A Chiomonte avanza nell’illegalità il cantiere TAV Torino-Lione, con la relativa occupazione militare di un’ampia fascia di territorio. Tale area, come vedremo caratterizzata da un notevole pregio paesaggistico e storico, comprende le regioni Maddalena, in posizione centrale, en Charboun, Garníers, las Casses de San Martin, Prat Meitel, rivolte verso la Clarea, e Sinhour, las Cotes de San Martin, San Martin, Clos, Eitlier e en Rechard, sul lato che guarda alla Dora Riparia (dunque poste sulla sinistra orgografica della medesima) e all’abitato di Chiomonte.
Un triste aspetto, non secondario, del criminale stupro organizzato del territorio in atto è costituito dalla distruzione dell’importante patrimonio culturale e storico presente sul territorio del cantiere TAV e, più estesamente, su tutto il territorio militarizzato. Primo tra tutti, il sito neolitico della Maddalena, tra i più importanti d’Europa dal punto di vista archeologico (Cultura di Chassey, fine V – inizio IV millennio a.C.), con le sue grotte costituenti una necropoli a ciste di lastre, oggi non più raggiungibili, e le tombe del cimitero neolitico, oggi coperte dal cemento delle recinzioni del cantiere. A questo sito era collegato l’adiacente Museo Archeologico della Maddalena, inaugurato nel 2004 e oggi non più visitabile, senza che sia nota la fine che abbiano fatto i reperti in esso conservati (dove, di fronte all’imperdonabile danno ad un patrimonio dell’umanità, il danno meramente economico, definito dall’imbecillità in base alla quale prima si spende per realizzare il Museo e poi lo si rende inagibile, costituisce l’ultimo dei problemi).
L’aspetto archeologico e storico dell’area era ben integrato con le altre attività caratterizzanti il territorio ora occupato: le vigne ricchezza economica di Chiomonte e le rocce nell’area neolitica su cui in tantissimi sportivi amavano arrampicare. Inoltre l’area tutta, anche grazie al fatto di essere sempre soleggiata (il cosiddetto versante dell’Adreit, opposto a quello dell’Envers sempre in ombra), risultava la meta prediletta per le passeggiate da parte di molti, chiomontini e turisti. Se valorizzata a dovere l’area, ora ahinoi forse irrecuperabile, sarebbe potuta diventare una vera ricchezza su cui tutta Chiomonte avrebbe potuto vivere e svilupparsi e i cui effetti positivi, se integrati in un circuito culturale di più vasta scala, sarebbero potuti ricadere su tutta la valle.
Forse meno notevole dal punto di vista storico e paesaggistico ma non per questo di minore importanza, all’interno dell’area militarizzata che guarda verso la Dora Riparia, sotto la cosiddetta via dell’Avanà che dalla Centrale Idroelettrica di Chiomonte conduce alla Maddalena, si erge il Couloumbíer, un antico colombaio di base quadrata, di circa 4 metri di lunghezza e alto approssimativamente 12 metri, che ha circa ben 500 anni. A causa del cantiere TAV tale pregevole manufatto è in pericolo in quanto sembrerebbe che rischi di essere distrutto, insieme alle vigne adiacenti, per fare spazio ad una discarica per lo smarino.
Al fine di tutelare il Couloumbíer, ormai diversi mesi fa, nel maggio del 2016, quattordici chiomontini – primi firmatari del documento Alessandro Strano, segretario della Sezione provinciale di Torino di Fronte Popolare, e Valerio Coletto, studioso di storia, lingua e cultura locale nonché autore di un notevole numero di pubblicazioni – hanno sottoscritto una petizione rivolta alla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte, alla Sezione di Torino dell’Associazione Italia Nostra e alla Delegazione di Torino del Fondo Ambiente Italiano (FAI), richiedendo la messa in salvaguardia e il restauro dell’antico colombaio. Tale petizione (parte del cui testo riproponiamo in calce alla presente), a mesi dalla consegna, non ha ottenuto per ora neppure una risposta dagli enti cui è stata rivolta e consegnata.
In merito all’età del manufatto, nel momento della redazione della petizione, sulla base di documenti archivistici, il 1548 era stato individuato quale terminus ante quem per la costruzione del colombaio, che si suppose dunque risalente a fine Quattrocento o ad inizio Cinquecento. Ora, nuove ricerche presso l’Archivio Storico di Chiomonte, hanno permesso di retrodatare la costruzione di questo colombaio di alcuni decenni. In un documento del 1487, per la precisione un elenco di proprietà di Margarite Jallasse, Guilhonimi Jallasse e Johannis Jallasse contenute nel Registro dei consegnamenti, compare per ben tre volte il toponimo Couloumbíer nelle forme in latino volgare “in Columberio” e “Columberii”. Il fatto che l’area fosse già riportata nei documenti attraverso il tipo Couloumbíer attesta inequivocabilmente che la costruzione del colombaio era già avvenuta di alcuni decenni. Precedentemente, infatti, il toponimo per indicare il luogo era Lutuneria o Lutineria, nome derivante dal fango che si generava al fondo di uno sprofondamento in loco presente. La retrodatazione dell’età del colombaio ad un momento anteriore al 1487 (presumibilmente metà Quattrocento) attribuisce maggiore valore storico allo stesso e verrà rettificata presso gli enti cui era stata rivolta la petizione nella speranza che possa spingerli a muoversi alla salvaguardia del manufatto.
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Estratto della petizione (punto relativo alla descrizione del colombaio e dell’area adiacente)
Questo manufatto [il colombaio ndR] dovrebbe risalire circa tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Tale ipotesi si basa sui dati rilevati da documenti contenuti presso l’Archivio Storico del Comune di Chiomonte. Da questi emerge infatti che, almeno sino alla fine del Quattrocento, la località dove oggi si trova il colombaio era conosciuta unicamente sotto il toponimo “ad Lutuneriam” oppure “ad Lutineriam” e che, verso la metà del Cinquecento, il toponimo per definire tale località era mutato in “Au Colombier”, mutamento che presuppone l’avvenuta costruzione in loco del colombaio. Il cambiamento del toponimo in “Au Colombier” è attestato dall’Atto notarile di compravendita datato al giorno 8 febbraio 1548 e contenuto nel Protocollo notarile per il 1548 del notaio di Chiomonte Jehan Blays (f.° 15r), nella cui premessa viene evidenziato quanto segue: «Barthelemy Coste heust cedé remis et transferé à Claude Debeaude de Chaumont ung tenement de mayson, vigne, pré et soffranyère au Colombier, finaige de Chaumont». L’assenza quasi completa di documentazione archivistica a Chiomonte relativa alla prima metà del Cinquecento impedisce tuttavia una più precisa datazione in riferimento a tale costruzione.
Nella località denominata “Le Colombier”, attiguo al manufatto del colombaio, in posizione nord-ovest rispetto ad esso, si può ancora presentemente notare un antichissimo sprofondamento del terreno (ipotizziamo di epoca preistorica), dalle dimensioni abbastanza ragguardevoli, che si presenta conformato come un cono rovesciato. Sino a circa cinquanta/sessanta anni fa, la parte superiore di questo infossamento risultava terrazzata e coltivata a vite. A poca distanza dallo sprofondamento del terreno sopra descritto, sempre in direzione nord-ovest, risulta ancora presente un secondo sprofondamento di dimensioni meno rilevanti, oggi coltivato a vigna.
La presenza del colombaio cinquecentesco, contornato dai due sprofondamenti del terreno circostante, rende tale località particolarmente suggestiva ed armoniosamente inserita in un contesto antropico, ambientale e paesaggistico autenticamente pittoresco.