Liberi di delinquere ancora? Per l’ILVA una sola risposta: nazionalizzazione e controllo popolare!

Senza lo scudo penale i nuovi padroni dell’Ilva minacciano la chiusura dello stabilimento di Taranto per il 6 settembre. Insomma, cambiano gli individui, ma gli agenti del capitale vogliono sempre la stessa cosa: assicurarsi in tutti i modi l’estrazione del profitto. Se la legge gli dà ragione, allora si appellano alla legge. Quando la legge non rappresenta la loro volontà, allora è la legge che si deve piegare.ILVA_-_Unità_produttiva_di_Taranto-ILVA

Questa minaccia di serrata, in una Italia sempre più colonizzata dal capitale multinazionale straniero, è l’ennesimo atto del contrattacco che i nuovi padroni stanno cercando di portare avanti da quando, lo scorso settembre, è stato firmato il nuovo accordo. Il loro messaggio è chiaro: vogliono fare quello che gli pare. Che si tratti del trattamento dei lavoratori, che si tratti di quello della popolazione tarantina e del suo territorio.

L’accordo del 6 settembre 2018 è stato definito un po’ da tutti migliorativo. Certo molto più per merito della coraggiosa azione sindacale che per la caotica volontà di cambiamento, solo di facciata, dei grillini di governo. Si erano preservati i posti di lavoro, si era tenuto fuori il vergognoso Jobs Act di Renzi dai nuovi contratti e si erano fatti passi avanti sulla questione della sicurezza ambientale.

Arcelor Mittal viene poi condannata a maggio di quest’anno per comportamento antisindacale nel processo di selezione sia degli assunti che degli esuberi. Anche qua, un’altra batosta per i padroni che sono costretti pure a pagare le spese legali. Poi, ieri, ecco l’annuncio: se non c’è immunità, la minaccia è quella di chiudere il 6 settembre 2019- ad un anno esatto dalla firma dell’accordo migliorativo.

Nauseanti le reazioni del partito democratico, che nella sua sterile critica contro il governo giallo-verde si schiera completamente e per l’ennesima volta dalla parte dei padroni. D’altronde, non ci aspettiamo che questo tipo di reazioni da parte del partito trasversale degli affari. Partito di cui fa parte anche il ministro Salvini. Il bulletto del mediterraneo tiene in questa vicenda la cresta bene distesa e la lingua pronta a battere il tamburo del capitale. Il suo amor di patria è ancora una volta frettolosamente scomparso!

Unendoci alle migliaia di voci che si levano in queste ore a difesa del lavoro, dell’ambiente e del rilancio economico e ambientale del nostro Paese, il Fronte Popolare rilancia ancora una volta la parola d’ordine della nazionalizzazione delle imprese strategiche. La proprietà deve essere pubblica, il suo controllo popolare e democratico.

Vedremo come i grillini di governo giocheranno la partita e reagiranno alla minaccia. Ma noi sappiamo bene che solo la lotta dei lavoratori e del popolo tarantino potrà, ancora una volta, evitare il peggio.

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