A partire dal 2004, il 10 febbraio di ogni anno si tiene il Giorno del Ricordo, istituito allo scopo di ricordare le vicende che si svolsero in Istria sul finire del secondo conflitto mondiale.
In realtà, la data del 10 febbraio 1947 andrebbe ricordata per essere la data della firma del Trattato di Parigi, che sancì la sconfitta delle armate fasciste e naziste, che costò 50 milioni di morti fra la popolazione civile, fra cui 6 milioni di ebrei e 30 milioni di cittadini e cittadine dell’URSS.
Invece, l’istituzione del Giorno del Ricordo volle essere una sorta di contro bilanciamento (come se ciò fosse possibile!) delle celebrazioni della Liberazione (25 aprile in primis).
Le tragiche vicende istriane devono per forza di cose essere considerate all’interno del contesto in cui avvennero, segnato dalle convulsioni di una guerra civile, parte di un tremendo conflitto mondiale. Eventi, questi, causati dalla guerra di aggressione scatenata dai governi fascista e nazista, con i crimini di guerra commessi dalle truppe italiane, a seguito dell’invasione della Jugoslavia, che causò 230.000 morti fra le popolazioni civili di Montenegro, Croazia, Slovenia. Le stesse terribili vicende conosciute come foibe (che ebbero momenti diversi, con l’insurrezione popolare del 1943 e poi nel maggio 1945) non devono essere negate, ma certamente ricondotte alle loro reali dimensioni e inserite in questo contesto terribile. Invece, esse diventano l’occasione per nuove e continue strumentalizzazioni, anzi, in questo caso, di vera e propria propaganda reazionaria.
Che senso avrebbe, altrimenti, riesumare, nello stile e nei contenuti, gli strumenti propagandistici della destra nostalgica tipici del dopoguerra e della Guerra Fredda ?
A pochi giorni dalla celebrazione della Giornata della Memoria, in ricordo della Shoah, è una provocazione inaccettabile vedere dipinti quei giganti con la stella rossa che scacciano civili inermi: fingendo di dimenticare che furono i soldati dell’Armata Rossa a porre fine all’inferno di Auschwitz! Ci uniamo quindi alla richiesta dell’ANPI, rivolta alla Regione Piemonte, di ritirare immediatamente quel manifesto provocatorio e fuori dal tempo. Non è accettabile che una istituzione pubblica si faccia strumento di un simile scempio.
Proponiamo a tutte le forze democratiche e antifasciste di ritrovarsi davanti al Consiglio Regionale del Piemonte (Palazzo Lascaris), per un momento di riflessione e di protesta, mercoledì 9 febbraio alle h 15:00 .
Sinistra in Comune (Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, DeMa, Torino EcoSolidale);
Partito Comunista Italiano; Fronte Popolare.