ILVA di Taranto: chiuso l’accordo sindacale per il subentro del gruppo indiano Mittal nella proprietà della più grande acciaieria d’Europa. Certamente, positivi sono i passi avanti fatti rispetto alla bozza Calenda per quel che riguarda in particolare i livelli occupazionali. Tuttavia, riconsegnando l’azienda alla mano privata si conferma la strategia suicida che, negli ultimi trent’anni, ha già fatto evaporare una parte rilevante del potenziale produttivo del nostro Paese. Il fatto che il nuovo proprietario sia un gruppo industriale straniero non fa che sottolineare il problema. Dopo tutto il rumore fatto intorno alla (giusta) ipotesi di nazionalizzazione di Autorstrade in seguito al crollo del Ponte Morandi, il governo Di Maio–Salvini conferma la sua continuità stategica con i precedenti esecutivi: al momento di scegliere, la scelta cade sempre sul privato.
Per noi esiste un’unica via: il rilancio della produzione industriale tramite un piano d’intervento statale nell’economia che riporti il settore pubblico alla guida dello sviluppo economico italiano. Solo un intervento pubblico garantito da una solida base istituzionale democratica e dal protagonismo organizzato delle lavoratrici e dei lavoratori può conciliare, in casi come quello di Taranto, politica industriale, tutela ambientale e occupazione, mantenendo e accrescendo la capacità del nostro Paese di produrre ricchezza. Ma ormai è chiaro: nell’era delle grandi esportazioni di denaro, delle speculazioni e dell’accelerazione della concentrazione capitale, solo le classi lavoratrici organizzate possono mettersi alla testa di una simile trasformazione della struttura economica. Il declino italiano non si fermerà, se non saremo noi a organizzarci per fermarlo!
BASTA SPECULAZIONE! BASTA PRIVATIZZAZIONI!
NAZIONALIZZAZIONI ORA!