Che la destra fascista, post-fascista, neo-fascista o cripto-fascista, in un secolo di storia, non abbia mai mancato un’occasione per dar prova della sua frettolosa disponibilità a sottomettersi al padrone straniero di turno, sacrificando agli interessi di quest’ultimo ogni barlume di dignità nazionale, è cosa ben nota a tutti. Quanto più spazio e potere hanno avuto le forze dell’estrema destra, tanto più profonde sono state le disgrazie da ciò causate. Le macerie della Seconda Guerra Mondiale e il sangue delle vittime della strategia della tensione rappresentano in questo senso un monito perenne.
In questi anni, le ultime filiazioni dell’infame progenie, la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, hanno trovato un nuovo sponsor straniero: Steve Bannon. L’ex consigliere di Trump è da anni impegnato nella costruzione di una rete nera di estremisti di destra nei paesi dell’Unione Europea, con la finalità di scardinare dall’interno il progetto ultraimperialista di superpotenza europea guidato dalla Germania e dalla Francia. A finanziare il piano, le ricchissime fondazioni dell’alt right americana, quella dei creazionisti, degli anti-abortisti, degli strenui difensori dell’eredità della segregazione razziale. Il tutto al servizio di una forma di nazionalismo statunitense che rappresenta una risposta scomposta, isterica, violenta, pericolosissima ma di grande impatto su parte della società USA alle conseguenze del declino tendenziale dell’egemonia americana nel mondo e alla crisi sociale che sta divorando sempre nuove fasce di classe operaia e ceto medio in tutti i cinquanta Stati.
Con la benedizione, il sostegno politico e le risorse offerte da Bannon, l’estrema destra europea ha provato a fare un salto di qualità, con risultati notevoli soprattutto in Italia. La Lega di Salvini e la riedizione del MSI guidata dalla Meloni hanno mietuto successi elettorali straordinari, spostato a destra l’asse della politica italiana, eccitato l’odio e il rancore tra le classi popolari, cavalcato l’onda della rabbia montante generata dalle nuove povertà per indirizzarla alla prostituzione del Paese agli interessi dell’amministrazione Trump.
Ora Bannon è stato arrestato per frode nell’ambito della raccolta di fondi privati a favore del muro della vergogna e del genocidio al confine tra USA e Messico. Ecco dunque che il nume tutelare diventa per Salvini e Meloni un cadavere in putrefazione piazzato al centro del salotto di casa. E subito è tutto un prendere le distanze, un fingere di “conoscerlo appena”, un ostentare distacco. Ma mentre la Meloni può stare tranquilla per quel che riguarda gli equilibri interni al suo partito, per Salvini l’arresto di Bannon si trasforma in un ennesimo, grave problema per le sorti del suo controllo sulla Lega, insidiato dall’allungarsi dell’ombra di quel Luca Zaia che molti vorrebbero come nuovo leader del Carroccio e garante della sua transizione verso i ranghi europeisti.
I giochi sono aperti, mentre l’approssimarsi delle elezioni presidenziali USA mette in discussione le alleanze internazionali su cui si fondano le fortune di Salvini e Meloni. A noi il compito di capire, vigilare e lottare per smascherare, una volta di più, l’infamia dell’estrema destra.