Lo scorso 26 giugno sono stati presentati dalla Commissione Europea i nomi degli atenei partecipanti a un nuovo progetto pilota di “università europee”, che prenderà in considerazione 114 università, 12 italiane. L’Unione Europea ha deciso di finanziare con 85 milioni di euro per i prossimi tre anni questo gruppo di università, per migliorare la mobilità degli studenti tra loro e in definitiva sviluppare una collaborazione strutturata che porti alla creazione di Enti unici rilascianti un titolo di studio europeo. Nello specifico, l’auspicio delle istituzioni UE è di raggiungere la metà degli studenti mobilitati entro il 2024.
Cosa si cela dietro alla ormai nota, apparentemente rassicurante facciata dei progetti europei per l’istruzione? In primo luogo va fatta una più amplia riflessione su cosa si intenda per titoli di studio europei, quando gli squilibri tra paesi UE sono abissali, insanabili e come minimo ignorati, quando non volutamente acuiti, dai governi di ogni colore che si sono succeduti negli ultimi vent’anni. Come pensare di istituire una laurea comune a tutti gli studenti d’Europa se l’Italia conta un numero di laureati molto inferiore in relazione alla popolazione totale (circa il 20%) rispetto per fare solo due esempi a Francia (circa il 30%) e Germania (la migliore, con il 40% circa di laureati)? Attualmente siamo sopra solo alla Romania. Come pensare che ci sia una unità europea nell’istruzione se un ricercatore in Italia guadagna mediamente 800 euro in meno di un qualsiasi suo altro collega europeo, con la conseguenza della ormai atavica “fuga di cervelli”? Infine, come confidare nel fatto che il governo italiano sia in grado e disposto a tutelare il sistema scolastico e universitario nazionale nel quadro europeo, dopo aver tagliato poche settimane fa 100 milioni di euro all’Università e alla Ricerca e proposto di tagliare tra i 3 e i 4 miliardi (!) di euro alla Scuola per il 2020-21?
La realtà come sempre è fatta di privatizzazioni ed elitismo: il progetto delle università europee, chiamato EU4+, infatti, coinvolgerà i grandi privati, come già accade all’interno dei Consigli di Amministrazione delle singole università. Ulteriormente, il progetto in Italia è stato esteso solo a un numero limitato di università, delle quali solo due del Sud (Cagliari e Palermo): una ennesima pugnalata all’istruzione in sud Italia, martoriata e ancora di più desertificata. Una pugnalata anche a tutte quelle università pubbliche, non solo italiane ma di tutti i paesi europei, che non essendo abbastanza grandi o “prestigiose” non hanno avuto accesso a questa alleanza e quindi a 5 milioni di euro ciascuna. Le disuguaglianze tra atenei e tra paesi, invece di essere appianate come a parole si propone il progetto europeo, si amplificano, avvicinandoci sempre più a un sistema simile a quello anglosassone, dove piccoli gruppi di università d’élite (la cosiddetta “Ivy League”) danno la possibilità di accedere a un livello di istruzione altissimo, con proibitivi costi per la maggior parte degli studenti. Invitiamo ad approfondire questo tema leggendo la spiegazione di cosa siano i prestiti d’onore e di come siano stati mutuati in modo strisciante dal sistema anglosassone a quello italiano (https://www.lacittafutura.it/interni/come-arricchirsi-sulla-pelle-degli-studenti-i-prestiti-di-onore).
La posizione di Fronte Popolare sul tema non può essere quindi che di completa opposizione a un consorzio di poche università “europee”, distruttore del sistema universitario autonomo di ogni singolo paese e utile solo a chi vuole disgregare invece che unire, per proseguire il progetto europeo di privatizzazione completa del sistema di istruzione di ogni singolo stato, nell’ottica della regionalizzazione del continente.
Ribadendo ancora una volta come la nostra prospettiva strategica sia quella della lotta per la rottura con il polo imperialista rappresentato dall’UE, le cui dinamiche interne sono anche nel settore dell’istruzione improntate alle logiche neoliberiste e a fornire una cornice organizzativa, politica e istituzionale, al processo di concentrazione del capitale su scala continentale e all’emersione di una “Europa potenza” imperialista minacciosa tanto per i popoli del nostro continente quanto per quelli del mondo intero, esprimiamo il nostro appoggio e la nostra volontà di cooperare con tutte le realtà studentesche progressiste che, anche su posizioni strategiche diverse dalla nostra, portano oggi avanti la battaglia contro l’elitismo, il classismo e l’asservimento alle logiche del mercato che ispirano le politiche dell’UE in materia di scuola e università.