Il 2021 è appena iniziato. L’anno passato, doloroso e complesso, è alle nostre spalle. Tuttavia, le ferite che esso ha aperto, la tragedia della pandemia e le sue conseguenze economiche e sociali ancora da misurare, i compiti, le urgenze che ha lasciato restano drammaticamente da affrontare. Occorrerà farlo con determinazione e creatività, ma anche con la consapevolezza di come la sinistra nel suo complesso, in questa fase così dura, non sia riuscita ad assumere la funzione nazionale e d’avanguardia che avrebbe dovuto svolgere e di cui c’era, c’è tuttora disperato e urgente bisogno.
Il lavoro che ci aspetta è enorme. Non si tratterà soltanto di non recedere nella nostra lotta ostinata per aprire vie nuove alla trasformazione della società italiana, ma di rimettere in discussione noi stessi in profondità per dotarci degli strumenti giusti con cui corrispondere ai nostri compiti.
È in questo contesto che prende avvio la campagna di adesione annuale a Fronte Popolare.
Quest’anno la nostra tessera non è figurativa, ma contiene al contrario una suggestione spazialista. La rottura di una superficie uniforme e incolore, che rappresenta la cappa delle relazioni economiche, sociali e politiche in cui siamo immersi, svela un “oltre”, un diverso piano spaziale, cui la nostra ricerca, la nostra azione, le nostre lotte sono protese: quello del socialismo, cioè di una nuova concezione dei rapporti umani intesi nella loro integralità.
“Cambiare la prosa del mondo”, una citazione della poetessa comunista italiana Amelia Rosselli, allude al nostro impegno tanto per la costruzione di un mondo nuovo, quanto per il continuo rinnovamento, la ricerca ininterrotta, la curiosità per l’altro e per il nuovo che contraddistinguono la nostra organizzazione.
Proprio queste caratteristiche ci spingono a trasformare noi stessi: un percorso che culminerà nella prossima primavera/estate con il nostro Secondo Congresso. Del processo cha abbiamo aperto al nostro interno, abbiamo già fornito una descrizione lo scorso 10 ottobre, nell’articolo “Fronte Popolare: cambiare noi stessi per contribuire a cambiare il mondo!”. Così scrivevamo, tra l’altro, in quell’articolo:
Le questioni che ci accingiamo a porci sono vaste e profonde. Esse procedono dall’interpretazione della situazione internazionale, del carattere dei suoi attori e delle sue prospettive, per investire i temi largamente insoluti del rapporto tra individuo, condizioni esistenziali, comprensione di sé e partecipazione alle dinamiche collettive. In questo nostro tempo, dominato dalla dogmatica della “fine della Storia” e dalle pesanti conseguenze che la sua imposizione produce innanzitutto sul tessuto morale del nostro vivere collettivo, ma anche sullo sviluppo della personalità umana e sulla disposizione di ciascuna e ciascuno ad assumere su di sé parte del fardello di costruire il cambiamento possibile dello stato presente delle cose, torna a imporsi con prepotenza la questione gramsciana di che rapporto il movimento rivoluzionario debba avere con l’eredità delle tappe precedenti della liberazione umana, che fino alla situazione attuale ci hanno condotti. Il tema della “rivoluzione in occidente” rappresenta più che mai lo spartiacque tra la sterile enunciazione di aspirazioni, la meccanica riproposizione di soluzioni pensate per altre epoche e capaci di fornire l’illusione dell’appartenenza a dinamiche ormai esaurite, e dall’altra parte l’azione rivoluzionaria reale, che non cessa mai di prosi il dilemma del “che fare?”, elaborando e sperimentando soluzioni creative sulla base di un solido ancoraggio metodologico alla dialettica e di un’incessante elaborazione dell’esperienza e della novità.
E ancora:
Un punto dirimente su cui intendiamo concentrarci è certamente quella che definiamo la “rivoluzione passiva europea”. Si tratta forse del nodo politico più importante da sciogliere, per essere avanguardia nell’Italia e nell’Europa di oggi. Certamente, esso rappresenta uno dei fattori fondamentali di mutamento degli equilibri internazionali e una forma inedita di risposta alla competizione tra imperialismi. I pesanti, ripetuti rovesci sofferti dalle sinistre nel nostro continente, il progressivo scivolamento nella rassegnazione delle classi popolari, il loro essere facile preda delle pulsioni più reazionarie, sono elementi che parlano di un processo di trasformazione dall’alto, pensato e praticato dal capitale monopolistico europeo e incarnato innanzitutto dai trattati e dalle istituzioni dell’UE, cui l’intero campo della sinistra di classe non ha saputo opporre non solo una risposta adeguata, ma nemmeno un adeguato livello di comprensione della posta in gioco.
A quale orizzonte ci stiamo quindi rivolgendo?
Ci apprestiamo dunque a definire in modo nuovo la nostra identità comunista, saldamente ancorata alla lezione di Marx, Lenin e Gramsci. Ciò significa anche, per noi, dotarci degli strumenti per apprendere da altre tradizioni di pensiero – ad esempio il socialismo democratico anticapitalista, l’ecosocialismo, il femminismo intersezionale – senza perdere noi stessi, ma al contrario diventando sempre più coscienti di chi siamo e di dove vogliamo andare.
La nostra tessera 2021, che nell’anno del centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia abbiamo voluto, per decisione politica espressa e consapevole, ispirata a una ricerca estetica lontana dalla figurazione e dedicata alla Storia a venire invece che a quella grandiosa alle nostre spalle, rinvia a tutto questo. Nei prossimi mesi, la nostra azione politica sarà rivolta in questa direzione con nuovo vigore, con nuovo slancio unitario, con una rinnovata volontà di mettere il patrimonio politico di esperienze e conoscenze che abbiamo accumulato in oltre cinque anni di lavoro instancabile a disposizione di una riflessione che per avere successo deve necessariamente coinvolgere e investire tutte le compagne e i compagni, tutte le forze della sinistra di classe davvero intenzionate a conoscere la società contemporanea per trasformarla.
Dare al mondo una prosa nuova, dalla quale la brutalità, l’oppressione, lo sfruttamento e la miseria siano destinati a sparire, richiede una costante tensione alla disomogeneità, alla contraddizione, alla rottura per ricomporre su terreni più avanzati. Sono queste le caratteristiche che è nostra ambizione dare sempre più alla nostra modesta ma grandiosa impresa collettiva.