31 gennaio 2020 – Giorno dell’indipendenza britannica dall’Unione Europea

Oggi il Regno Unito cessa ufficialmente di far parte dell’Unione Europea. Si tratta di un evento di portata storica enorme: per la prima volta la “costruzione europea” si contrae e arretra. Essa non può dunque più essere presentata come un’ineluttabile fatalità. Si tratta di una pesante sconfitta non di un’astratta unione dell’Europa, ma di un concreto e storicamente determinato processo d’integrazione pensato su misura della Capitale finanziario e finalizzato alla creazione di una potenza imperialista di nuovo tipo, al cui interno ben precise gerarchie danno luogo a forme inedite e tragiche di massacro sociale contro le classi popolari.

Le incognite di una Brexit gestita dalla destra Boris Johnson sono enormi. Forte è la preoccupazione che il governo conservatore dia in pasto il paese alle grandi compagnie private per obbedire agli ordini di Washington. Il pericolo è concreto anche grazie alle difficoltà del Partito Laburista, la cui direzione socialista incarnata da Jeremy Corbyn deve oggi, dopo la sconfitta elettorale, difendersi dall’assalto dei nostalgici del “New Labour” di Blair.

La lotta comincia ora e le classi popolari sono chiamate a organizzarsi e mobilitarsi. Questo è il senso della posizione espressa dalle compagne e dai compagni del Workers Party of Britain. Da loro abbiamo ricevuto questo documento, che volentieri pubblichiamo come stimolo a una riflessione che coinvolge direttamente anche le classi lavoratrici italiane.

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Nulla è più prezioso politicamente dell’autodeterminazione.

L’indipendenza nazionale è la chiave del progresso democratico ed economico.


 

Le banche e le grandi imprese hanno creato un nuovo ordine mondiale fatto di accordi internazionali di libero scambio, flussi di capitali altamente mobili e organismi sovranazionali come il FMI, il WTO e l’UE.

Per aver mano libera nei loro saccheggi, hanno dovuto abbattere i parlamenti nazionali democratici e sopraffare le leggi sovrane e le tutele dei singoli Paesi.

L’Ue, aiutata sia dai Conservatori che dal New Labour, ha condotto un colpo di Stato al rallentatore contro la Gran Bretagna. Innanzitutto le nostre fonti materiali di indipendenza nell’agricoltura, nella tecnica e nell’approvvigionamento energetico sono state smantellate. Successivamente, i nostri servizi pubblici e le utilities sono stati svuotati e messi sotto controllo di proprietari stranieri. Come parte dell’attacco, la presenza globale della City di Londra e dei suoi speculatori è stata liberata da ogni vincolo, mentre il nostro popolo ha iniziato a patire la fame e a dipendere dalle banche del cibo.

I produttori e i fornitori di servizi rimasti sono stati costretti a competere per gli appalti pubblici in base alle norme di in un mercato unico europeo sleale e truccato. L’UE ha alimentato meschine divisioni interne in Gran Bretagna, e con esse l’illusione che se la Scozia e il Galles si separassero, verrebbero ricompensati con una forma di “indipendenza” che li sottometterebbe completamente all’UE.

Il movimento laburista ha abbandonato la rivendicazione della sovranità


Il movimento sindacale e il Partito Laburista hanno abbandonato la rivendicazione della sovranità della Gran Bretagna e, in un completo rifiuto della nostra storia democratica, hanno creduto che i non eletti a Bruxelles e la Corte di Giustizia Europea ci avrebbero salvati. Di conseguenza, un’ampia maggioranza della classe operaia li ha abbandonati. Oggi ci sono sei milioni di lavoratrici e lavoratori sindacalizzati, ma ventisei milioni di non sindacalizzati. Peggio ancora, nel 1980 i sindacati avevano diritti di contrattazione collettiva per oltre l’80% dei lavoratori. Oggi per meno del 20%.

La maggioranza delle persone non vuole far parte di un movimento che non ha nulla da offrire loro e che non ha fiducia nel fatto che la chiave di ogni cambiamento progressivo sia la nostra lotta collettiva e non l’Unione Europea.

In assenza di un impegno del sindacato o del Partito Laburista a tutela della Gran Bretagna, le lavoratrici e i lavoratori hanno sostenuto gli ultimi arrivati nel campo della lotta anti-UE come l’UKIP e il Brexit Party e, in ultima analisi, hanno dovuto costringere il loro acerrimo avversario, il Partito Conservatore, a portare il paese fuori dall’UE.

Dopo la Brexit i conservatori saranno di troppo


I conservatori hanno un solo mandato: quello di portarci fuori dall’UE. Dopo averlo fatto, saranno di troppo. Saranno però tenuti al governo dal “Fixed Term Parliament Act” e da un Partito Laburista ancora una volta intento a sistemare casa propria per 5 anni in modo da essere pronto per la prossima volta. Il Partito Laburista, come di consueto, non favorirà l’attività fuori dal Parlamento che sarebbe necessaria per affermare i nostri interessi.

Non possiamo però aspettare: i frutti dell’indipendenza nazionale devono andare subito a beneficio di lavoratrici e lavoratori. È necessario un new deal per i lavoratori. Noi siamo la nazione. Dobbiamo prosperare. Meglio lo faremo, più saremo capaci d’ispirare gli altri a fare lo stesso: è questo il vero internazionalismo.

Nessuno può controllarci. Non vogliamo né la NATO, né un rapporto speciale con gli Stati Uniti, né vaste fasce della nostra economia in mani straniere.
Le nostre aree di pesca, la nostra agricoltura, settori manifatturieri e industriali ad alta tecnologia ricostruiti e servizi rilanciati e genuinamente pubblici, un settore pubblico e sistema di trasporti di proprietà nazionale devono prosperare in un modo nuovo.

Dobbiamo colmare il deficit democratico del Paese e creare un nuovo assetto costituzionale a beneficio del popolo.

Il controllo dell’attività del nostro parlamento da parte di istituzioni straniere non elette è finito. Ora deve cominciare un controllo responsabile della nostra intera economia da parte delle istituzioni nazionali elette dal popolo.

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