La lotta di classe nella Russia di Putin e il nuovo movimento comunista russo

Intervista al compagno Kirill Vasilev, membro del Presidium del Comitato Centrale del Partito Comunista Unito (OKP) russo.

L’intervista integrale, a cura della nostra Commissione solidarietà internazionalista, si può leggere gratuitamente su La Città Futura

Tra gli attori più dinamici della rinascita del marxismo russo si colloca il Partito Comunista Unito (OKP), fondato nel 2014, con cui Fronte Popolare ha stretto nell’ultimo anno relazioni fraterne e in continua crescita. A Kirill Vasilev, membro del Presidium del Comitato Centrale dell’OKP, abbiamo rivolto alcune domande sull’attualità politica russa e sulle prospettive di crescita per l’opposizione rivoluzionaria allo stato di cose presente nel paese. Dalla questione cecena al movimento sindacale, dal Donbass alla Crimea, dai caratteri del regime putiniano al ruolo della Federazione nel mondo, il compagno Vasilev ci offre un punto di vista interno sulla lotta di classe in Russia che risulta ineludibile per operare consapevolmente come rivoluzionari del nostro tempo.

[D] Nel 2017 abbiamo celebrato il Centenario della Rivoluzione bolscevica, senza dubbio l’evento più importante della Storia moderna. A quasi un trentennio dalla fine dell’esperienza sovietica, cosa ne rimane nel senso comune russo?

[R] Penso che l’importante sentire, che si ritrova tra i russi, come anche tra i cittadini di qualsiasi stato formatosi sul territorio dell’URSS, sia un sentimento di nostalgia. La maggioranza di noi lamenta la perdita di quella società. In questo senso, il fenomeno noto come “homo sovieticus” continua ad esistere. Esiste la cosiddetta “ideologia sovietica” cioè l’ideologia collettivistica, condivisa dalla maggioranza dei lavoratori dell’ex URSS. In verità bisogna comprendere che questa ideologia non è propriamente marxista. Si tratta di un insieme di valori, tra i quali si possono distinguere le aspirazioni a una maggiore giustizia sociale, il rifiuto delle mega-ricchezze, il rifiuto del successo professionale come metro di valutazione della persona, l’importanza della memoria dell’eroismo dei soldati sovietici. Questa ideologia porta al rifiuto totale e all’odio verso i politici liberali del paese. Nello stesso tempo la “ideologia sovietica”, purtroppo, non inserisce l’uomo nel quadro della lotta di classe. La prolungata esistenza dell’uomo sovietico in condizioni di protezione da parte dello Stato ha portato alla perdita della capacità di lottare collettivamente per i propri interessi fondamentali. In questo senso la “ideologia sovietica” è una coscienza di massa che comprende caratteri sia positivi che negativi. Per noi comunisti è importante vedere queste contraddizioni e costruire in modo corretto la nostra tattica, da un lato per battere i liberali e dall’altro per non permettere al potere di utilizzare i sentimenti sovietici nell’interesse della difesa dello stato attualmente esistente.

[D] Sotto la guida di Putin, la Federazione Russa ha recuperato il suo protagonismo sulla scena internazionale. Alcuni sviluppi degli ultimi anni hanno però evidenziato la debolezza dell’economia del paese. Quale modello di sviluppo ha adottato Putin durante la sua presidenza e con che conseguenze?

[R] È una grossa esagerazione ritenere che la Federazione Russa abbia “recuperato il suo protagonismo sulla scena internazionale”. La Russia moderna è uno stato debole, se comparato con l’Impero Russo dell’inizio XX secolo e ancor di più con l’URSS. Certamente, i successi delle manovre politico-militari della dirigenza russa in Ossezia (2008) e in Crimea (2014) hanno dato l’impressione di un significativo rafforzamento della posizione della Russia. Ma in realtà la situazione può essere vista in modo diverso: il successo in Crimea si è tradotto in una perdita di influenza sull’Ucraina. Anche nel fatto che la situazione in quel paese sia degenerata con il colpo di stato del maggio 2014 e che i popoli abbiano preso a scontrarsi vi sono responsabilità di Putin e del suo entourage.

Riguardo all’economia, il ruolo della Russia di semplice fornitore di materie prime e minerali è ben definito: fornitore di petrolio, gas e altre materie prime e importatore di beni di consumo. Su questa base produttiva opera la sovrastruttura finanziario-speculativa del capitale, che ci lega ancor di più al mercato mondiale. E queste persone dovrebbero entrare seriamente in conflitto con i centri imperialistici?

Il regime di Putin è un regime bonapartista non classico. È un destreggiarsi tra differenti gruppi borghesi, tra borghesi e lavoratori, tra centri imperialistici e “capitale nazionale”, tra i sentimenti sovietici e liberali presenti nella società. Questa politica ha rafforzato la struttura poliziesca. Ha preso forma un’ideologia statale in cui i principi di progresso e democrazia si coniugano con nazionalismo e clericalismo. Questa è la realizzazione dell’idea di un arbitro supremo che sovrasta partiti e classi e dispone di un capitale morale per unire la nazione. Penso che con questa politica ci saranno solo due vie di uscita: o il regime si evolve verso il fascismo, oppure sarà cacciato da una rivoluzione anti-oligarchica e democratica.

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