Dichiarazione della Segreteria Centrale di Fronte Popolare
In seguito all’accelerazione subita dalla rottura in seno al governo pentaleghista nelle scorse ore, la Lega ha depositato al Senato una mozione di sfiducia individuale contro il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La crisi del governo Lega-M5S è ufficialmente aperta.
L’impressione è che questa crisi, la più anomala dai tempi della caduta del governo Berlusconi (2011) cui seguì l’avvento di Monti, abbia a che vedere con qualcosa di più profondo e più complesso che la volontà di capitalizzare il consenso che i sondaggi assegnano alla Lega, apertamente denunciata da Conte durante la comunicazione alla stampa di ieri sera.
Non può sfuggire che la rottura nel governo arriva nel quadro dello scontro sulla nomina del commissario europeo spettante all’Italia, come non può sfuggire che il punto d’inflessione sia stato il voto favorevole a Ursula von der Leyen da parte del M5S, che ha garantito l’elezione di quest’ultima alla guida della Commissione Europea. Lo stesso Salvini, nelle ultime ore, ha evocato questo elemento ripetutamente, di fatto ponendolo al centro della crisi di governo.
La crisi avviene in un quadro europeo e internazionale in febbrile movimento, a pochi giorni dall’avvento di Boris Johnson, uomo di Trump, a Downing Street con la promessa di una Brexit senza accordo con Bruxelles, cui viene offerto come unico sbocco quello di legare mani e piedi il Regno Unito agli USA.
Appena due giorni fa, dal New Mexico Steve Bannon, l’eminenza grigia dell’internazionale nera pilotata dall’amministrazione repubblicana di Washington, annunciava al Corriere della Sera l’imminente fine dell’avventura di governo pentaleghista. Un ordine impartito al “mini-Trump” di via Bellerio?
Ora nel mirino di Salvini c’è direttamente Conte, che negli ultimi mesi di fatto ha guidato la squadra di tecnici posizionati da Mattarella nel governo a garanzia della compatibilità europea delle politiche dell’esecutivo. È forse questo l’elemento maggiormente rivelatore della vera natura della crisi politica in atto: a decidersi in queste ore è la posizione che l’Italia dovrà avere nella ridefinizione profondissima dei rapporti di forza tra imperialismi che è in atto.
La crisi di queste ore è inedita nelle forme e, per quanto riguarda il modo in cui si evolverà la sua dimensione istituzionale, di difficilissima interpretazione. Molti sono gli scenari aperti. Qualunque sia l’esito, ci aspettano anni durissimi. Sia che si formi un governo tecnico per rinviare il voto al 2020 (quando si voterà anche negli USA), come evidentemente vorrebbero gli europeisti più coerenti, sia che si vada al voto già in ottobre, con una prevedibile vittoria della Lega, a pagare saranno le lavoratrici e i lavoratori del nostro paese. Gli stessi blocchi sociali sui quali si fonda il consenso dei principali partiti parlamentari appaiono friabili e soggetti a repentine frammentazioni e ricomposizioni: è la conseguenza di uno scontro fra imperialismi e, trasversalmente a essi, fra fazioni della borghesia, in una fase di trasformazioni che è di portata storica.
A fronte di tutto ciò, contribuire a definire una politica autonoma delle forze di progresso che parli agli interessi delle classi lavoratrici è un dovere per ogni organizzazione politica della sinistra di classe. Fronte Popolare, con la modestia delle sue forze, sta lottando per questo: l’appello per la creazione di un’alleanza per la trasformazione sociale e l’apertura del dialogo unitario con il Partito Comunista Italiano e La Città Futura sono stati i primi passi. Qualunque posizione che, in questo momento, miri ad accrescere la distanza tra le sensibilità autenticamente anticapitaliste, progressiste o di sinistra esistenti nel paese e in Europa, fa il gioco di entrambe le fazioni della borghesia in campo, contribuendo a regalare loro, una volta di più, il monopolio assoluto della scena politica.
Reagire subito, reagire uniti: questa è oggi la parola d’ordine necessaria per far fronte al momento storico e non subirlo.
Fronte Popolare è pronto, una volta di più, a impegnarsi e lottare per contribuire a garantire la possibilità che la voce degli interessi e dei bisogni delle classi lavoratrici del nostro paese non sia soffocata in un momento cruciale per tutte e tutti noi.