Mélenchon contro il CETA e i trattati europei, per la difesa della sovranità popolare

Proponiamo a seguire la traduzione di un articolo comparso lo scorso 7 maggio sul blog di Jean-Luc Mélenchon, principale dirigente de La France Insoumise, a proposito dell’opposizione al CETA, l’accordo di libero commercio UE-Canada, della sua connessione con i trattati europei e del modello di relazioni commerciali che esso instaura. Titolo originale: Décision européenne contre la souveraineté des peuples

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Il 30 aprile scorso, la Corte di giustizia europea ha emesso una sentenza sui tribunali arbitrali previsti dall’accordo di libero scambio con il Canada, il famigerato CETA. Tali tribunali arbitrali costituiscono una giurisdizione eccezionale per le multinazionali. Consentono loro di aggirare i tribunali nazionali e quindi di non dipendere dalle leggi in vigore nei paesi in cui operano. Tali tribunali giudicano solo sulla base di accordi commerciali e della propria giurisprudenza. Di conseguenza, gli Stati e i popoli sono privati della loro sovranità. Si trovano in balia di ricatti da parte di aziende private rese onnipotenti. Infatti, le multinazionali ottengono in questo modo il diritto di citare in giudizio gli Stati in caso di modifica della legislazione e di ottenere una compensazione finanziaria per i profitti che le modifiche legislative possono apportare. Ad esempio, una multinazionale del tabacco ha ottenuto una condanna e un risarcimento ai danni del governo australiano per via di una legge sul controllo del tabacco. L’Australia ha pagato per le sigarette che non ha potuto fumare…..

Tuttavia, questo meccanismo di confisca della sovranità popolare è stato giudicato compatibile con i trattati europei dalla Corte di giustizia. Una ragione in più  per uscire da quei trattati. Come conseguenza, il CETA sarà effettivamente accompagnato da un tribunale arbitrale. Ciò conferisce molto potere alle imprese canadesi ed europee. Ma non solo. Infatti, l’81% delle imprese statunitensi che operano nell’Unione Europea ha una filiale in Canada. Anch’esse avranno quindi accesso al tribunale arbitrale per imporre la loro volontà agli Stati europei. Questa decisione è anche un nuovo regalo al capitalismo statunitense.

Il 15 aprile scorso, il Consiglio europeo ha autorizzato la Commissione ad avviare negoziati commerciali con gli Stati Uniti. Due anni dopo il fallimento del TAFTA, vogliono concludere nuovamente un accordo di libero scambio. Il principale motore di questo rilancio dei negoziati è la Germania. Infatti, Trump minaccia ancora di reintrodurre dazi significativi sulle importazioni di automobili europee. Il settore automobilistico rappresenta il 20% dell’attività industriale tedesca e il 25% delle esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti. Il 90% del mercato americano delle auto di lusso è occupato da produttori tedeschi. In un momento in cui la sua economia subisce un serio rallentamento, è indispensabile per il governo tedesco proteggere a tutti i costi l’industria automobilistica, orientata principalmente all’esportazione.

Il governo francese, invece, si è vantato di aver votato al Consiglio europeo contro il conferimento di un mandato negoziale alla Commissione europea. Ma ha perso la votazione. Ciò significa che la Germania ha nuovamente umiliato il governo francese, mettendolo deliberatamente in minoranza. Non ha cercato una posizione di conciliazione. La “coppia” non esiste più, quando sono in gioco gli interessi del padronato tedesco. L’avevamo già visto nel caso del glifosato. Il voto della Germania è stato decisivo per determinare la sconfitta della posizione sostenuta dai francesi.

Nello stesso periodo, il gigante chimico tedesco Bayer acquistava il primo produttore di glifosato, l’americana Monsanto. Conosciamo il discorso ufficiale anti-glifosato tenuto per primo da Macron, che ha promesso di vietarlo entro tre anni, prima di tirarsi indietro. La sua maggioranza parlamentare ha respinto il disegno di legge dei deputati della France Insoumise per vietare quel veleno. Ciò perché, nel frattempo, il Consiglio europeo ha deciso di prolungare l’uso del pesticida in Europa per altri cinque anni. L’ha deciso perché i tedeschi l’hanno imposto ancora una volta ai francesi.

Lo stesso vale questa volta. Resta da valutare la dose di cinismo del presidente francese sul tema. Perché il processo di ripresa della discussione con gli Stati Uniti non è iniziato il 15 aprile. Già nell’estate 2018, Jean-Claude Juncker ha firmato una dichiarazione con il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti in favore del rilancio dei negoziati commerciali. Tale dichiarazione è stata persino accompagnata dall’abolizione delle restrizioni sull’importazione della soia e del gas di scisto americani sul suolo europeo. Da allora, le importazioni di questi due prodotti qui da noi sono aumentate rispettivamente del 112% e del 181%. Si tratta di due tra le produzioni più distruttive per il pianeta e più pericolose per il clima. Ma all’epoca Macron non ha detto nulla. Il “paladino della terra” ha accettato, come gli altri eurocrati, gli idrocarburi più sporchi e la soia OGM!

Possiamo quindi sospettare che sia consapevole del fatto che la sua opposizione alla fine non avrà alcun effetto. Il trattato di libero scambio si applicherà indipendentemente dal suo parere. D’altra parte, lui stesso ha ratificato la sua impotenza. Infatti, il 22 maggio 2018, i ministri degli Esteri hanno approvato una nuova procedura per l’adozione di accordi commerciali. Questa procedura priva i parlamenti nazionali di qualsiasi ruolo. Non hanno più alcun diritto di controllo o di voto su di essi. Il governo francese era rappresentato il giorno in cui è stata presa questa decisione e non ha ravvisato alcun problema nel rinunciare alla nostra sovranità. Da allora, questa nuova procedura è stata utilizzata per ratificare il più grande accordo di libero scambio mai firmato: il JEFTA, con il Giappone. Il Parlamento francese non voterà mai sulla sua ratifica. La posizione del governo francese al Consiglio europeo è quindi puro teatro. Macron non sta cercando di impedire un nuovo accordo con gli Stati Uniti. Vuole solo deresponsabilizzarsi. Può farlo senza rumore, poiché nessuno in Francia ne parla e la Corte di giustizia europea ha deciso che l’aspetto più inammissibile agli occhi di coloro che credono nella sovranità popolare è compatibile con i trattati europei.

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