Le drammatiche vicende della pandemia da coronavirus continuano a segnalare i gravi danni arrecati al nostro sistema sanitario dagli interventi degli ultimi decenni. La regionalizzazione, la privatizzazione mascherata da “sussidiarietà” con un privato sempre a caccia di profitti, la distruzione della sanità territoriale, hanno preparato le difficoltà che il nostro paese ha dovuto affrontare e affronta nel far fronte all’emergenza sanitaria.
In questi giorni misuriamo come lo Stato non abbia saputo, nel suo complesso, preparare al meglio la reazione alla seconda ondata pandemica. Questo perché, al di là dell’assunzione di misure emergenziali in parte anche condivisibili, non si è messo mano a un ribaltamento del paradigma che ha infiacchito, nel corso degli ultimi decenni, le strutture di base del sistema pubblico. Insomma: si è voluto tentare di tamponare le falle alla meno peggio, in modo da poter riprendere tranquillamente a perseguire la stessa politica di prima, una volta che la pandemia sarà finita.
Il susseguirsi di scandali in Regione Lombardia, da ultimo quello relativo alla conclamata deficienza nell’approvvigionamento di dosi di vaccino antinfluenzale, fondamentale per ridurre i margini di confusione tra casi d’influenza e casi di Covid 19 e dunque la pressione sulle strutture mediche, esprime nel modo più chiaro le conseguenze della concomitanza di questo insieme di fattori. Al di là dell’inettitudine di Fontana e di Gallera e dell’urgenza di commissariare la sanità lombarda, è dunque chiamata in causa la validità della logica della regionalizzazione e il carattere antipopolare e criminale dei processi di privatizzazione.
Per questo motivo, rinnoviamo con forza l’invito a sottoscrivere la petizione online “Riconquistiamo il diritto alla salute”, le cui rivendicazioni sono:
- un unico Servizio Sanitario Nazionale pubblico e laico, gestito dallo Stato, con relativo superamento dell’attuale sistema di autonomie regionali;
- superamento delle forme di finanziamento diretto o indiretto della sanità privata, con relativo assorbimento del personale in essa impiegata; abolizione della sanità erogata dal terzo settore con fondi pubblici o con bandi finanziati con soldi pubblici;
- definizione di un polo pubblico volto alla ricerca, alla produzione e alla distribuzione di farmaci e presidi medico sanitari;
- l’abolizione di tutti i ticket, di ogni forma di partecipazione da parte dell’utenza;
- un forte incremento del finanziamento del servizio sanitario nazionale, da realizzarsi anche attraverso il taglio delle spese militari, la reintroduzione di una tassazione fortemente progressiva sui redditi e una patrimoniale sulle grandi ricchezze;
- la ridefinizione dell’assetto dei servizi di prevenzione, cura, riabilitazione, ospedalieri e territoriali, anche attraverso la riapertura, ove necessaria, degli ospedali soppressi e con processi di reinternalizzazione;
- attività di sostegno ai diritti riproduttivi, sostegno e finanziamento dei Consultori familiari, gratuità di aborto e contraccezione per tutte le donne;
- superamento delle liste d’attesa, rivedendo modelli organizzativi e gestionali in essere, superando l’attività intramoenia, investendo in mezzi e personale; obbligo di gestire le richieste all’interno di percorsi per tutte le attività sanitarie, senza lasciare le persone nei tentacoli del libero mercato;
- superamento del numero chiuso per l’accesso alla formazione universitaria per medici e professionisti della sanità;
- piano straordinario di stabilizzazione del personale precario e assunzione di personale medico, delle professioni, e dei lavoratori della sanità, con contratto a tempo indeterminato, anche per consentire la formazione di equipe stabili, con miglioramento delle cure;
- una politica volta a riconoscere adeguatamente il lavoro del personale impiegato nella sanità;
- il mantenimento del testo unico sulla sicurezza sul luogo di lavoro (81/ 2008), contro ogni ipotesi di scudo penale per i datori di lavoro.