La nostra prima Festa: “la gioia di vivere e di lottare” (+Video)

Mancano ormai pochi giorni all’apertura della prima Festa di Fronte Popolare, che si terrà a Vizzolo Predabissi, nel sud-est milanese, dal 21 al 24 luglio prossimi. Quattro giorni di musica, cultura, buon cibo, stand ed impegno militante dal profondo significato politico. Un passaggio cruciale nel nostro lavoro di ricostruzione dell’alternativa rivoluzionaria, dopo un primo anno di attività densissimo di lotte e piccoli e grandi risultati che hanno fatto di FP un’organizzazione conosciuta, rispettata e capace d’incidere nel dibattito e nell’azione per restituire all’Italia la speranza di trasformazione che da troppo le è venuta a mancare.

Ci accingiamo a questo nuovo sforzo con  la consapevolezza e l’orgoglio di quello che siamo: una piccola organizzazione che si misura con compiti tanto più grandi di lei, forte di una peculiare visione del paese e del mondo e di come operare per cambiarli, capace dell’umiltà necessaria per non proclamarsi approdo definitivo di una ricerca, ma contributo costruttivo, fondato sull’azione, volto a ricostruire le condizioni soggettive per riavere quel partito rivoluzionario per il quale il movimento comunista italiano non è in tutta evidenza, al momento, ancora maturo.

Sicché la Festa diventa un’occasione in più, un nuovo passaggio per riappropriarci di quella prassi rivoluzionaria la cui trasmissione qui da noi è stata interrotta, bloccata, disarmandoci di fronte a un nemico di classe spinto con ancor più decisione all’attacco dalla crisi strutturale del capitalismo che ne testimonia una volta di più il carattere insanabilmente contraddittorio e ne accentua le spinte repressive e guerrafondaie. Perché la Festa è anzitutto questo: il frutto della disciplina cosciente e liberamente scelta di militanti che si uniscono nella costruzione di uno spazio comune non solo fisico, ma anzitutto politico nel senso più pieno e più alto del termine, offerto alle lavoratrici e ai lavoratori, alla società tutta come una piccola, temporanea ma tangibile testimonianza di quello che si può realizzare se uniti in uno sforzo comune da una comprensione profonda della realtà e dei compiti individuali e collettivi che incombono a ciascuno nella costruzione del mondo nuovo e migliore che vogliamo. Un’edificazione a cui ciascuno contribuisce dando ciò che può dare in termini di tempo, energie, capacità creative, riecheggiando il “da ciascuno secondo le possibilità” che costituisce il primo termine del paradigma comunista preconizzato da Marx.

In questo modo la Festa cessa di essere un mero luogo d’incontro, di socialità, di svago, e assume un valore più ampio: a cominciare dalle relazioni che si stabiliscono tra i militanti che la costruiscono, e che si ampliano poi a tutti i partecipanti che vi transiteranno per i quattro giorni della sua durata, siano essi avventori, artisti o delegati delle organizzazioni amiche che ci accompagneranno, essa diventa un’anticipazione, una rappresentazione delle relazioni socialiste che vogliamo costruire per tutte e per tutti e che hanno come contenuto l’unione e il coordinamento degli sforzi individuali per offrire a ciascuno la possibilità e le opportunità per crescere, sviluppare le proprie attitudini e i talenti facendone un contributo alla conquista di quell’avvenire di liberi e uguali che sappia far culminare in un trionfo collettivo contro l’oppressione, lo sfruttamento e l’alienazione, l’imperativo individuale della lotta per la conquista della felicità.

È arduo approcciarsi al lavoro di costruzione di una Festa come la nostra con obiettivi politici e filosofici tanto elevati, ma sono proprio quegli obiettivi, quell’afflato a dar senso, a rendere degna di essere vissuta l’esperienza che ci accingiamo a proporre a tutti coloro che vorranno, nel corso di quei quattro giorni, visitarci e condividere con noi la nostra passione per il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.

Introducendo una delle sue opere più note, il grande dirigente e intellettuale comunista portoghese Alvaro Cunhal poneva alcuni interrogativi: «Da dove viene, a noi comunisti, la gioia di vivere e di lottare? Cosa ci spinge a considerare l’attività del Partito come un aspetto centrale della nostra vita? Cosa ci spinge a consacrare tempo, energie, facoltà, attenzione, all’attività del Partito? Cosa ci spinge a sfidare, per le nostre idee e la nostra lotta, tutte le difficoltà e tutti i pericoli, ad affrontare persecuzioni e anche, se le condizioni lo impongono, a resistere alle torture e alle condanne, a dare la vita se necessario?» E rispondeva: «Questa gioia di vivere e di lottare ci viene dalla profonda convinzione che la causa per la quale noi lottiamo sia giusta, appassionante e invincibile». Il nostro invito a partecipare alla Festa che terremo nel caldo luglio milanese è dunque un invito a condividere con noi la gioia di vivere e di lottare che ci anima al lavoro politico, a sentirne la forza e la bellezza e chissà, di lì a unirsi ai nostri sforzi per trasformarla nella fisionomia stessa della vittoria finale dei nostri ideali.

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