Lavoratori italiani rifiutano di caricare armi destinate all’Ucraina

Articolo scritto da Alessio Arena per conto di Fronte Popolare, pubblicato sul giornale statunitense Workers World del 23 marzo 2022

Lo scorso 12 marzo i lavoratori dell’Aeroporto Galileo Galilei di Pisa – un aeroporto civile – hanno denunciato di essere stati coinvolti nelle operazioni di carico su un aereo Cargo di presunti aiuti umanitari destinati all’Ucraina, rivelatisi invece essere armi e munizioni destinati alle truppe agli ordini di Zelensky. Accertato il reale contenuto della spedizione, i lavoratori si sono rifiutati di portare a termine le operazioni di carico e ne hanno informato l’Unione Sindacale di Base (USB), la quale ha denunciato pubblicamente l’accaduto.

“Dal Cargo Village sito presso l’aeroporto civile partono voli ‘umanitari’, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così: quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi” recita il comunicato USB. E ancora: “Denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura ‘umanitaria’ per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina”.

Il ruolo italiano

Il governo italiano è schierato in prima linea nella guerra per procura combattuta sul territorio ucraino dall’esercito russo contro le truppe del governo Zelensky, armate, addestrate e finanziate da quasi un decennio da USA e NATO.  Lo è al punto da risultare sempre più escluso dalle iniziative dell’asse franco-tedesco, che guida l’Unione Europea, finalizzate a cercare di arginare la crisi, recentemente concretizzatesi in un dialogo ad alto livello tra Macron (presidente di turno dell’UE), il cancelliere tedesco Scholz e il presidente cinese Xi Jinping.

Mentre i media diffondono una propaganda martellante a sostegno di un sempre più attivo impegno italiano a sostegno di Kiev, e mentre si susseguono le esternazioni ostili di esponenti di primo piano dell’esecutivo guidato da Mario Draghi contro Mosca, il paese viene condotto per mano a un parossismo di russofobia del tutto estraneo alle sue tradizioni e al senso comune della popolazione. Un impressionante fuoco di fila d’informazione distorta, retorica ipocrita sui diritti umani e anatemi a reti unificate contro il demone esecrando del “pacifismo”, viene profuso per legittimare l’invio di armi sul teatro di guerra. Una scelta, questa, che rappresenta un pericoloso passo in direzione della generalizzazione e dell’aggravamento di una crisi che minaccia di trascinare nel baratro il Continente e con esso il mondo intero.

L’episodio di Pisa manifesta la forte difficoltà che il sentimento bellicista sta incontrando ad affermarsi tra gli italiani, malgrado lo sforzo concertato prodotto in questo senso anche da quasi tutti i partiti rappresentati in Parlamento. Nelle scorse settimane, un vero e proprio linciaggio mediatico è stato condotto contro il principale sindacato italiano, la Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), e contro l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), “colpevoli” insieme a numerose altre organizzazioni popolari di aver rifiutato di omologarsi alla voce unica della propaganda di guerra, schierandosi certo contro la “operazione militare speciale” ordinata da Putin, ma anche contro l’invio di armi all’esercito ucraino e, nel caso dell’ANPI, contro l’allargamento della NATO a est.

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