Proponiamo a seguire la traduzione di un’intervista rilasciata da Sahra Wagenknecht, dirigente di spicco della sinistra tedesca, al giornalista Uwe Westdörp della testata Neue Osnabrücker Zeitung.
Nei prossimi mesi moltiplicheremo gli sforzi per mettere a disposizione dei nostri lettori traduzioni di testi che offrano una panoramica di quanto avviene nel complesso dell’Unione Europea.Attingeremo per questo a fonti di riferimento del complesso delle forze della sinistra: socialiste, comuniste o di altra ispirazione. Il quadro che ne emerge è quello di una comunanza di problemi che colpiscono le classi lavoratrici e i ceti popolari di ciascun paese membro dell’UE, risultato della concentrazione del capitale e della ricchezza, dello sfruttamento e della macelleria sociale che caratterizzano la “rivoluzione passiva europea” di cui l’imperialismo tedesco è la guida.
Essere consapevoli che abbiamo in comune gli stessi problemi è il primo, indispensabile passo per costruire la nostra unità, difenderci e contrattaccare.
***
[D] Signora Wagenknecht, Oskar Lafontaine ha annunciato un nuovo inizio per il movimento di sinistra “Aufstehen” in seguito alla crisi del coronavirus. Lei parteciperà?
[R] Il movimento è ora guidato da giovani. Sono molto motivati e auguro loro tutto il successo possibile. Le questioni poste da “Aufstehen” non sono superate. Abbiamo bisogno di un movimento che rimetta all’ordine del giorno la questione sociale, la questione della crescente disuguaglianza. Abbiamo avuto il movimento “Fridays for Future”, e questo è uno dei motivi per cui i politici hanno ricominciato a discutere del cambiamento climatico. Ma è altrettanto importante parlare della polarizzazione sociale in Germania, dell’insicurezza, delle cattive condizioni di lavoro e delle pensioni basse. Abbiamo un Paese sempre più profondamente diviso. A lungo andare, nessuna democrazia può sopportarlo.
[D] Ma durante la crisi del coronavirus ci sono stati applausi per i cosiddetti “eroi della vita quotidiana” …
[R] Sì, e cosa ne è venuto? Gli “eroi della vita quotidiana” sono ancora pagati miseramente. Certo, anche il governo federale ha finalmente riconosciuto chi è veramente essenziale per la tenuta del sistema nel nostro Paese: le persone che, nonostante il coronavirus e con poche protezioni, lavoravano nei supermercati, nelle case di cura, negli ospedali. Chi ha consegnato i pacchi e trasportato le merci. Quello che hanno avuto in cambio è stato solo un applauso. Il salario minimo, che è rilevante almeno per parte di loro, aumenterà di 15 miseri centesimi a gennaio. E così il Paese si divide sempre di più, con enormi ricchezze da un lato, mentre altri devono lottare sempre di più per il loro pezzetto di benessere.
[D] Quale può e potrà essere il contributo della sinistra alla soluzione dei problemi sociali? Ed è attrezzata per questo?
[R] Per me essere a sinistra significa impegnarsi per meno disuguaglianze e prestazioni più eque, per i lavoratori subordinati, i piccoli lavoratori autonomi e le persone svantaggiate. Purtroppo, negli ultimi anni i partiti di sinistra in tutta Europa sono diventati sempre di più i partiti dei più istruiti e dei più ricchi; essi rappresentano principalmente gli interessi della classe media accademica metropolitana, per la quale la globalizzazione e l’UE rappresentano un’opportunità piuttosto che una minaccia.
[D] Pensa che la sinistra sia troppo distante?
[R] Molti politici di sinistra hanno perso il contatto con gli svantaggiati, con chi non ha una laurea, con la vecchia classe media e ancora di più con i più poveri, che oggi devono lavorare in posizioni poco retribuite e che coltivano scarso interesse per i dibattiti sul linguaggio politicamente corretto e sugli asterischi di genere. Queste persone lottano mese dopo mese per la loro sopravvivenza sociale e spesso si sentono lasciate sole. La sinistra è nata per rappresentare i loro interessi, non per affrontare i problemi dello stile di vita dei privilegiati.
[D] La crisi del coronavirus ha colpito duramente l’economia tedesca. Ma ora gli economisti affermano che le cose potrebbero tornare alla normalità. Ci siamo già lasciati il peggio alle spalle, dal punto di vista economico?
[R] Non basta che gli economisti diffondano ottimismo. Gran parte della nostra industria è in uno stato di fragilità. E questo non solo per via del coronavirus, ma perché da anni siamo rimasti indietro tecnologicamente. Se i politici preferiscono trasformare i baroni della carne come Tönnies in campioni mondiali dell’esportazione tollerando le peggiori forme di sfruttamento, invece che promuovere l’alta tecnologia, non dovrebbe sorprendere che non siamo più leader nella maggior parte delle tecnologie future. Inoltre: a causa della crisi del coronavirus, i nostri mercati di esportazione più importanti sono in crisi. Questo non cambierà presto.
[D] Ma c’è un pacchetto di stimolo economico, 20 miliardi di euro solo attraverso la riduzione dell’IVA…
[R] Non ci si può aspettare alcuno stimolo economico dalla riduzione dell’IVA, perché durante le fasi di crisi la gente risparmia il proprio denaro e perché in molti casi la riduzione non si ripercuoterà affatto sui consumatori. Con gli stessi soldi, una famiglia su due avrebbe potuto avere tra le mani 1000 euro sottoforma di assegno al consumo, che poi avrebbe potuto spendere in punti vendita fissi, caffè e ristoranti. Ciò avrebbe aiutato molti per davvero, invece di fare uscire vittoriosi dalla crisi soggetti come Amazon, che non pagano nemmeno le tasse in Germania, rendendoli ancora più ricchi con i soldi delle nostre tasse.
[D] Ma ci sono altre compagnie, come Lufthansa, che hanno bisogno di aiuto. Non è così?
[R] Penso che sia giusto salvare un’azienda come Lufthansa dalla bancarotta, perché svolge un ruolo importante nella nostra infrastruttura e da essa dipendono migliaia di posti di lavoro. Poi però bisogna anche fare in modo di esercitare un’influenza all’interno dell’azienda e di evitare il più possibile i licenziamenti.
[D] Quali altre condizioni devono essere applicate in caso di aiuti di Stato?
[R] Finché una società paga i dividendi, non ha bisogno di aiuti di Stato e non dovrebbe riceverne. Ciò vale anche per le prestazioni di lavoro a orario ridotto, che quest’anno sono in gran parte finanziate con il denaro delle tasse. Sicuramente non è giustificabile per il contribuente sovvenzionare di fatto dividendi elevati presso BMW, Volkswagen e altrove, mentre i liberi professionisti e i lavoratori autonomi che hanno perso il loro reddito a causa del blocco devono contare sui sussidi della legge Hartz IV.
[D] Allora quali insegnamenti dovremmo trarre dalla crisi sanitaria per garantire che in Germania ci sia maggiore giustizia?
[R] Abbiamo bisogno di una politica industriale coerente, finalmente, per evitare che si verifichi, con un certo ritardo, una deindustrializzazione simile a quella vissuta dalla Francia o dall’Italia. E trovo oltraggioso quanto velocemente gli “eroi della vita quotidiana” siano stati di nuovo dimenticati dai politici. Il salario minimo deve aumentare in modo significativo e lo sfruttamento nel settore dei bassi salari deve finalmente cessare. Inoltre, dobbiamo tornare alla retribuzione continuativa contrattata collettivamente, soprattutto nel settore del commercio al dettaglio. Infine, la situazione nel settore dell’assistenza infermieristica deve cambiare radicalmente.
[D] Cosa intende dire esattamente?
[R] L’assistenza infermieristica non deve essere affidata a fondi di investimento e istituzioni finanziarie, che realizzano profitti a spese di anziani indifesi. Per generare rendimenti del dieci per cento e oltre, il personale viene licenziato, messo sotto estrema pressione e mal retribuito. Solo per fare un confronto: secondo le statistiche dell’ente previdenziale lussemburghese, nel 2017 gli infermieri in Lussemburgo hanno percepito una retribuzione annua di 93.841 euro lordi. Questo dimostra che in Germania gli stipendi degli infermieri sono troppo bassi.
[D] La domanda rimane: chi pagherà per questo? Dopo tutto, l’aumento del debito è già enorme…
[R] Forse, per una volta, si potrebbe gravare sui 45 tedeschi più ricchi, che hanno più beni di metà della popolazione messa insieme. Oppure impedire il ricorso ai trucchi fiscali con cui le grandi società oggi riducono la loro aliquota fiscale al di sotto del 20 per cento.
[D] E questo sarebbe sufficiente?
[R] Dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania ha già adottato un sistema di ripartizione degli oneri. Si trattava di una tassa una tantum per i più ricchi. Questo sarebbe anche un modo per sostenere i costi della crisi sanitaria. Le persone che hanno un patrimonio di miliardi – in Germania ce ne sono parecchi e in molti casi il denaro è semplicemente ereditato – devono finalmente partecipare al finanziamento dei servizi sociali.
[D] La globalizzazione si è rivelata un altro punto focale della crisi sanitaria, perché le catene di fornitura sono state interrotte e sono emerse forti dipendenze. Si chiede di recuperare più valore aggiunto. Non porterebbe a un enorme aumento dei prezzi, per esempio per i medicinali?
[R] Questa è un’argomentazione falsa. Molte cose non sarebbero così costose, perché la produzione nei paesi ad alto salario è a un livello tecnologico diverso. E si pone sempre la questione di quanto siano grandi i margini di profitto. Poi ci sono le lunghe distanze dei trasporti, che sono dannose anche dal punto di vista climatico. A questo proposito, ci sono tutte le ragioni per riportare il valore aggiunto nei paesi sviluppati e creare qui posti di lavoro industriali ben remunerati. Perché dovremmo comprare sempre più carne bovina in Brasile? Le importazioni di cibo a basso costo stanno distruggendo la nostra agricoltura.
[D] Cambiando argomento: l’anno prossimo sarà eletto un nuovo Bundestag. Al momento, ci sono molti argomenti a favore di una coalizione nero-verde (tra la CDU e i Verdi, N.d.T.). Quali sono le alternative offerte dalla sinistra?
[R] Il dibattito sui colori è inutile. Bisogna capire se ci sono partiti disposti a lavorare insieme per un maggiore equilibrio sociale e una maggiore coesione nel nostro paese. La SPD potrebbe essere un partner. Tuttavia, essa riunisce, come la Linke, correnti completamente diverse le une dalle altre, alcune delle quali rappresentano interessi opposti. Quale dominerà nei prossimi anni sarà deciso anche dalla questione di chi sarà il candidato alla carica di cancelliere della SPD. Oggi i Verdi sono piuttosto un partito elitario per i cittadini ad alto reddito. Per questo motivo si spendono principalmente per una coalizione con la CDU. Una coalizione rosso-rosso-verde non avrebbe comunque i numeri. Finché la SPD e la Linke non presenteranno un programma convincente, non credo che possano farcela.
[D] Se però ci fosse una maggioranza per la politica sociale che vuole perseguire, sarebbe di nuovo disponibile per una posizione in prima fila nello scenario politico?
[R] Vorrei vedere un paese più sociale. Per questo continuerò a lavorare. Ma in quale forma e in quale posizione, dipende da molti fattori.