È ufficiale: con 461 voti a favore, 157 contrari e 89 astenuti, la Commissione Europea guidata dall’ex ministra della guerra di Angela Merkel, Ursula von der Leyen, ha ricevuto il voto favorevole dell’Europarlamento ed è ora ufficialmente in carica. Il Quarto Reich ha la sua Kaiserin.
L’esecutivo a guida tedesca, il primo dai tempi di Walter Hallstein, ha la missione dichiarata di portare a compimento l’emersione della superpotenza imperialista europea, consolidare i suoi equilibri economici e produttivi interni, far progredire il disegno egemonico nella definizione della fisionomia dei mercati globali (di cui sono espressione i trattati di libero commercio come il CETA e quello con il Mercosur) e contrastare i tentativi di disgregazione della “costruzione europea” orditi da Trump e Bannon. In questo senso, le parole con cui von der Leyen si presenta sulle reti sociali non potrebbero essere più esplicite: «Il mondo ha bisogno di più Europa».
Con la nuova Commissione, il cambio di passo di un’Europa che si vuole capace di contendere il primato mondiale a USA e Cina a tutti i livelli diventa evidente, così come evidente è il ruolo che la Germania, e insieme a essa – ma in posizione subordinata – la Francia, intendono giocare. Nel dibattito interno tedesco, la questione non può essere più chiara. Per riprendere le parole di Wolfgang Schäuble: «Per quanto riguarda noi tedeschi, noi facciamo politica europea, non politica tedesca».
Quale destino venga riservato all’Italia in seno all’Europa potenza è sotto gli occhi di tutti: una riserva di manodopera a basso costo, condannata al tracollo economico, sociale e produttivo, con un nord inserito nelle dinamiche centro-europee e sempre meno organico e solidale rispetto al resto del paese. Un destino che è già presente e di cui l’autonomia differenziata fornisce un’eloquente rappresentazione. Salvare e rinnovare l’Italia vuol dire battersi contro tutto questo!
È dunque tempo, per la sinistra di classe italiana, di cominciare sul serio a fare a sua volta una «politica europea»: una politica di lotta senza quartiere contro l’Unione Europea degli sfruttatori, degli affaristi e del tentativo di costruire un unico complesso militare-industriale, che sappia costruire alleanze continentali e forme di unità sovranazionali per coordinare e condurre le lotte su una scala nuova. Una politica che superi gli strumenti sovranazionali di cui fino a ora la sinistra politica e sindacale si è servita all’interno dell’UE e che sono visibilmente subalterni alle istituzioni di Bruxelles, per abbracciare tutto il continente, l’area mediterranea e costruire relazioni concrete ed efficaci di coordinamento con chi lotta per la giustizia sociale, razziale e di genere in tutto l’occidente e nelle aree del mondo in cui l’imperialismo europeo si fa sentire con violenza.
Gli arraffoni, gli sfruttatori e i privilegiati di questo continente hanno un disegno strategico di ampio respiro per imporre ancora una volta il loro potere alla maggioranza costituita dalla gente che vive del proprio lavoro. Quella strategia si chiama “costruzione europea”. È ora di contrapporre loro una strategia dal respiro ancora più ampio, capace di sconfiggerli. Il suo nome lo conosciamo da sempre: internazionalismo!