“Sblocco con i commissari dei cantieri fermi; eliminare o modificare il reddito di cittadinanza; giustizia giusta e cambiare le regole insieme per eleggere il sindaco d’Italia”. Queste le condizioni che Renzi tenta d’imporre a Conte per garantire la sopravvivenza del governo. In altre parole, il soffocamento di ogni pur residuale istanza sociale proveniente dai ranghi del M5S e il riallineamento con l’esperienza, fallimentare e antipopolare, dell’esecutivo guidato dall’attuale caporione di Italia Viva.
L’asse strategico è la conversione del modello istituzionale italiano verso un “premierato forte” con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. In altre parole, un nuovo attacco alla Costituzione e alla centralità del Parlamento, che Renzi porta avanti per tentare di accreditarsi di nuovo come interlocutore privilegiato di quei poteri italiani e internazionali che hanno sostenuto la sua fulminea ascesa al potere nel periodo 2012-2014.
Da sottolineare il sostegno alla speculazione sulle grandi opere inutili tramite la proposta della generalizzazione del modello dei “commissari”, ossia dell’attribuzione di poteri speciali a soggetti che possano ignorare una quantità d vincoli legali. Una posizione che fa bene il paio con quella sulla “giustizia giusta”, e cioè sulla prescrizione: garantire il massimo d’impunità ad affaristi e malversatori.
E poi l’attacco al reddito di cittadinanza – misura verso la quale siamo sempre stati critici – cui viene affidato un messaggio chiaro: i soldi ci sono per tutto, meno che per sostenere i disoccupati e le classi popolari strozzate dalla crisi economica.
Il tentativo di spingere l’esecutivo ancora di più verso la destra economica neoliberista è chiarissimo e va al di là della stringente necessità, per la cricca renziana, di garantirsi visibilità per incrementare gli scarsi consensi elettorali che le assegnano i sondaggi. Siamo di fronte a un tentativo di scalata egemonica allo spazio politico del sedicente “centrosinistra”, condotta sul versante dell’ideologia mercatista e autoritaria più spinta. Un tentativo per riaggregare al “centro” un blocco di potere d’ispirazione essenzialmente montiana, capace di garantire in pieno la grande finanza, la Commissione Europea e la BCE e imporsi quindi alla guida di un’Italia ancora una volta commissariata. Il tutto facendo pagare il conto, in termini sociali, economici e ambientali, a noi lavoratori, pensionati, disoccupati e studenti delle classi lavoratrici.
Il 29 marzo avremo un’occasione di far fallire questo, come ogni altro disegno antidemocratico e plebiscitario: votare NO al referendum sul taglio dei parlamentari per affermare con forza che il Parlamento e non il governo deve essere il centro del sistema istituzionale.
Anche per battere Renzi, per battere ogni plebiscitarismo e ogni tentativo autoritario, VOTIAMO NO!