Torino: il 1° Maggio di Fronte Popolare per il riscatto del lavoro (Video)

Cresce la disoccupazione e la popolazione occupata è sempre più precaria in un Paese dove sono stati cancellati i diritti conquistati dopo lunghe lotte negli anni ’60 e ’70 che avevano solo il fine di applicare i principi della Costituzione. Italia Repubblica fondata sul lavoro, e ancora, salario dignitoso, libertà di espressione, la rimozione di ogni ostacolo economico e sociale che impedisce la piena realizzazione dell’individuo e la pari dignità. Principi che senza la volontà politica non diverranno mai concreti e che la classe dirigente parlamentare e sindacale ha spazzato via negli ultimi 25 anni. L’una con le leggi sul lavoro come la Legge 30 di Berlusconi che ha introdotto oltre 40 forme di contratti precari, o come il c.d. Jobs Act di Renzi che ha reso precario anche il contratto a Tempo Indeterminato. Gli altri, i sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) accettando di firmare ogni accordo regressivo (vedi Allegato al Lavoro sino all’Acccordo sulla rappresentanza) senza sentire i diretti interessati, i lavoratori. Hanno concesso l’apertura domenicale nei contratti del commercio per poi chiedere ai loro iscritti di scioperare per partecipare al 25 aprile o al 1 maggio se esso cade di domenica. Ipocrisia istituzionale che ha reso via via i lavoratori più poveri e più schiavi dei loro padroni che possono decidere sui loro permessi o su come disporre le ore del turno. Il clima che si respira nei luoghi di lavoro e fuori è sempre più repressivo e a Torino se ne ha una rappresentazione ogni anno con il blocco del corteo sociale da parte della polizia e con le cariche se si prova ad avanzare. Un rito che si consuma da anni alla faccia della libertà di manifestare e della democrazia tanto sbandierata in questo Paese. Serve rialzare la testa. Serve la partecipazione dei lavoratori sempre più proletari, spesso senza esserne coscienti. Proletari nelle condizioni di vita e di lavoro, benché impiegati o liberi professionisti. Urge una presa di coscienza di tutta la popolazione lavoratrice, perché solo da essa potrà partire il riscatto per cambiare l’ordine delle cose esistente. Nessuno salverà i popoli se non loro stessi.

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