancora collusi con il fascismo appena sconfitto, dall’altro le masse di contadini, poverissimi, affamati ancora prima di pane che di diritti. A supporto dei primi c’era la Confindustria di Costa e la polizia di Scelba, gli altri potevano contare sul sindacato di Di Vittorio e sul partito di Togliatti.

È dunque in questo scenario che divampa lo sciopero primaverile dei 40 giorni, che a fasi alterne continuerà anche nel 1950, con epicentri in tutta la penisola e una solidarietà tra i lavoratori che non conosce barriere regionali: ricordiamo i metalmeccanici della Ansaldo di Genova che fecero arrivare nelle nostre campagne treni carichi di cibo per gli scioperanti. Scioperanti per le terribili condizioni di lavoro, per le paghe da fame, per lo sfruttamento, per il fatto che il governo democristiano, mentre il loro papa promulgava quell’anno la scomunica per chi si fosse confessato comunista, non si convinceva a promulgare la riforma agraria, che avrebbe dovuto redistribuire la terra tra tutti i contadini e smantellare il regime di latifondo.

In questo clima accesissimo di scioperi, l’unità tra lavoratori era tutto: non dovevano scalfirli nè le botte della polizia, né l’immissione forzata di centinaia di crumiri veneti, né gli omicidi politici. Oggi ricordiamo Pasqualino Lombardi, diciottenne comunista che venne ammazzato da un padrone durante uno di questi scioperi, padrone che mai venne condannato, ma al contrario assolto “per legittima difesa”. Ma oltre al compagno Lombardi altri furono i caduti: Riccardo Bertoni, Maria Margotti, Vittorio Veronesi, Luigi Venturini e sicuramente altri.

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