Milano – Mobilitazione contro Erdogan e ribelli siriani: lutto per le vittime della strage e pericolose connivenze

811837173_116859Abbiamo partecipato alla mobilitazione cittadina che si è radunata in piazza San Babila ieri, martedì 13 ottobre alle ore 19, promossa da Comunità Curda Milanese, Rete Kurdistan Italia e Comitato HDP Italia. Come d’obbligo quando un attacco deliberato alla vita e alla democrazia come quello di Ankara dello scorso 10 ottobre miete in pochi secondi quasi 130 vittime tra vecchi e giovani, donne e bambini, molti membri della HDP, socialisti di vari schieramenti, molti sindacalisti, insegnanti, ferrovieri, attivisti curdi e turchi che affettuosamente ballavano e cantavano.

Anche oggi sappiamo chi è Stato. Chi mette le bombe è accecato dall’odio per la libertà che si costruisce dal basso, eversiva, per un raggio di luce che rappresenta, in un paese funestato dalla repressione e dall’odio razziale, la speranza di scombinare i percorsi obbligati del fascismo legalizzato che dispone forze sociali e società civile le une contro le altre e tutti contro i propri interessi. Tutti, meno qualcuno che cercherà di trarre il massimo vantaggio da questa situazione per consolidare i propri poteri, stringere ulteriormente la morsa sui diritti e legittimare nuove violenze e persecuzioni contro le minoranze etniche.

I manifestanti hanno sfilato sotto la pioggia con i loro slogan, i volti di Ocalan sulle bandiere per rinnovare l’appello per la sua scarcerazione; i canti, gli striscioni delle più svariate realtà milanesi, tra gli altri, di Rifondazione, Sel, Sinistra Anticapitalista, Zam, Lambretta, Cantiere e diversi collettivi studenteschi, sindacati. Il corteo ha seguito il tragitto di Corso Europa fino in piazza Fontana, tappa simbolica per la contiguità che tutto il movimento ravvisa tra l’attentato alla Banca dell’Agricoltura del 1969 e quello che ha gettato nel terrore i manifestanti di Ankara; la strategia della tensione è il metodo collaudato che cerca di distruggere o ostacolare l’organizzazione in classe delle forze progressiste contro il servaggio istituzionale agli interessi della classe borghese: alla strage segue il capro espiatorio che puntualmente viene individuato dove non può che generare una guerra fra poveri, facile da gestire dal potere. Per questi motivi i rappresentanti della Comunità Curda Milanese hanno deposto fiori sotto le due – sic – lapidi a Pinelli, perché fosse chiaro in quale tipo di categoria inserire l’attentato contro una comunità pacifista, socialista, e legata a filo doppio con la vicenda storica e sociale curda.

Noi siamo stati presenti condividendo il lutto per le vittime di una guerra politica, civile, etnica, mettendo da parte solo momentaneamente le nostre riserve verso il PKK, il suo ruolo talvolta ambiguo in una vicenda che vede scontrarsi in ultima istanza NATO e Siria, sullo sfondo del dilagare del califfato islamico, arma abilmente elaborata per destabilizzare il governo di Assad. Il nostro più grande timore è che la conclusione ideale del corteo a cui abbiamo partecipato possa essere in quel corso Garibaldi dove il Comitato Siria Milano, un’ora dopo, avrebbe avviato un incontro per esprimere il punto di vista del Free Syrian Army sulle controversie che vedono impegnate le forze militari di Nato e Russia, chi a sostegno e chi in aperto contrasto con la sedicente ribellione progettata dalla CIA.

Auspichiamo che i compagni presenti al corteo sappiano prendere le distanze da questi individui irresponsabili, presenti a volantinare la loro iniziativa al corteo, sostenitori degli alleati di Al-Nusra e all’occorrenza anche dell’Isis. Tutto, pur di abbattere l’ennesimo “satrapo” inviso all’occidente, che non rende omaggio al primato atlantista.

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