Salvini nega lo sbarco a una nave della Guardia Costiera con 135 migranti

Matteo Salvini ha negato lo sbarco alla nave della Guardia Costiera “Gregoretti”, che trasporta 135 migranti soccorsi ieri da un peschereccio.

Con buona pace di chi abbocca alla propaganda della Lega sui migranti, questa volta le ONG non c’entrano nulla e non c’è nessuna Carola Rackete da bersagliare. Questa volta si tratta di una nave della Guardia Costiera della Repubblica Italiana, con a bordo un equipaggio di militari italiani che hanno fatto il loro dovere di marinai e tratto in salvo 135 persone. Ma la musica non cambia: divieto di sbarco imposto da Salvini.

E allora diventa evidente che “fermare gli scafisti” non c’entra nulla. Qui si tratta di martirizzare degli esseri umani per consentire alla schifosa canea leghista di distrarre il popolo italiano dai suoi veri problemi: la povertà che avanza, la disoccupazione, l’emigrazione massiccia verso il nord, ma soprattutto verso l’estero, che sta desertificando i due terzi del nostro paese di buona parte della popolazione giovane e attiva. A queste piaghe il governo non ha risposte da offrire perché è complice nel determinarle, come recentemente dimostrato dal voto del Movimento 5 Stelle a favore di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea e dal tentativo, tirato avanti fino all’ultimo, da parte della Lega di essere ammessa su quello stesso carro vincente.

Occorre dirlo con chiarezza: nel Mediterraneo avvengono crimini indicibili. Appena ieri, oltre 150 persone sono annegate al largo delle coste libiche. Chi permette che questi crimini avvengano, chi ostacola e demonizza il salvataggio delle vittime, chi nega loro accesso a porti sicuri per specularci su e ingannarci tutte e tutti, altro non è che un criminale. E tutto questo non ha nulla, ma proprio nulla a che vedere né con il giudizio sulle ONG, né con il governo del fenomeno migratorio, che continua a essere indirizzato a creare più tensione, più illegalità, più clandestinità possibile per aizzare ad arte le classi povere italiane contro i migranti e rendere questi ultimi il più possibile ricattabili e quindi sfruttabili.

La battaglia contro questo orrore è la stessa battaglia che combattiamo contro gli omicidi “bianchi” sui posti di lavoro, contro la precarietà che ci opprime e spesso ci uccide, contro lo sfascio dei nostri diritti e della solidarietà tra gli esseri umani e tra le regioni del nostro paese.

Questa battaglia ha un nome: lotta di classe. E noi sappiamo da che parte stiamo.

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