Fronte Popolare lancia ufficialmente la sua campagna contro la guerra e il carovita. Nelle prossime settimane, tutta l’organizzazione sarà impegnata nella promozione della pace tra i popoli e contro la guerra imperialista e la sua feroce propaganda. Lo faremo attraverso banchetti e iniziative, cercando di coinvolgere più persone possibili e gettare le basi per una azione comune su questo tema con altre forze politiche, sindacali, organizzazioni. Qua puoi trovare tutti i materiali della campagna. Di seguito il comunicato di lancio.

No alla guerra, lottiamo per la pace!
La guerra fa orrore: in guerra si muore e in guerra si uccidono altri esseri umani. Il capitalismo, essendo un sistema basato sul profitto privato, ha una tendenza alla guerra. Per questo la richiesta di pace è da sempre stata terreno di mobilitazione delle classi popolari, che in guerra pagano il prezzo più alto.
Nel caso dell’Ucraina, da una parte non si può sostenere un attacco che viola il diritto internazionale. Dall’altra, non si possono tacere le gravi responsabilità dell’Occidente nel fomentare la guerra, a partire dal colpo di Stato del 2014 in Ucraina che ha portato alla repressione delle popolazioni russofone e alla guerra che nel Donbass dura già da 8 anni.
Il rischio di una guerra su larga scala è tornato a crescere spaventosamente. La violenza con cui il sistema mediatico del nostro paese e dell’intero Occidente ci spinge ad assuefarci alla logica di guerra è spaventosa e va respinta.
Un sistema di relazioni internazionali più democratico e plurale è osteggiato in primo luogo dallo strapotere militare ed economico statunitense, che pretende di marginalizzare e schiacciare chiunque non condivida i suoi interessi strategici. Noi lottiamo per promuovere un’idea di progresso umano capace di fare crescere la solidarietà tra i popoli, di coltivare un’opinione pubblica che si opponga agli spargimenti di sangue e alla guerra, di riportare il popolo sul palcoscenico come protagonista attivo della Storia.
Chi paga?
La guerra porta con sé, oltre alla perdita immediata di vite umane, conseguenze economico-sociali che possono rivelarsi drammatiche per i popoli. Il nostro Paese già provato da una pandemia, non ancora terminata, si trova ad affrontare un peggioramento delle condizioni sul piano economico rischiando di sprofondare in una importante e complessa crisi sociale.
I primi mesi del 2022 avevano già registrato un aumento dei costi sui consumi dell’energia elettrica e del gas, rispettivamente del 55% e del 41,8%, rincari che sono ora cresciuti di nuovo.
Oltre al caro energia, oggi assistiamo all’aumento dei prezzi di beni di prima necessità (pane, latte, pasta etc) con conseguente aggravio delle condizioni e delle possibilità di spesa delle famiglie.
A pagare le conseguenze dell’inflazione saranno le classi popolari. Le misure messe in campo dal Governo sono temporanee e del tutto inconsistenti rispetto alla gravità della situazione. Ad esempio la riduzione “a tempo” delle accise sui carburanti (25 centesimi per litro per 30 giorni dall’emanazione del provvedimento!) risulta una misura fragile e di corto respiro.
Questi provvedimenti sono la cartina di tornasole di una politica che cerca di riparare grandi buchi con piccole toppe. Come affrontare una situazione drammatica a livello sociale?
- Eliminare le accise sui carburanti in quanto tributo regressivo che pesa soprattutto sulle classi popolari
- Calmierare i prezzi dei beni essenziali
- Tassare i profitti delle compagnie petrolifere e patrimoniale sulle grandi ricchezze
Fuori l’Italia dalla NATO e fuori la NATO dall’Italia!
L’art.11 della Costituzione dice che “L’Italia ripudia la guerra (…) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Dall’inizio della guerra il governo italiano ha fatto l’opposto, schierandosi con gli Stati Uniti che hanno tutto l’interesse a far durare il più a lungo possibile il conflitto con la Russia in Europa.
Mandare tonnellate di armi significa partecipare di fatto al conflitto e non poter più svolgere efficacemente un ruolo di mediazione, ogni giorno più necessario. In una situazione di crisi economica in cui sempre più italiani non riescono ad arrivare a fine mese, le sanzioni sono un atto irresponsabile perché le loro conseguenze verranno pagate dalle classi popolari.
L’aumento di spese militari annunciato (fino al 2% del PIL) vuol dire ulteriori tagli ai servizi pubblici e più tasse per le famiglie italiane, per questo va contrastato con forza. L’Italia la smetta di essere una portaerei al servizio degli Stati Uniti e inizi a diventare un Paese indipendente con una propria politica estera e con un ruolo attivo per la pace. Lottare contro la guerra e per la pace vuol dire:
- Azioni sostanziali e immediate del governo italiano per promuovere, nel rispetto della Costituzione, una risoluzione diplomatica del conflitto in Ucraina
- Stop all’invio di armi in Ucraina (che spesso finiscono a formazioni neo-naziste) e No all’invio di soldati in Europa dell’Est
- Uscita dall’alleanza militare NATO e smantellamento basi americane e NATO situate sul territorio italiano
Scarica il volantino della campagna: