Studentesse e studenti italiani di fronte alla crisi sanitaria: un contributo per il giornale greco Prín

Il giornale greco Prín ha dedicato un approfondimento alla condizione della gioventù in vari paesi d’Europa nel contesto della pandemia di Covid-19 e delle sue conseguenze economiche e sociali. Per Fronte Popolare ha contribuito il compagno Giovanni Ordanini, segretario della sezione milanese di Fronte Popolare e attivo nell’Unione degli Universitari all’Università Statale. Proponiamo la traduzione in italiano del suo contributo.

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La crisi sociale ed economica scoppiata in Italia a seguito dell’inizio della pandemia del Coronavirus ha evidenziato problemi strutturali e carenze dell’Italia, anche nelle aree dell’Istruzione e della Ricerca. L’Italia è stato il terzo Paese al mondo a chiudere le proprie università e scuole, che ha riaperto solo per poche settimane a giugno e settembre, ma in assenza di correzioni strutturali non è stato ancora possibile riportare gli studenti in classe.

Migliaia di studenti del Sud Italia non si sono trasferiti al Nord per studiare all’università, a causa dell’alto costo dell’affitto e della vita nelle regioni settentrionali storicamente più ricche e produttive, dove si trovano molte delle università più rinomate. Allo stesso tempo, molti studenti hanno perso i loro lavori part-time, rendendo difficile il pagamento delle tasse universitarie e dei libri di testo universitari. In assenza di lezioni in presenza, possibilità di studiare in biblioteca e un sistema completo di diritto allo studio, le università non hanno modificato l’importo delle loro tasse universitarie. È stato solo dopo diversi mesi di discussioni e mobilitazioni dei sindacati studenteschi che il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi ha deciso di aumentare l’Area No Tax per tutti gli studenti universitari italiani fino a 20.000 euro di ISEEU, ma la nostra lotta è per una No Tax Area per tutti gli studenti.

La risposta a una crisi nazionale, tuttavia, è stata locale: ogni università, utilizzando la propria autonomia politica, economica e accademica, ha deciso da sola come occuparsi dei propri studenti, rendendo ancora evidenti le differenze tra le università del Nord Italia e quelle del Sud, e molto più spesso si sono fatte sentire le richieste di singole Università e Rettori, più che quelle del governo e del Ministro dell’Università. I singoli rettori hanno cercato di vendere le loro università come migliori di altre, nello spirito privatistico che sta influenzando sempre più le nostre università pubbliche.

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