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Proviamo ad analizzare insieme i risultati elettorali del 26 Maggio.
Alla crisi oggettiva e irrisolvibile del capitalismo non corrisponde lo sviluppo del conflitto e con esso di una soggettività cosciente che miri al superamento di tale sistema iniquo. Le lavoratrici e i lavoratori con le loro organizzazioni non escono rafforzati dalle elezioni europee. La bassa affluenza alle urne non è accompagnata dalla lotta di classe degli oppressi e lo scarso risultato delle forze politiche che mirano a rappresentare gli sfruttati unita alla schiacciante vittoria delle forze liberiste e reazionarie non prelude a nulla di buone né in Italia né in Europa.
Che fare?
Possiamo definirci autosufficienti? È possibile immaginare un percorso che punti a unificare tutte le migliori esperienze politiche comuniste nella direzione di un movimento al comunismo?
Costatando che il PD è una forza liberista e che la mancanza di una alternativa al governo potrebbe rafforzarlo, vi è la necessità di rompere l’egemonia degli sfruttatori praticando, di contro al settarismo, una lungimirante politica delle alleanze di classe. Con quali vertenze, movimenti, battaglie territoriali, costruire il fronte anticapitalista e l’unità delle lotte sociali e sindacali ossia l’unità di tutta la classe?
È possibile immaginare un fronte politico e sociale dove ci misuriamo su delle campagne nazionali come ad esempio la lotta contro le politiche di austerity targate UE (la prossima legge di stabilità), i decreti sicurezza 1 e 2, la lotta al razzismo?