Oggi i lavoratori IKEA sono scesi in sciopero contro la minaccia padronale di tagli a diritti e salari. Noi eravamo al loro fianco a Carugate (MI). Riportiamo integralmente il comunicato sindacale della RSU IKEA di Carugate, cui presto seguiranno ulteriori approfondimenti, per documentare le ragioni di una lotta emblematica della resistenza al degrado delle condizioni di lavoro nell’Italia del Jobs Act. (N.d.R.)
È il momento di ricordare ad Ikea chi sono i LAVORATORI,
che i LAVORATORI VANNO RISPETTATI CON UN GIUSTO SALARIO
La direzione nazionale di Ikea Italia Retail ha minacciato con una lettera intimidatoria di revocare unilateralmente il contratto integrativo aziendale a partire dal 1o Settembre 2015. L’unico spiraglio concesso da Ikea è la proroga di un mese delle negoziazioni, a patto che queste portino i risultati già dichiarati dall’azienda stessa: taglio delle maggiorazioni domenicali e festive, eliminazione dei premi aziendale e di partecipazione.
Questo, inserito nel contesto più ampio del rinnovo del CCNL con Federdistribuzione (che preannuncia condizioni peggiorative)e nel contesto degli effetti pratici che l’applicazione del Jobs Act ha su tutti i lavoratori (legalizzando uno scellerato utilizzo delle più disparate forme di lavoro precario), mostra quale sia la strategia del management di Ikea Italia Retail: utilizzare ogni mezzo per erodere i diritti di tutti noi lavoratori.
Eliminata ogni garanzia per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, Ikea cerca ora di togliere anche i pochi benefici riamasti a chi questa azienda la tiene in piedi da decenni. Livellare al ribasso le condizioni lavorative e di vita di migliaia di persone e delle loro famiglie è la loro ricetta per tutelare guadagni e profitti. La loro principale strategia è chiedere sempre di più e dare sempre meno, in perfetta logica di profitto.
Dimentichiamoci i saluti cordiali, lo spirito di squadra ed il lavoro in team.
Per anni abbiamo sentito nei corridoi dei nostri negozi le parole collaborazione, togetherness, miglioramento. Sono ormai parole prive di contenuto, slogan pronunciati dimenticando chi è al centro di questi slogan, prima delle vendite e dei risultati: i lavoratori.
Ogni anno Ikea cambia parole d’ordine.
“Flexibility” era quella dell’anno scorso: tradotta in prassi quotidiana, significava modellare le nostre vite e delle nostre famiglie sulle inesauribili esigenze dell’azienda e del mercato.
Quest’anno la parola è “costo del lavoro”: tradotta nella prassi quotidiana significa smantellare tutto ciò che è al di sopra del salario minimo.
Ikea, mentre si propone come azienda attenta alla sostenibilità ambientale, alle questioni umanitarie e alla qualità del lavoro, vuole imporre ai propri lavoratori domeniche obbligatorie e festività senza maggiorazioni, vuole considerare i propri lavoratori come strumenti utili al solo raggiungimento degli obiettivi aziendali senza condividerne i risultati, eliminando i premi di partecipazione.
Ikea, mentre propaganda i buoni principi che nell’immaginario collettivo sono ancora legati al marchio, mostra il lato spietato e cinico da “multinazionale” con i propri lavoratori e le loro rappresentanze sindacali: la minaccia di disdetta del CIA è solamente l’ultimo atto di una strategia di inasprimento delle relazioni sindacali, attuata tramite stratagemmi volti ad arrivare all’atto finale, la minaccia appunto.
Per queste ragioni riteniamo giunto il momento di ribadire con forza che non ci reputiamo un costo ma una risorsa, che non permetteremo di essere considerati un mero ingranaggio sostituibile all’occorrenza.
Vista l’importanza e la gravità della situazione, invitiamo tutti a partecipare in massa all’assemblea che si terrà VENERDI’ 5 GIUGNO, in cui, insieme, decideremo le iniziative di lotta che metteremo in atto da SABATO 6 GIUGNO
E per ricordare all’azienda che colpire un lavoratore significa colpire l’intero nucleo familiare ti chiediamo di presentarti alle iniziative che intraprenderemo, insieme alla tua famiglia, ai tuoi figli.
Dinanzi ad un decurtamento dello stipendio che si rivelerà tra il 18% e il 20%, non possiamo fare finta di nulla attendendo gli eventi. E’ doveroso dire la nostra. Ribadire che i lavoratori sono uniti e non sono disposti a cedere fette del proprio futuro per il profitto dell’azienda.
I lavoratori non sono ricattabili.
RSU IKEA Carugate